Francesco invita i cristiani, in tempo di squilibri socioeconomici a unirsi per costruire una società più giusta e solidale.
«Ci ha amati» dice San Paolo riferendosi a Cristo, per farci scoprire che da questo amore nulla «potrà mai separarci». Papa Francesco pubblica la quarta enciclica del suo pontificato intitolata Dilexit Nos, sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo, dopo Lumen fidei, scritta a quattro mani con Benedetto XVI, Laudato Sì e Fratelli tutti.
Il pontefice aveva già annunciato a giugno che stava preparando un documento sul Sacro Cuore di Gesù, ricordando che sono passati 350 anni dalla prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque. Francesco ha sottolineato che meditare sull’amore del Signore può “illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale e comunicare qualcosa di significativo a un mondo che sembra aver perso il cuore”.
Papa Francesco ha descritto il documento come qualcosa che “mette insieme le preziose riflessioni di precedenti testi magisteriali e una lunga storia che risale alle Sacre Scritture, per riproporre oggi a tutta la Chiesa questa devozione intrisa di bellezza spirituale”. I punti che affronta Francesco nella lettera enciclica Dilexit nos, sono: L’importanza del cuore; Gesti e parole d’amore; Questo è il cuore che ha tanto amato; L’amore che dà da bere; Amore per amore.
Nell’enciclica Ci ha amati, Francesco spiega che incontrando l’amore di Cristo, “diventiamo capaci di tessere legami fraterni, di riconoscere la dignità di ogni essere umano e di prenderci cura insieme della nostra casa comune”, come invita a fare nelle Encicliche passate. A presentare l’enciclica nella sala Stampa Vaticana è stato il teologo S.E. Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, e suor Antonella Fraccaro, Responsabile Generale delle Discepole del Vangelo.
Nell’annunciare il documento Francesco ha detto che davanti al Cuore di Cristo chiede al Signore “di avere ancora una volta compassione di questa terra ferita” e che possa riversare su di lei “i tesori della sua luce e del suo amore”, affinché il mondo, “che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore”.
Attraverso questo testo il Santo Padre ci ricorda la necessità di costruire un mondo più giusto e fraterno, in cui ciascuno di noi assuma la propria parte nella missione di servire gli altri: “È importante ritornare al cuore, in un mondo nel quale siamo tentati di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato”. Il cuore “unisce i frammenti” e rende possibile “qualsiasi legame autentico, perché una relazione che non è costruita con il cuore è incapace di superare la frammentazione dell’individualismo”. Con gesti e parole d’amore mostra che Gesù “presta tutta la sua attenzione alle persone, alle loro preoccupazioni, alle loro sofferenze”, in modo tale da ammirare le cose buone che riconosce in noi, come nel centurione, anche se gli altri le ignorano.
L’obiettivo del testo, secondo gli analisti, pensato con la necessità di ritornare ad una sintesi incarnata del Vangelo, è ricordare ai cattolici che di fronte alle guerre, alla povertà e ai disastri naturali dobbiamo guardare, indietro, a ciò che è più importante: il cuore. Allo stesso tempo, mira a sottolineare che solo l’amore di Dio può “illuminare il cammino del rinnovamento ecclesiale”.
Grande importanza è data anche al dialogo e alla collaborazione tra tutte le comunità, invitandole ad agire per affrontare le sfide che colpiscono l’umanità, come la povertà, la disuguaglianza e la crisi ambientale, approfondendo così la dimensione comunitaria, sociale e missionaria.
A conclusione del documento una preghiera di Francesco: “Prego il Signore Gesù che dal suo Cuore santo scorrano per tutti noi fiumi di acqua viva per guarire le ferite che ci infliggiamo, per rafforzare la nostra capacità di amare e servire, per spingerci a imparare a camminare insieme verso un mondo giusto, solidale e fraterno. Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: Egli ci ha amati per primo”.
di Roberto Montoya – Rainews.it