Papa Francesca inizia la sua catechesi parlando stavolta delle virtù teologali: «Oggi vorrei parlare della virtù della fede. Insieme con la carità e la speranza, questa virtù è detta “teologale”. Le virtù teologali sono tre: fede, speranza e carità. Perché sono teologali? Perché le si può vivere solo grazie al dono di Dio. Le tre virtù teologali sono i grandi doni che Dio fa alla nostra capacità morale. Senza di esse noi potremmo essere prudenti, giusti, forti e temperanti, ma non avremmo occhi che vedono anche nel buio, non avremmo un cuore che ama anche quando non è amato, non avremmo una speranza che osa contro ogni speranza. Che cos’è la fede? Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci spiega che la fede è l’atto con cui l’essere umano si abbandona liberamente a Dio. … Donna di fede sarà la Vergine Maria, la quale, ricevendo l’annuncio dell’Angelo, che molti avrebbero liquidato perché troppo impegnativo e rischioso, risponde: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38).
E con il cuore pieno di fede, con il cuore pieno di fiducia in Dio, Maria parte per una strada di cui non conosce né il tracciato né i pericoli. La fede è la virtù che fa il cristiano. Perché essere cristiani non è anzitutto accettare una cultura, con i valori che l’accompagnano, ma essere cristiano è accogliere e custodire un legame, un legame con Dio: io e Dio; la mia persona e il volto amabile di Gesù. Questo legame è quello che ci fa cristiani. … Certo, come dice l’Apostolo, la fede non è di tutti (cfr 2 Ts 3,2), e anche noi, che siamo credenti, spesso ci accorgiamo di averne solo una piccola scorta. Spesso Gesù ci può rimproverare, come fece coi suoi discepoli, di essere “uomini di poca fede”. Però è il dono più felice, l’unica virtù che ci è concesso di invidiare. Perché chi ha fede è abitato da una forza che non è solo umana; infatti, la fede “innesca” la grazia in noi e dischiude la mente al mistero di Dio. Come disse una volta Gesù: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Lc 17,6). Perciò anche noi, come i discepoli, gli ripetiamo: Signore, aumenta la nostra fede!».
È superfluo dire che un gigante come San Francesco d’Assisi sia stato un uomo rivestito di fede soprannaturale, eppure anche lui fu assalito da forti tentazioni che lo misero in crisi spirituale. “Francesco dimorava nel luogo della Porziuncola, fu assalito per il bene del suo spirito da una gravissima tentazione. Interiormente ed esteriormente ne era duramente turbato, tanto che alle volte sfuggiva la compagnia dei fratelli perché, sopraffatto da quella tortura, non riusciva a mostrarsi loro nella sua abituale serenità. Si mortificava, si asteneva dal cibo e dalla conversazione. Spesso si internava a pregare nella selva che si stendeva vicino alla chiesa, per dare liberamente sfogo all’angoscia e al pianto in presenza del Signore, affinché Dio, che può tutto, si degnasse d’inviargli dal cielo la sua medicina in quella così violenta tribolazione. E per oltre due anni fu tormentato giorno e notte dalla tentazione. Accadde che un giorno, mentre stava pregando nella chiesa di Santa Maria, gli fu detta in spirito quella parola del Vangelo: «Se tu avessi una fede grande come un granello di senape, e dicessi a quel monte di trasportarsi da quello a un altro posto, avverrebbe così. Francesco domandò: «E quale è quel monte?». Gli fu risposto: «Il monte è la tua tentazione». Rispose Francesco: «Allora, Signore, sia fatto a me secondo che hai detto». E all’istante fu liberato, così che gli parve di non avere mai sofferto quella tentazione (FF 1568)”.
Papa Francesco conclude invitando i fedeli ad invocare il dono della fede: «Signore, aumenta la nostra fede”. La diciamo insieme: [tutti] “Signore, aumenta la nostra fede”. Troppo debole, un po’ più forte: [tutti] “Signore, aumenta la nostra fede!”. Grazie».