La riflessione del Vescovo Gennaro in occasione dei laboratori diocesani per il Sinodo
Corre lungo il filo leggero e delicato dei sogni, e dei percorsi che riescono a realizzarli, il discorso che il Vescovo Gennaro ha pronunciato al termine dell’incontro, svolto il 18 gennaio in modalità remota, con l’Equipe Sinodale Diocesana, i Consigli Pastorale e di Presidenza Diocesani e i referenti parrocchiali per il Sinodo, incontro che ha visto una prima fase di riflessione e una seconda fase laboratoriale durante la quale i partecipanti si sono riuniti in piccoli gruppi per interrogarsi e formarsi, allo scopo di costruire la fase parrocchiale del Sinodo, che in molte comunità locali è già iniziata, e che vede i referenti parrocchiali farsi portatori delle tematiche e delle modalità di azione della sinodalità nelle proprie comunità. Un compito impegnativo, che richiede passione e attenzione e al quale non si può arrivare impreparati.
La costanza e la tenacia è quanto il Vescovo aveva infatti già in altre sedi raccomandato, ma nel discorso tenuto al termine dell’incontro egli ha voluto sottolineare l’importanza del sogno, che deve guidare l’impegno. Lo spunto è stato fornito da uno dei testi che l’Equipe Diocesana aveva preparato per la riflessione comune prevista per l’incontro, un testo, letto durante i lavori, tratto dagli scritti del Card. Van Thuan “Sogno una grande speranza”, del quale vi presentiamo uno stralcio:
“…Sogno una Chiesa che è Porta Santa,
aperta, che accoglie tutti,
piena di compassione per le pene e le sofferenze dell’umanità
tutta protesa a consolarla….
…Sogno una Chiesa che è in cammino,
popolo di Dio, che, dietro al Papa che porta la croce,
entra nel tempio di Dio
e pregando e cantando va incontro a Cristo Risorto, speranza unica,
incontro a Maria e a tutti i Santi”
Il sogno
Il Vescovo Gennaro, nel sottolineare la bellezza di questo testo e la straordinaria attualità rispetto ai temi del Sinodo, ha voluto ricordare il valore del sogno nelle Sacre Scritture. Esso non va confuso con l’utopia, che è una aspirazione ideale non suscettibile di realizzazione pratica, ma un segno importante, una delle più tipiche forme di comunicazione, diretta e privilegiata, tra Dio e l’uomo. Nel sogno Dio mostra all’uomo la verità, togliendo il velo che impedisce l’accesso alla realtà vera e piena.
La preghiera-sogno di Gesù
La radice della natura sinodale della Chiesa viene situata – ha detto il Vescovo – nella ferma volontà di Gesù di realizzare il suo sogno, condensato nella preghiera che pronunciò la sera prima di morire, preghiera che ci viene tramandata nel capitolo 17 del Vangelo di Giovanni: “Io ho dato loro la gloria che tu mi hai dato, perché siano uno come noi siamo uno: io in loro e tu in me”.
«Che tutti siano uno è il sogno di Gesù e anche nelle grandi difficoltà della vita l’unità si realizza nel camminare insieme».
La storia è disseminata di grandi sogni e lo stesso Papa Francesco ci ha spesso esortati a non avere paura di sognare “cose grandi”. Il Vescovo ha però voluto ricordare il sogno grande di Martin Luther King, il pastore battista la cui figura è passata alla storia per il suo impegno contro la segregazione razziale, citando il celebre discorso tenuto il 28 agosto del 1963 di fronte ad una folla di oltre duecentomila persone a Washington, per una grande manifestazione in favore del riconoscimento del diritto di voto ai neri americani durante il quale tra l’altro disse:
“Io ho un sogno…che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli esseri viventi, insieme, la vedranno. È questa la nostra speranza”
Il grande sogno di Martin Luther King, nelle cui parole si scorgono evidenti i riferimenti biblici, è in sostanza quello della fraternità e della uguaglianza tra tutti gli uomini, e la fraternità, che è sinodalità, è la concretizzazione del sogno di Gesù. Ma questo sogno non è realizzabile con una Chiesa divisa in fazioni o gruppi di appartenenza, come avviene in politica, dove esiste solo la vittoria di una parte a discapito dell’altra. La Chiesa in cammino, nel cammino sinodale, vuol dire proprio questo: che non siamo ancora giunti alla meta, alla pienezza.
Il desiderio
Durante il cammino va dunque sempre ricordata la meta, ma la realizzazione del sogno non può avvenire senza il desiderio, quella struggente sensazione che ci porta ad andare avanti sulla spinta di una mancanza “de sidera”, delle stelle, delle cose alte, del sogno di Gesù. Il Vescovo ci ha dunque esortati a continuare nel cammino sinodale facendo la nostra parte per la realizzazione di questo sogno, non solo nelle nostre parrocchie, ma ovunque, nel lavoro, nei rapporti sociali e soprattutto nelle nostre famiglie, nella consapevolezza che la gran parte del lavoro lo fa lo Spirito Santo:
«La sinodalità deve diventare stile di vita quotidiano, non è un tempo, un periodo, ma una mentalità»