Nel corso l’Incontro Nazionale dell’Ordo virginum, svoltosi quest’anno a Torino, il Cardinale Giorgio Marengo, missionario in Mongolia e prefetto apostolico di Ulan Bator, ci ha raccontato la realtà della Chiesa locale
Durante l’Incontro Nazionale dell’Ordo virginum – «speciale immagine escatologica della Sposa celeste e della vita futura» (Nota pastorale) – che si è svolto quest’anno a Torino, il Cardinale Giorgio Marengo, missionario in Mongolia e prefetto apostolico di Ulan Bator, ci ha testimoniato e presentato la realtà della Chiesa locale, ovvero ciò che il Signore ha suscitato e realizzato in Mongolia sussurrando il Vangelo. «All’indomani della Pentecoste, il movimento degli apostoli li portò sia nel bacino del Mediterraneo sia anche più a est in Siria, in Persia, e da lì, lungo la strada della seta, nei secoli successivi arrivò in Mongolia una forma di Cristianesimo. La nostra fede è stata riscoperta in tempi recenti. La Chiesa cattolica è arrivata nel 1992. Noi missionari della Consolata siamo arrivati nel 2003, undici anni dopo i missionari del Cuore Immacolato di Maria. Ventuno anni fa c’erano 200 cattolici, oggi 1500 e papa Francesco è venuto per questi 1500.»
Il card. Marengo ci ha spiegato che il territorio è cinque volte più grande di quello italiano, gli abitanti sono più di tre milioni di cui la metà vive nella capitale che è una delle città più inquinate al mondo. E questo inquinamento attacca soprattutto i bambini. Il 70 per cento del servizio ecclesiale si svolge dunque nella promozione umana, mostrando il volto di Cristo attraverso le opere di carità. Si tratta di un luogo di forti contrasti: l’affollamento della città e dall’altro il vuoto della campagna, il ritmo moderno più veloce e quello lento delle tradizioni, un mondo globalizzato e, dall’altra, stili di vita molto antichi. Caratteristica è la tenda chiamata “gher”, la casa mobile dove è entrato anche papa Francesco, accolto da una signora che l’anno scorso ha ricevuto il battesimo dopo un cammino personale e l’iniziale improvviso ritrovamento di una statua della Madonna di Lourdes di 62 cm avvolta in un panno verde e che poi è stata denominata “Madre del Cielo”. Tra le priorità individuate vi sono: la profondità, perché “le acque profonde scorrono lente” (detto); il primo annuncio; la cura pastorale delle persone, dei fedeli e dei missionari.
«La bellezza della Chiesa – ha proseguito – è che siamo tutti figli di Dio e ne siamo tutti membri. Le persone hanno la possibilità di entrare in contatto con la Chiesa cattolica solo tramite noi, quindi è importante che ci convertiamo noi per primi, approfondiamo la conoscenza, stiamo insieme tra noi. La relazionalità è così importante! Basta qualcosa che scricchiola tra di noi per far venire il dubbio a uno che si sta avvicinando alla fede: “Ma se però questi si fanno le scarpe uno con l’altro, forse non è la scelta giusta diventare cristiano”. Quindi la responsabilità che abbiamo è tanta. Abbiamo presentato la missione come un sussurrare il Vangelo al cuore di questo popolo che è la frase di un vescovo salesiano. “Sussurrare” vuol dire aver creato una relazione. Non posso sussurrare a uno sconosciuto, ma se c’è un’amicizia possono sussurrare. In questa relazione posso farlo. È un verbo che dice anche attenzione, delicatezza; non devi suonare la tromba, non è fare rumore. Ma è entrare in una relazione. In Mongolia non alzano la voce, noi italiani siamo già tutti squalificati, maleducati. Quanto più è prezioso il contenuto, tanto più si abbassa la voce. Un’altra caratteristica di questo verbo è la confidenzialità che ha a che fare con la profondità, la spiritualità. In Asia c’è molto la dimensione del mistero. Le cose profonde non si possono spiattellare come si fa con la pubblicità. Predicare il Vangelo è qualcosa di onnicomprensivo, è un andare nelle modalità più diverse tra cui il sussurro. Si sussurra il Vangelo, la Persona di Gesù, il Cuore della fede. Si deve arrivare al cuore perché la Parola non si scrosti. C’è una porta aperta in Mongolia anche alla vergine consacrata che nella Chiesa locale ha un ruolo fondamentale, e che va anche oltre i confini della vita consacrata classica, tradizionale degli ordini, degli istituti. Attualmente c’è una donna interessata. Vi ringrazio.»
Il cardinale ha poi risposto alle nostre domande.
(Continua nel prossimo numero)
di Angela Di Scala