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Visita al Battistero di s. Giovanni in Fonte

Martedì 21 maggio 2024, la prof.ssa Chiara Sanmorì, docente di Archeologia cristiana presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale Sezione s. Tommaso, ha guidato noi studenti di teologia al Battistero di s. Giovanni in Fonte.

Napoli ha un patrimonio culturale e artistico inestimabile. Il Battistero di s. Giovanni in Fonte è uno dei capolavori, unici al mondo, custoditi in città e che testimonia la fede dei primi cristiani.

Il Battistero si trova nel Duomo di Napoli e vi si accede entrando dalla terza cappella sulla sinistra, ossia dalla Basilica di s. Restituta, dove sono custodite le reliquie della santa. È considerato il più antico battistero paleocristiano d’occidente. Costruito grazie alla benevolenza del vescovo Severo (fine IV-inizi V secolo), amico di s. Ambrogio di Milano, nel battistero veniva amministrata la grazia del Battesimo.

Il termine latino di “battesimo” deriva dal greco “baptisma” che indica l’immersione o la sepoltura. Il Rito del battesimo, infatti, è una vera e propria rinascita in chiave spirituale: «…siamo dunque stati sepolti insieme a Lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.» (s. Paolo)

Lungo la parete ovest vi sono due archi, ora chiusi. Il catecumeno, cioè colui (o colei) che si era preparato ed era stato preparato a ricevere il battesimo, istruito dunque nelle verità di fede, compiva un itinerario: usciva da una porta; si immergeva nell’acqua corrente; veniva compiuto il rito con la formula comandata da Gesù “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”; innalzava lo sguardo. Poteva così contemplare un mosaico molto bello. Al centro della cupola c’è il Monogramma cristologico con le due lettere ai lati l’alfa e l’omega; ed è raffigurata la mano del Padre nel gesto di conferire la Corona della vittoria. Scrive la prof. Sanmorì in un suo articolo: «Come in una sorta di visione teofanica, (…), il battezzando, immerso nell’acqua del fonte, levando gli occhi in alto poteva vedere “i cieli aprirsi” e contemplare la gloria del Cristo»[1]. Il battezzato infine usciva dal fonte e rientrava in basilica dall’altra porta. Il Battistero di s. Giovanni in Fonte è stato ed è dunque sede di una liturgia molto densa di simboli e di significati.

Il Sacramento del battesimo tutt’oggi segna il cristiano con il sigillo spirituale indelebile della sua appartenenza a Cristo. Nessun peccato può cancellare questo sigillo, sebbene il peccato purtroppo impedisca al battesimo di portare frutti di salvezza. È per continuare a ricevere grazia – alimentante e fortificante quella già ricevuta da piccoli – che attingiamo ai sacramenti scaturiti dal fianco squarciato di Gesù crocifisso e grazie ai quali incontriamo Cristo Risorto. «Negli atti di Cristo come nelle sue parole si rilevano i principi che guidano la sua azione, i giudizi di valore che determinano il suo atteggiamento e comandano le sue reazioni. È questo che noi dobbiamo fare nostro, incorporare progressivamente alla sostanza del nostro essere.”[2] È accogliendo così tanta grazia che ci stringiamo a Gesù Cristo, Sposo della Chiesa sposa, e ci conformiamo a Lui per diventare buoni cristiani, cristiani veri.

di Angela Di Scala


[1] CHIARA SANMORI’, I MOSAICI DEL BATTISTERO PALEOCRISTIANO DI NAPOLI, Una proposta di lettura.

[2] IGNAZIO SCHINELLA, PENTECOSTE SINAI DELLA NUOVA ALLEANZA, editoriale progetto 2000, Cosenza.

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