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Sono stato allievo del professore Pasquale Baldino negli ultimi anni di liceo scientifico. Sono ormai passati più di dieci anni ma ricordo alla perfezione quei momenti. Sono stati due anni meravigliosi. Due anni in cui il professore Baldino con la sua sapienza fondata su una cultura vasta e paragonabile a pochissimi altri isolani, ci ha fatto esplorare il vasto mondo delle letterature con un metodo che si fondava sulla spontaneità: al professore bastava parlare per trasmettere conoscenze e valori.

Le cose, in lui, erano così vive e chiare che quando il professore parlava risplendevano di una luce infinita.

Non serviva altro, non servivano antologie ma bastava il professore. 

In questo, il professore Baldino era un professore vero e classico. 

Vero, perché pretendeva rispetto, ma in cambio era pronto ad essere martire per ogni suo allievo. 

Classico, perché il suo metodo mi ha sempre ricordato quello ellenico. 

Era sua abitudine attingere dalla sua monumentale biblioteca domestica (che ho avuto la possibilità di vedere) e portare direttamente le opere a scuola. 

Arrivava nel suo piccolo van pieno di libri e per quanto mi riguardava, da giovane appassionato, impazzivo per il suo metodo e finivo per chiedere puntualmente libri in prestito che custodivo gelosamente e restituivo puntualmente, perché, conoscendo l’amore che nutrivo per i libri, mi veniva naturale capire il suo. 

È a lui che devo la lettura di Seneca, Dante, Pasolini, Hemingway, Ionesco, Camus, e tanti e tanti e tanti altri ancora. 

Tutto in maniera naturale. 

Il professore Baldino non è stato solo formativo ma strutturale della mia stessa esistenza e delle mie passioni. 

Rientra, senza dubbio alcuno, in quella decina di persone che si sono rivelate fondamentali e determinanti nel corso della mia vita. 

Era un uomo di fede che poneva sempre a complemento della sua vita e delle sue lezioni. 

Ma questo non era un problema perché la sua fede era quell’elemento che arricchiva. 

Era un uomo di carattere, ma anche questo a me veniva naturale capire e apprezzare.

L’ultima volta che l’ho visto è stato molti anni fa durante le esequie del padre. 

Ci siamo persi un po’ nella vita, ma questo è inevitabile, ma non ci si perde mai del tutto quando le cose sono segnate in maniera indelebile nel profondo. 

Il professore diceva sempre a lezione di voler essere ricordato come il professore di Maria.

di Enzo D’Acunto

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