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Come prevenire Meta dall’addestrare la propria IA con i tuoi dati

Come sfruttare un’opportunità concessa dal Garante della Privacy Europeo per proteggere i propri dati personali dall’addestramento dell’intelligenza artificiale sviluppata da Meta

Come scritto nelle scorse settimane le grandi tech-company come Google, Microsoft, Adobe e molte altre, stanno investendo i loro patrimoni nello sviluppo delle intelligenze artificiali.

Tra queste si è affacciata anche Meta, l’azienda proprietaria dei social networks Facebook e Instagram, che potrebbe avere un vantaggio competitivo rispetto alle altre, grazie proprio alla enorme quantità di dati a cui ha accesso.

In Europa e nel Regno Unito, l’azienda ha deciso di ricorrere all’interesse legittimo per sviluppare la sua tecnologia, rinunciando quindi a richiedere il consenso esplicito degli utenti. Questa azione e parte delle funzionalità di IA di Meta partiranno il 26 giugno prossimo.

Come si può immaginare questa mossa ha sollevato molti dubbi e critiche da parte degli operatori della privacy, tra cui il gruppo Noyb che ha già mosso i primi passi per limitare l’iniziativa di Meta. Infatti, l’interesse legittimo che proclama Meta è in contrasto con il GDPR, il regolamento generale per la privacy europeo.

Quali sono i dati che può utilizzare Meta?

L’azienda scrive, nella pagina della nuova informativa privacy, di usare “dati pubblicamente disponibili online e informazioni concesse in licenza”. Usa anche “le informazioni condivise nei Prodotti e servizi di Meta, ad esempio post, foto e relative didascalie”. In poche parole, tutto ciò che viene condiviso pubblicamente sulle piattaforme, incrociato con quello che può essere trovato pubblicamente sulla rete.

In pratica una foto in cui sono taggato pubblicata su Facebook, può essere utilizzata dall’IA per trovare il mio sito personale, dove sono trascritti i miei contatti e altri riferimenti, creando così un’informazione completa del mio profilo.

Perché desta preoccupazione l’IA di Meta

A differenza degli altri sviluppatori di IA, mancano spiegazioni dettagliate su come i dati vengano utilizzati per l’IA e quali modelli AI ne traggano beneficio. Non vengono specificati quali criteri sono adottati per determinare se un utente o le sue informazioni “appaiano” nei contenuti condivisi da altri.

A questo bisogna aggiungere che l’opposizione all’utilizzo dei dati per l’IA non sembrerebbe garantire la loro completa cancellazione dai sistemi di Meta. L’azienda, infatti, potrebbe comunque elaborare i dati per altri scopi, anche qualora l’utente non utilizzi i suoi prodotti o servizi.

Sorgono preoccupazioni anche riguardo alla potenziale discriminazione algoritmica, quando nei sistemi di IA alcuni errori sistematici e ripetibili distorcono l’elaborazione dei risultati generando risultati discriminatori.

Meta non specifica quali misure di sicurezza siano adottate per proteggere i dati utilizzati per l’IA da accessi non autorizzati o abusi ed infine, non fornisce un meccanismo agevole e chiaro per gli utenti di contestare l’utilizzo dei propri dati per l’IA o per richiedere la loro correzione oltre che la cancellazione.

Ciononostante, Meta dichiara che la sua raccolta dati è pari a Google e Microsoft, affermando che senza questa possibilità i suoi modelli di IA non sarebbero efficienti per gli utenti.

Il 26 giugno si sta avvicinando e vedremo nei prossimi giorni il risultato dei gruppi di lavoro sulla privacy dell’Unione Europea.

Se non abbiamo piacere che l’intelligenza artificiale di Meta usi le nostre foto, post, video (o altri dati pubblici) per migliorarsi, facciamo attenzione. In questi giorni sta arrivando una mail a tutti gli utenti, in cui si accenna a questa nuova attività; pertanto, leggiamo attentamente come esercitare il nostro diritto alla privacy.

Se non hai ancora ricevuto la mail da parte di Facebook e vuoi approfondire la dichiarazione di Meta sull’IA generativa puoi seguire il link https://www.facebook.com/privacy/genai, dove sono anche riportati i link da seguire per compilare il modulo di opposizione.

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