Sfruttare aree agricole per la produzione di energia pulita senza sottrarre terreno all’agricoltura, contribuendo a promuovere un modello di sviluppo sostenibile e garantendo nuove opportunità occupazionali.
Ad Ischia, ma anche nel resto d’Italia, è possibile un connubio fra agricoltura e produzione di energia green? Sembra proprio di sì. L’agrivoltaico rappresenta una soluzione innovativa e sostenibile in agricoltura per affrontare le sfide energetiche e climatiche. In Italia sono sempre di più le imprese che presentano progetti di questa nuova tecnologia. Ad oggi sono 897 i progetti di agrivoltaico (su un totale di 1654) in valutazione al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (MASE), 33 quelli in attesa del parere del ministero della Cultura e 30 con procedimento in corso presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
“Una veloce transizione ecologica non è più una scelta ma una necessità, anche per le aziende agricole – afferma Stefano Ciafani, Presidente Legambiente –, e l’agrivoltaico è uno degli strumenti più innovativi per realizzarla”.
Uno studio presso il Mase riporta che nel biennio 2022/2023 l’agrivoltaico ha rappresentato il 59% dei progetti presentati, per un totale di 39 GW. I progetti sono localizzati soprattutto nel Sud e nelle isole, in regioni come la Puglia, il Molise, la Basilicata, la Sicilia e la Sardegna.
Ma si registra un forte ritardo nelle procedure autorizzative. Lo ha affermatoLegambiente nel corso della 36esima edizione di Festambiente, tenutasi nei giorni prima di Ferragosto a Rispescia (GR).
Durante l’evento è stato inaugurato l’impianto agrivoltaico dimostrativo, con tracker (sistemi integrati che combinano, sullo stesso terreno, la produzione agricola e quella di energia pulita), pannelli mobili e coltivazioni agricole. In particolare, si tratta di un piccolo impianto in scala reale realizzata in un’area di 80 metri quadri situata all’ingresso della manifestazione di Legambiente, con due file di sei tracker dove sono installati altrettanti pannelli fotovoltaici mobili a 2,30 metri di altezza dal suolo, che si orientano verso la luce solare. La distanza tra le file di pannelli è di 5,5 metri, con al di sotto una superficie ricoperta di terreno agricolo con un trattore e delle piantine di peperoncino e basilico e delle bordure di lavanda. L’idea è proprio quella di far capire come funziona un campo agrivoltaico e la sinergia che si riesce a realizzare con la coltivazione agricola senza consumo di suolo, abbinando alla produzione energetica da rinnovabili quella agricola.
Benefici per tutti
In Italia secondo le ricerche condotte dal CNR di Firenze la vite coltivata in sinergia con tale tecnologia ha ottenuto un aumento della resa del 10-20%, seguita dall’insalata con un aumento del 10%.
“L’agrivoltaico –spiega Angelo Gentile, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente– consente di coniugare la produzione agricola con quella energetica, utilizzando superfici per installare pannelli solari senza compromettere la produzione alimentare. L’Italia, con la sua ricca tradizione agricola e il suo impegno crescente verso le energie rinnovabili, è nella posizione ideale per diventare leader in questo settore. L’agrivoltaico non solo fornisce una fonte di reddito aggiuntiva per gli agricoltori, ma può anche migliorare la resilienza delle colture agli effetti dei cambiamenti climatici, come la siccità e le ondate di calore, grazie all’ombreggiatura fornita dai pannelli solari.”
L’ombreggiatura parziale creata dai pannelli solari, ad esempio, ha dimostrato di migliorare la resa di alcune colture, riducendo la necessità di irrigazione. Il microclima favorevole sotto i pannelli agrivoltaici può altresì aumentare l’efficienza dei pannelli stessi, se si considera che le temperature più basse e la maggiore umidità dell’aria aiutano a mantenere i pannelli più freschi. Inoltre, l’agrivoltaico è in grado di creare numerosi posti di lavoro diretti e indiretti, contribuendo allo sviluppo economico delle aree rurali.