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Il battesimo, immersione di Spirito Santo

Continuando il ciclo di catechesi sullo Spirito Santo e la Sposa, il Papa ha parlato del Battesimo di Gesù: «Oggi riflettiamo sullo Spirito Santo che viene su Gesù nel battesimo del Giordano e da Lui si diffonde nel suo corpo che è la Chiesa. Nel Vangelo di Marco la scena del battesimo di Gesù è così descritta: «In quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”». Tutta la Trinità si è data appuntamento, in quel momento, sulle rive del Giordano! C’è il Padre che si fa presente con la sua voce; c’è lo Spirito Santo che scende su Gesù in forma di colomba e c’è colui che il Padre proclama suo Figlio amato, Gesù. È un momento molto importante della Rivelazione, è un momento importante della storia della salvezza. Ci farà bene rileggere questo passo del Vangelo. Che cosa è avvenuto di tanto importante nel battesimo di Gesù da indurre tutti gli Evangelisti a raccontarlo? La risposta la troviamo nelle parole che Gesù pronuncia, poco tempo dopo, nella sinagoga di Nazaret, con chiaro riferimento all’evento del Giordano: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione» (Lc 4,18). Nel Giordano Dio Padre ha “unto di Spirito Santo”, cioè ha consacrato Gesù come Re, Profeta e Sacerdote. Infatti, con olio profumato venivano unti nell’Antico Testamento i re, i profeti e i sacerdoti. Nel caso di Cristo, al posto dell’olio fisico, c’è l’olio spirituale che è lo Spirito Santo, al posto del simbolo c’è la realtà: c’è lo Spirito stesso che scende su Gesù. Gesù era pieno di Spirito Santo fin dal primo istante della sua Incarnazione. Quella però era una “grazia personale”, incomunicabile; ora, invece, con questa unzione, riceve la pienezza del dono dello Spirito, ma per la sua missione che, come capo, comunicherà al suo corpo che è la Chiesa, e a ognuno di noi. Per questo la Chiesa è il nuovo “popolo regale, popolo profetico, popolo sacerdotale”. Il termine ebraico “Messia” e quello corrispondente in greco “Cristo” – Christós –, entrambi riferiti a Gesù, significano “unto”: è stato unto con l’olio della gioia, unto con lo Spirito Santo. Il nostro stesso nome di “cristiani” sarà spiegato dai Padri nel senso letterale: cristiani vuol dire “unti a imitazione di Cristo”».

Le FF raccontano del battesimo del santo d’Assisi, che fu paragonato a Giovanni il Battista, sia per il nome di origine che per la missione di evangelizzazione. “Il servo e amico dell’Altissimo, Francesco, ebbe questo nome dalla divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione. La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d’ira era divenuto figlio della grazia. Specchio di rettitudine, quella donna presentava nella sua condotta, per così dire, un segno visibile della sua virtù. Infatti, fu resa partecipe, come privilegio, di una certa somiglianza con l’antica santa Elisabetta, sia per il nome imposto al figlio, sia anche per lo spirito profetico. Quando i vicini manifestavano la loro ammirazione per la generosità d’animo e l’integrità morale di Francesco, ripeteva, quasi divinamente ispirata: «Cosa pensate che diverrà, questo mio figlio? Sappiate, che per i suoi meriti diverrà figlio di Dio». In realtà, era questa l’opinione anche di altri, che apprezzavano Francesco, già grandicello, per alcune sue inclinazioni molto buone. Allontanava da sé tutto ciò che potesse suonare offesa a qualcuno e, crescendo con animo gentile, non sembrava figlio di quelli che erano detti suoi genitori. Perciò il nome di Giovanni conviene alla missione che poi svolse, quello invece di Francesco alla sua fama, che ben presto si diffuse ovunque, dopo la sua piena conversione a Dio. Al di sopra della festa di ogni altro santo, riteneva solennissima quella di Giovanni Battista, il cui nome insigne gli aveva impresso nell’animo un segno di arcana potenza. Tra i nati di donna non sorse alcuno maggiore di quello, e nessuno più perfetto di questo tra i fondatori di Ordini religiosi. È una coincidenza degna di essere sottolineata (FF 583)”.

Il Papa conclude: «Chiediamo allo Spirito Santo che ci faccia più consapevoli unti, unti da Lui».

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