A conclusione del ciclo delle virtù, Papa Francesco ha voluto includere nella sua ultima catechesi su questo argomento anche la virtù dell’umiltà che non fa parte né delle virtù cardinali né di quelle teologali: «Essa è la grande antagonista del più mortale tra i vizi, vale a dire la superbia. Mentre l’orgoglio e la superbia gonfiano il cuore umano, facendoci apparire più di quello che siamo, l’umiltà riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti. La Bibbia dall’inizio ci ricorda che siamo polvere e in polvere ritorneremo (cfr Gen 3,19), “Umile” infatti deriva da humus, cioè terra. Eppure nel cuore umano sorgono spesso deliri di onnipotenza, tanto pericolosi, e questo ci fa tanto male. … Beate le persone che custodiscono in cuore questa percezione della propria piccolezza! Queste persone sono preservate da un vizio brutto: l’arroganza. Nelle sue Beatitudini, Gesù parte proprio da loro: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3).
È la prima Beatitudine perché sta alla base di quelle che seguono: infatti la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore nascono da quel senso interiore di piccolezza. L’umiltà è la porta d’ingresso di tutte le virtù. Nelle prime pagine dei Vangeli, l’umiltà e la povertà di spirito paiono essere la fonte di tutto. L’annuncio dell’angelo non avviene alle porte di Gerusalemme, ma in uno sperduto paesino di Galilea, talmente insignificante che la gente diceva: «Da Nazaret può venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46). Ma è proprio da lì che il mondo rinasce. L’eroina prescelta non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta: Maria. La prima ad essere stupita è lei stessa, quando l’angelo le porta l’annuncio di Dio. E nel suo cantico di lode, risalta proprio questo stupore: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva» (Lc 1,46-48). Dio – per così dire – è attratto dalla piccolezza di Maria, che è soprattutto una piccolezza interiore. Ed è attratto anche dalla nostra piccolezza, quando noi la accettiamo. In un mondo che è una rincorsa ad apparire, a dimostrarsi superiori agli altri, Maria cammina decisamente, con la sola forza della grazia di Dio, in direzione contraria. Possiamo immaginare che anche lei abbia conosciuto momenti difficili, giorni in cui la sua fede avanzava nell’oscurità. Ma questo non ha mai fatto vacillare la sua umiltà, che in Maria è stata una virtù granitica».
“Fedele servo e imitatore perfetto di Cristo, Francesco, sentendosi completamente trasformato in Cristo per virtù della santa umiltà, desiderava nei suoi fratelli l’umiltà sopra tutte le altre virtù, e li incoraggiava senza sosta e affettuosamente, con le parole e l’esempio, ad amare questa grazia, desiderarla, acquistarla e conservarla. Ammoniva specialmente i ministri e i predicatori, inducendoli a dedicarsi a opere di umiltà. Soggiungeva che, a causa delle cariche di governo e gli impegni di predicazione, non dovevano trascurare la santa devota orazione né omettere di andare all’elemosina, né di dedicarsi al lavoro manuale e compiere altri servizi, come tutti gli altri frati, per il buon esempio e il profitto delle anime proprie e altrui. Diceva: «Molto sono edificati i frati sudditi, quando i loro ministri e predicatori si dedicano all’orazione e si danno di buona voglia a servizi umili e bassi. Altrimenti non possono, senza vergogna e pregiudizio e condanna, ammonire intorno a queste cose gli altri fratelli. Bisogna, secondo l’esempio del Signore, prima fare e poi insegnare, o meglio fare e insegnare nello stesso tempo». Il beato Francesco convocò una volta molti frati e disse loro: «Ho pregato il Signore che si degnasse mostrarmi quando sono servo di lui e quando no. Poiché niente altro vorrei, che essere suo servo. Il Signore benignissimo mi rispose: –Potrai conoscere che sei veramente mio servo, quando tu pensi, dici e fai cose sante!–. Perciò ho chiamato voi, fratelli, e vi ho rivelato questo per potere vergognarmi davanti a voi, allorché mi vedrete mancare in una o tutte queste cose» (FF 1768).
Papa Francesco conclude: «Fratelli e sorelle, l’umiltà è tutto. È ciò che ci salva dal Maligno, e dal pericolo di diventare suoi complici. E l’umiltà è la fonte della pace nel mondo e nella Chiesa. Dove non c’è umiltà c’è guerra, c’è discordia, c’è divisione. Dio ce ne ha dato l’esempio in Gesù e in Maria, perché sia la nostra salvezza e la nostra felicità. E l’umiltà è proprio la via, il cammino alla salvezza. Grazie!»