Giancamillo Trani analizza la religiosità popolare.
A Napoli, come nel resto del Mezzogiorno, coesistono fede, religiosità popolare e vera e propria superstizione: il tema coinvolgente è affrontato da Giancamillo Trani in “I misteri di Parthenope”, che – con l’introduzione del cardinale Crescenzio Sepe – è stato pubblicato dalla ReadAction di Roma e uscito significativamente il 19 settembre, festività del patrono di Napoli, san Gennaro.
L’analisi sociologica evidenzia come la superstizione – spesso espressione del bisogno di sicurezza dell’uomo incapace di far fronte alla realtà – costituisca una reazione ad una forma religiosa troppo intellettualizzata e spiritualizzata, ritenuta quindi inadeguata a rispondere a bisogni reali. Tra religione e superstizione, la religiosità popolare è stata vista ora come espressione pura di fede e devozione da parte del popolo, ora come deviazione dai principi e dai riti ortodossi della religione cattolica.
Non sempre i rituali della religiosità popolare sono stati osteggiati dalla Chiesa ufficiale. Spesso certe usanze sono entrate a far parte dei riti religiosi veri e propri. Si pensi, ad esempio, all’uso di baciare e toccare le statue sacre, le immagini, le reliquie o altri oggetti sacri; all’abitudine di accompagnare i santi in processione o a quella di andare in pellegrinaggio nei luoghi sacri. Anche presentare offerte e doni votivi o inginocchiarsi in atto di preghiera sono simboli ed espressioni che vengono da lontano e che sono stati tramandati di generazione in generazione.
È a partire da questi concetti che si dipana il filo conduttore del libro. Didascalicamente molto ricco, in esso Trani, come un rapsoda, esplora la plurimillenaria storia della città di Napoli, partendo dalla sua mitica fondazione e da figure di “patroni” pagani come la Sirena Parthenope e Virgilio Mago, per arrivare a San Gennaro e ai 53 Santi Compatroni di Napoli, senza dimenticare Diego Armando Maradona, ultimo (in ordine di tempo) “nume tutelare” della città.
Partendo dagli scritti di autori del calibro di Croce, Serao, Dumas padre, De Filippo, l’autore ne riprende storie analizzandole e, nel contempo, attualizzandole: è così che incontriamo una miriade di santi e peccatori, esseri e animali fantastici, uomini d’ingegno e truffatori, fantasmi e culto dei defunti, preghiere vernacolari e rituali misteriosi.
Degna di menzione anche la galleria di figure femminili napoletane passate in rassegna all’interno del volume: Maria “la Rossa” e Diamante De Palma (streghe?), Iolanda Pascucci “la licantropa di Posillipo”, la bellissima Vittoria D’Avalos “il diavolo di Mergellina”, le religiose di Sant’Arcangelo a Baiano, Giulia De Marco e la confraternita della “carità carnale”, la beghina Isabella Milone ed i suoi “sabelliani”, Maria Longo e la cura dei poveri, la grande medium Eusapia Palladino.
Di particolare interesse anche le sezioni del libro riservate al culto dei defunti (particolarmente praticato a Napoli) e al gioco del lotto.
Uno degli aspetti più affascinanti del libro è la sua capacità di intrecciare la storia ufficiale di Napoli, con le sue conquiste, dinastie e guerre, con un mondo parallelo fatto di tradizioni esoteriche. Le leggende di Napoli si fondono qui con episodi storici realmente accaduti, creando una narrativa che risuona con un alone di mistero. L’autore riesce a far percepire come queste storie e superstizioni siano parte integrante del tessuto sociale della città e come abbiano influenzato il modo di vivere e di pensare dei suoi abitanti.
“I misteri di Parthenope” è un libro consigliato non solo a chi è affascinato dalla storia di Napoli, ma anche a chi desidera scoprire un mondo fatto di miti, magia ed antiche tradizioni che continuano a vivere nell’immaginario collettivo di una delle città più misteriose e affascinanti del Mediterraneo. Con uno stile fluido ed accattivante, Giancamillo Trani ci offre un’opera che si legge come un romanzo, ma che ha la profondità di un trattato storico ed antropologico.