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Chiesa d’Ischia, non avere paura di prendere il largo!

Omelia del Vescovo Carlo per l’apertura dell’Anno Pastorale 2 ottobre, chiesa di S. Maria di Portosalvo in Ischia

Ascoltare, uscire, accompagnare, tre verbi per sintetizzare le linee programmatiche indicate dal Vescovo Carlo alla Chiesa di Ischia, nell’ omelia per l’apertura dell’Anno Pastorale, linee programmatiche che rimangono saldamente ancorate al pensiero di Papa Francesco, come specialmente espresso in Evangelii Gaudium, e perfettamente in accordo con quanto scritto dal Vescovo nella Lettera alle Chiese di Pozzuoli e di Ischia un anno fa in occasione dell’inizio dell’Avvento.

Si tratta di linee essenziali, che mirano a favorire la realizzazione di una Chiesa che “deve avere la missione come suo scopo, per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale”, parole che Papa Francesco riporta in Evangelii Gaudium e che sono riprese da un discorso di Giovanni Paolo II.

La Chiesa – ha sottolineato il Vescovo – non deve dimenticare la sua natura missionaria, la sua natura estroversa ed evangelizzatrice e deve pertanto mirare non a cercare di sopravvivere preservandosi nel tempo, ma piuttosto a rinnovarsi nella sua missionarietà. Come già aveva detto nella Lettera, il Vescovo nell’omelia ha sottolineato anche che premessa del rinnovamento missionario ed evangelizzatore è l’ascolto della Parola, da cui si trae la “forza generatrice del Vangelo, Parola viva che genera vita in colui che viene intercettato” (Par. 2). Chiesa che si rinnova, e trova forza attraverso l’ascolto consapevole della Parola, e Parola che genera vita, che diventa carne nel realizzarsi della vita del cristiano, sono a loro volta le premesse per la realizzazione del sogno di Dio per tutti, sogno che non è una chimera, ma realtà alla portata di tutti, di tutti coloro che vorranno collaborare con il Signore per renderlo vivo e incarnato:

«Come cristiani siamo chiamati anche noi a saper sognare per poter esprimere il volto di una Chiesa che sia sempre missionaria: sì, carissimi amici, siamo chiamati ad essere missionari, qui e ora, qui e ora a Ischia».

Come realizzare questa chiamata? Mettendosi in gioco, uscendo da noi stessi, avendo coraggio, ma anche – ha continuato – abitando quelle che Papa Francesco chiama “le periferie esistenziali”. Ecco perché l’espressione che meglio completa il discorso è “saper accompagnare l’altro”. Su questo punto il Vescovo ha insistito molto: esso è il tratto caratteristico della Chiesa missionaria che tutti dobbiamo contribuire a realizzare:

«È la dimensione di chi è attento alla vita dell’altro, la dimensione di chi non si lascia prendere dallo stile dell’indifferenza. (…) dovremmo tutti, questa sera, poter dire “I care, mi interessa la persona che ho accanto (…), nessuno in questa chiesa, in questa isola, mi è indifferente”».

Bisogna dunque lasciare le comodità, uscire, annunciare con coraggio, prendersi cura, ma anche prepararsi, una preparazione che è formazione, prerogativa ormai non più solo dei presbiteri, ma di ogni cristiano e soprattutto di ogni laico impegnato. Il Vescovo ha voluto in tal modo rivolgersi ai tanti laici presenti alla celebrazione, impegnati nelle diverse attività parrocchiali e diocesane, nelle comunità e nelle congreghe:

«Penso al Centro Giovanni Paolo II, al centro Papa Francesco, a Villa Joseph, alla Cittadella della carità, al Consultorio Diocesano, alla Casa S. Maria della Tenerezza: ma queste strutture sono al centro della vita della nostra Chiesa? Sono strutture che pongono al centro l’uomo e la donna di oggi, in grado di incontrarli nei loro percorsi di vita e di fede?».

Non è tempo di dormire sonni tranquilli – ha proseguito – non è momento di rallegrarsi solo perché magari alcune chiese sono piene, bisogna avere nel cuore coloro che sono lontani, al costo di lasciare tutto per raggiungerli:

«Le persone che stanno fuori, dove sono? Chi di noi lascia la pecora nell’ovile per andare a cercare le altre novantanove?».

Ci aiuta, in questo difficile percorso, la forza della Parola, “bussola che ci fa muovere passi belli e certi verso quel sogno che Dio ha per tutta la Chiesa”.

La Parola di Dio è uno strumento formidabile, attraverso il quale il Signore ci illumina, ci forma e ci chiama a nostra volta ad essere corresponsabili dell’annuncio:

«Il Signore, verbo incarnato, chiede a noi nella nostra umanità di assumere, vivere ed annunciare la Sua Parola. È come se il Signore ci stesse dicendo di essere la sua carne».

È una grande responsabilità, che la Chiesa di Ischia deve essere in grado di accettare. In questo Anno Pastorale, che prende il via anche nel segno del Giubileo che sta per aprirsi, il Vescovo ha dunque concluso che questa responsabilità è per noi una grazia che va accolta con gioia, nella consapevolezza di essere nelle mani del Signore e al suo servizio: «Cara Chiesa di Ischia, circondata dal mare, non avere paura di prender il largo, non avere paura di gettare le reti, perché una pesca nuova possa essere annuncio di vita e di resurrezione per il nostro popolo!».

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