Prima dell’Angelus il Papa ha così commentato il Vangelo di domenica scorsa: «Oggi il Vangelo ci parla di Gesù, che afferma con semplicità: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51). Davanti alla folla, il Figlio di Dio si identifica con l’alimento più comune e quotidiano, il pane: “Io sono il pane”. Tra coloro che ascoltano, alcuni si mettono a discutere: come può Gesù darci da mangiare la propria carne? Anche noi oggi ci poniamo questa domanda, però con meraviglia e con gratitudine. Ecco due atteggiamenti sui quali riflettere: meraviglia e gratitudine, davanti al miracolo dell’Eucaristia. Primo: la meraviglia, perché le parole di Gesù ci sorprendono. Ma Gesù sempre ci sorprende, sempre.
Anche oggi, nella vita di ciascuno, Gesù sempre ci sorprende. Il pane dal cielo è un dono che eccede ogni aspettativa. Chi non coglie lo stile di Gesù resta sospettoso: sembra impossibile, addirittura disumano mangiare la carne di un altro. Carne e sangue, invece, sono l’umanità del Salvatore, la sua stessa vita offerta come nutrimento per la nostra. E questo ci porta al secondo atteggiamento: gratitudine – primo, meraviglia, adesso, gratitudine –, perché riconosciamo Gesù lì dove si fa presente per noi e con noi. Si fa pane per noi. “Chi mangia la mia carne rimane in me e io in lui”. Il Cristo, vero uomo, sa bene che bisogna mangiare per vivere. Ma sa anche che questo non basta. Dopo aver moltiplicato il pane terreno, Egli prepara un dono ancora maggiore: Lui stesso si fa vero cibo e vera bevanda. Grazie, Signore Gesù! Con il cuore possiamo dire: grazie, grazie. Il pane celeste, che viene dal Padre, è proprio il Figlio fatto carne per noi. Questo alimento ci è più che necessario, perché sazia la fame di speranza, fame di verità, fame di salvezza che tutti noi sentiamo non nello stomaco, ma nel cuore. L’Eucaristia ci è necessaria, a tutti».
San Francesco d’Assisi aveva una grandissima devozione verso la Santa Eucarestia, tanto da non sentirsi degno di diventare sacerdote ma si limitò ad essere diacono. “Ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere verso il sacramento del Corpo del Signore, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità. Riteneva grave segno di disprezzo non ascoltare ogni giorno la Messa, anche se unica, se il tempo lo permetteva. Si comunicava spesso e con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. Infatti, essendo colmo di reverenza per questo venerando sacramento, offriva il sacrificio dl tutte le sue membra, e, quando riceveva l’agnello immolato, immolava lo spirito in quel fuoco, che ardeva sempre sull’altare del suo cuore. Per questo amava la Francia, perché era devota del Corpo del Signore, e desiderava morire in essa per la venerazione che aveva dei sacri misteri. Un giorno volle mandare i frati per il mondo con pissidi preziose, perché riponessero in luogo il più degno possibile il prezzo della redenzione, ovunque lo vedessero conservato con poco decoro. Voleva che si dimostrasse grande rispetto alle mani del sacerdote, perché ad esse è stato conferito il divino potere di consacrare questo sacramento. «Se mi capitasse – diceva spesso – di incontrare insieme un santo che viene dal cielo ed un sacerdote poverello, saluterei prima il prete e correrei a baciargli le mani. Direi infatti: Ohi! Aspetta, san Lorenzo, perché le mani di costui toccano il Verbo di vita e possiedono un potere sovrumano!» (FF 789)”.
Papa Francesco conclude: «Gesù si prende cura del bisogno più grande: ci salva, nutrendo la nostra vita con la sua, e questo per sempre. E grazie a Lui possiamo vivere in comunione con Dio e tra noi. Il pane vivo e vero non è dunque un qualcosa di magico, no, non è una cosa che risolve di colpo tutti i problemi, ma è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno.
Chiediamoci allora, fratelli e sorelle: ho fame e sete di salvezza, non solo per me, ma per tutti i miei fratelli e sorelle? Quando ricevo l’Eucaristia, che è il miracolo della misericordia, so stupirmi davanti al Corpo del Signore, morto e risorto per noi? Preghiamo insieme la Vergine Maria, perché ci aiuti ad accogliere il dono del cielo nel segno del pane».