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Una fede incarnata nella storia

Omelia del Vescovo Carlo nella celebrazione in occasione dell’incoronazione della statua della Madonna del Buon Consiglio

Natività di San Giovanni Battista, Messa Vespertina della Vigilia in Casamicciola, Ger 1,4-10; 1Pt 1,8-12; Lc, 57-66.8

Nei Primi Vespri per la festa della Natività di san Giovanni Battista, il 23 giugno scorso, il popolo dei fedeli di Casamicciola si è raccolto nello spazio antistante la chiesa Santa Maria del Buon Consiglio per la celebrazione presieduta da Mons. Villano, per l’incoronazione della effige della Madonna del Buon Consiglio, alla presenza del parroco don Gino Ballirano, che in quella data celebrava il diciannovesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Nelle parole di don Gino, che ha aperto la celebrazione ringraziando il vescovo per la sua presenza e per aver accettato di incoronare la statua della Madonna, la fede dei casamicciolesi per la dolce e amata effige si è intrecciata con la storia di un territorio martoriato da sempre da catastrofi naturali che hanno portato morte e distruzione, eventi che tuttavia non hanno intaccato la fede degli abitanti di un territorio che ha imparato a rialzarsi sempre, affidandosi al Signore e alla Madonna: “Questa immagine è particolarmente cara ai casamicciolesi, ma anche a tanti studenti isolani che prima di andare a scuola si soffermano in chiesa per un breve saluto, certi di trovare una guida sicura, ed era molto cara al venerabile parroco don Giuseppe Morgera, che, prima da cappellano e poi da parroco, a lei si è rivolto per ricevere forza nel pascere il gregge di Cristo dopo il grande terremoto del 1883. Sempre l’ho immaginato fissare con gli occhi questa tenera madre e soffermarsi con lei in dolce colloquio. Anche io l’ho fatto molte volte e ne ho ricavato serenità e pace”.

La chiesa che custodisce l’immagine della Madonna è anche nota come ‘Chiesa dei marinai’, essa infatti fu costruita dopo che nel 1819 “un gruppo di padroni marittimi di Casamicciola”, – i cui nomi sono scolpiti in una lapide entrando a destra nella chiesa – si costituirono innanzi al Notaio Ignazio Monti, dopo aver acquistato il terreno, per costruire un luogo di culto dedicato alla Madonna del Buon consiglio e a san Giovanni Battista. Quest’anno la Chiesa di Casamicciola festeggia anche il bicentenario della fondazione del Pio Sodalizio dei Marinai, un ponte tra passato e presente che si radica nella fede e si proietta nel futuro, nella speranza della ricostruzione, come ha ricordato don Gino.

L’omelia del Vescovo

Anche il Vescovo nell’omelia ha voluto sottolineare lo stretto legame tra storia e fede che è presente nel territorio e nella Chiesa di Casamicciola. Il rito dell’incoronazione – ha spiegato – affonda le sue radici in una antica usanza, che risale ai primi anni di formazione della Chiesa, quando si cominciò ad adornare il capo delle immagini della Vergine Maria con diademi di oro e pietre preziose, a sottolineare la regalità di Maria. Il legame storico, la fede e la devozione che attraversano i secoli, non devono tuttavia farci dimenticare – ha sottolineato – il vero significato del rito, in particolare quello dell’incoronazione. Se il rito consente di impreziosire una effige, riconoscere e ammirare la regalità di Maria, esso assume per il cristiano un significato specifico, una “assunzione di responsabilità”:

«Vorrei che per davvero questo nostro essere qui stasera fosse non solo per partecipare ad un rito, ma una vera assunzione di responsabilità di fronte a quello che abbiamo chiesto. Vorrei che fossero nostre le parole che abbiamo ascoltato nella Seconda Lettura, un brano tratto dalla Prima Lettera dell’apostolo Pietro che iniziano con queste parole: “Carissimi fratelli, voi amate Gesù Cristo senza averlo visto e senza vederlo credete in lui”».

In poche parole è necessario che attraverso le immagini e i riti impariamo ad essere più vicini al modello che Cristo ci ha proposto e che impariamo a lasciar trasparire attraverso le nostre vite il nostro rapporto con Gesù. Si tratta di un impegno notevole, che ci porta ad avvicinarci al modello di Maria, che senza esitazione ha detto il suo “Eccomi!” al Signore, trasformando la propria vita in un capolavoro. A conferma di quanto sia importante conformare le nostre vite secondo la Parola di Dio, il Vangelo della festa della Natività del Battista propone un brano dell’Evangelista Luca, nel quale Zaccaria, avendo ricevuto l’annuncio dell’angelo che lui e la moglie Elisabetta, nonostante l’età avanzata, avrebbero concepito un figlio, esita a credere a tale possibilità e viene per questo ridotto al silenzio fino alla nascita del bambino. Questo silenzio però – ha detto il Vescovo – non va inteso come una punizione, ma come un dono:

«Questo silenzio non è una punizione, ma il tempo che il Signore gli dona per poter contemplare la sua parola, perché la potesse comprendere meglio. È un tempo, quello che viene dato a Zaccaria, che è tempo donato, nel quale Zaccaria è invitato a comprendere la presenza di Dio nella sua vita. Egli viene invitato a comprendere come il Signore possa rendersi presente nella sua storia».

Anche il rito dell’incoronazione deve quindi essere segno della incarnazione di Dio nelle nostre vite e deve essere spunto di riflessione, per imparare a riconoscere subito la presenza di Dio, così come succede nella vita del Battista. Il Vescovo ha ricordato come Giovanni avesse riconosciuto la presenza del Signore quando entrambi, lui e Gesù, erano ancora nei rispettivi grembi materni.  L’evangelista Luca ci riporta le parole di Elisabetta, che visitata da Maria, sente il bambino che “sussultava nel suo grembo”. Sussultare è il verbo che nell’Antico Testamento serve a descrive la gioia del popolo di Israele alla presenza del Signore nell’Arca dell’Alleanza. Gesù non era ancora nato, ma Giovanni già lo riconosce, così come farà per tutta la sua vita

«Giovanni riconosce il Signore ancor prima di nascere e continuerà a riconoscerlo per tutta la sua vita. Tutta la vita di Giovanni sarà un sussultare di gioia, un riconoscere Gesù come suo Signore, come il Messia atteso da Israele».

Il Vescovo ha poi concluso l’omelia con l’auspicio che anche noi, come Maria e come Giovanni Battista possiamo riconoscere e annunciare Cristo nelle nostre vite

«Credo che l’incoronazione di Maria oggi ci dica tutto questo. Un impegno ad essere testimoni della nostra fede, l’impegno, come Maria, a contemplare Gesù nel nostro cuore, per cercare di comprendere la nostra vocazione all’interno di questa storia della salvezza, nel grande progetto che Dio ha per ciascuno di noi».

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