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Donare per moltiplicare amore

Papa Francesco ha così commentato il Vangelo di domenica scorsa: «Oggi il Vangelo della Liturgia ci parla del miracolo dei pani e dei pesci (cfr Gv 6,1-15). Un miracolo, cioè un “segno”, i cui protagonisti compiono tre gesti che Gesù tornerà a ripetere nell’ultima cena. Quali sono questi gesti? Offrirerendere grazie e condividere. Primo: offrire. Il Vangelo parla di un ragazzo che ha cinque pani e due pesci (cfr Gv 6,9). È il gesto con cui riconosciamo di avere qualcosa di buono da dare, e diciamo il nostro “sì”, anche se ciò che abbiamo è troppo poco rispetto alle necessità. Questo viene sottolineato, nella Messa, quando il sacerdote offre sull’altare il pane e il vino, e ciascuno offre sé stesso, la propria vita. È un gesto che può sembrare poca cosa, se pensiamo agli immensi bisogni dell’umanità, proprio come i cinque pani e i due pesci di fronte a una folla di migliaia di persone; ma Dio ne fa la materia per il miracolo più grande che esista: quello in cui Lui stesso, Lui stesso!, si rende presente in mezzo a noi, per la salvezza del mondo. E così si comprende il secondo gesto: rendere grazie (cfr Gv 6,11).

Il primo gesto è offrire, il secondo è rendere grazie. Dire cioè al Signore con umiltà, ma anche con gioia: “Tutto quello che ho è dono tuo, Signore, e per ringraziarti io posso solo ridarti quello che Tu per primo mi hai donato, assieme al tuo Figlio Gesù Cristo, aggiungendovi quello che posso”. Ognuno di noi può aggiungere qualche cosina. Cosa posso dare al Signore? Il piccolo cosa può dare? Il povero amore. Dire: “Signore, ti amo”. Noi poveracci: l’amore nostro è così piccolo! Ma possiamo darlo al Signore, il Signore lo accoglie. Offrire, rendere grazie, e il terzo gesto è condividere. Nella Messa è la Comunione, quando insieme ci accostiamo all’altare per ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo: frutto del dono di tutti trasformato dal Signore in cibo per tutti. È un momento bellissimo, quello della Comunione, che ci insegna a vivere ogni gesto d’amore come dono di grazia, sia per chi dà sia per chi riceve».

Anche San Francesco d’Assisi si è reso protagonista di un miracolo di moltiplicazione del cibo per sfamare dei marinai che erano rimasti a corto di provviste. “A sei anni dalla sua conversione, infiammato dal desiderio del martirio, decise di passare il mare e recarsi nelle parti della Siria, per predicare la fede cristiana e la penitenza ai saraceni e agli altri infedeli. Ma la nave su cui si era imbarcato, per raggiungere quel paese, fu costretta dai venti contrari a sbarcare dalle parti della Schiavonia. Vi rimase per qualche tempo: ma poi, non riuscendo a trovare una nave che andasse nei paesi d’oltremare, defraudato nel suo desiderio, pregò alcuni marinai diretti ad Ancona, di prenderlo con sé, per amor di Dio. Ne ebbe un netto rifiuto, perché non aveva il denaro necessario. Allora l’uomo di Dio, riponendo tutta la sua fiducia nella bontà del Signore, salì ugualmente, di nascosto, sulla nave, col suo compagno. Si presentò un tale — certo mandato da Dio in soccorso del suo poverello — portando con sé il vitto necessario. Chiamò uno dei marinai, che aveva timor di Dio, e gli parlò così: «Tutta questa roba tienila per i poveri frati che sono nascosti sulla nave: gliela darai, quando ne avranno bisogno».

Se non che capitò che, per la violenza del vento, i marinai, per moltissimi giorni, non poterono sbarcare e così consumarono tutte le provviste. Era rimasto solo il cibo offerto in elemosina, dall’alto, a Francesco poverello. Era molto scarso, in verità; ma la potenza divina lo moltiplicò, in modo tale che bastò per soddisfare pienamente la necessità di tutti, per tutti quei giorni di tempesta, finché poterono raggiungere il porto di Ancona. I marinai, vedendo che erano scampati molte volte alla morte, per i meriti del servo di Dio, resero grazie a Dio onnipotente, che si mostra sempre mirabile e amabile nei suoi amici e nei suoi servi. Ben a ragione, perché avevano provato da vicino gli spaventosi pericoli del mare e avevano visto le ammirabili opere di Dio nelle acque profonde” (FF 1170”. Papa Francesco conclude: «La Vergine Maria ci aiuti a vivere con fede ogni Celebrazione eucaristica, e a riconoscere e gustare ogni giorno i “miracoli” della grazia di Dio».

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