Con il progredire dell’intelligenza artificiale, si apre sempre più il dibattito tra sostenitori e contrari. In Italia viene pubblicato il Rapporto Aspen sullo stato dell’arte dell’IA.
Dopo circa due anni dalla diffusione di massa dell’IA, ogni aspetto nell’utilizzo di questa tecnologia è stato discusso tra i tecnofili e i tecnofobi. Eppure, il dibattito tra chi sostiene solo le positività e chi invece le negatività, spesso non fa emergere le reali opportunità di questa tecnologia che lentamente pervade le nostre vite.
Facciamo un esempio tutto italiano
Secondo quanto letto in articolo sulla pubblica amministrazione in Italia su lavoce.it, il pubblico impiego non sarebbe più così attraente tra i giovani, nonostante i molti concorsi pubblici indetti. Per 100 posizioni a tempo indeterminato lasciate scoperte per l’uscita di dipendenti pubblici, ne vengono ricoperte con nuovi ingressi solo 72, creando così un vuoto in alcune posizioni.
Uno degli aspetti decisivi della minore attrattività del pubblico impiego è sicuramente il livello salariale, che non permette di attirare o trattenere talenti offrendo condizioni migliori di quelle che potrebbero ottenere nel privato.
Alla luce di questo, l’intelligenza artificiale può essere utile introducendo nuove procedure, e contribuendo all’efficienza lavorativa di persone che devono sobbarcarsi anche il lavoro di quelle posizioni vacanti.
In questo contesto l’IA interverrebbe in un ambiente dove è necessario portare avanti il lavoro in tempi ragionevoli, ma senza sostituire di fatto personale.
Il Rapporto Aspen
Il Rapporto annuale sull’Intelligenza Artificiale, redatto dall’Osservatorio Permanente sull’Adozione e l’Integrazione della Intelligenza Artificiale arriva in un momento di rapida evoluzione della tecnologia e ne analizza gli aspetti socioeconomici, proponendo nuove soluzioni che tengano conto degli aspetti etici.
“Negli ultimi anni l’IA ha fatto passi da gigante e ha rivoluzionato il modo in cui interagiamo con le macchine, e questo ha importanti riflessi su formazione ed educazione”, ha osservato il segretario generale dell’istituto Aspen, Angelo Maria Petroni. “L’Italia è un Paese ricco di talenti e competenze, ma vanno colmate delle lacune. L’intelligenza artificiale offre l’opportunità di trasformare il nostro mondo in un modo prima impensabile, ma per riuscire in questo servono un impegno congiunto e un dialogo costruttivo”.
Difatti il rapporto mette in luce i dati sugli impatti sociali dell’IA, considerando le differenze tra i vari strati della popolazione e le disparità di cultura d’impresa e competenza digitale a livello internazionale.
In un mondo sempre più dominato dall’intelligenza artificiale e dalle tecnologie digitali, la costruzione di una solida cultura digitale e innovativa è diventata una necessità impellente per individui, aziende, enti e società nel suo complesso.
Perché è importante
Quindi non si tratta più di essere a favore o contrari alla tecnologia, ma avere la capacità di adattarsi e prosperare nell’era digitale, fondamentale per il successo in tutti i settori. Un ente o un’azienda con una cultura digitale forte sarà in grado di sfruttare al meglio le nuove tecnologie per migliorare l’efficienza e la produttività, e comprenderne anche i limiti.
L’accesso alle tecnologie digitali e alle competenze digitali non è ancora equamente distribuito sul territorio nazionale. Una capillare diffusione da nord a sud del digitale può contribuire a colmare questo divario garantendo che tutti abbiano la possibilità di acquisire le competenze di cui hanno bisogno per prosperare nel mondo digitale.
Le tecnologie digitali hanno il potenziale per risolvere alcune delle sfide più grandi del mondo, come il cambiamento climatico, la povertà e le malattie. Eppure, per realizzare questo potenziale, è necessario che tutti vi possano accedere in modo responsabile ed etico.
Conclusioni del rapporto
Il rapporto suggerisce la creazione di un centro europeo per l’intelligenza artificiale, simile al CERN per la fisica delle particelle. Obiettivo del centro è concentrarsi sulla ricerca avanzata, sviluppare degli standard etici e tecnologici, formare figure professionali con spiccate capacità nell’IA.
Inoltre, promuovere la cultura digitale a ogni livello per mantenere la forza lavoro impiegabile e mitigare i rischi della rivoluzione tecnologica.
In definitiva ci sono buone possibilità che l’IA ci migliorerà sensibilmente la vita, ma a volerlo dobbiamo essere soprattutto noi individui, in piena autonomia e consapevoli della grande opportunità che abbiamo.
Per approfondire l’argomento, puoi leggere a questo link.