Le parole del Vescovo Gennaro in occasione della Celebrazione Eucaristica per il ventennale della visita di San Giovanni Paolo II a Ischia
Il vento dello Spirito Santo soffia forte e potente, va dove vuole e fa ciò che vuole, sconvolge i piani dell’uomo, direzionandoli verso obiettivi impensati e imprevedibili. Così è sembrato il vento impetuoso che ha spirato mercoledì sera sul Piazzale delle Alghe a Ischia Ponte, uno spettacolo affascinante, con il mare che gonfiava pericoloso tra gli scogli di S. Anna e il Castello, mentre nuvole scure si addensavano sul palco preparato per la celebrazione eucaristica con la quale la Diocesi ha voluto celebrare il ventennale della storica e indimenticabile visita di San Giovanni Paolo II a Ischia.
Tutti noi abbiamo ricordato quella giornata: dove eravamo, come e se abbiamo raggiunto Ischia Ponte oppure il Piazzale Soccorso, i due luoghi dove l’allora Pontefice si è fermato, una giornata particolare della quale tutti abbiamo un ricordo caro nel nostro cuore. L’isola quel giorno si è fermata per ascoltare il suo amato Papa, sapendo che quella occasione era unica e irripetibile. Papa Wojtyla era infatti già malato e piuttosto debole. Anche il Vescovo Gennaro ha voluto regalarci il suo ricordo di quella giornata. Nell’omelia egli infatti ha spiegato di essere stato presente alla celebrazione e di aver potuto baciargli la mano dopo la celebrazione, mano che il Papa a stento riusciva a sollevare.
Ha precisato il Vescovo in merito al ricordare: «Fare memoria della visita di san Giovanni Paolo II non è un nostalgico ricordo del passato, ma è riprendere il messaggio che egli ha lasciato a tutto il popolo di Dio, in particolare ai giovani e verificare se esso è diventato vita della nostra Chiesa». Il Vescovo ha ricordato le ormai famose tre parole che il Papa volle consegnare all’isola “Ascolta, Accogli, Ama” un messaggio–testamento che è una esortazione all’isola tutta a dotarsi di un programma di vita semplice ed efficace, che realizzi il sogno di Dio, un programma che è ancora valido, rispetto al quale è bene fermarsi per fare una verifica. Parole ed esortazioni – ha detto il Vescovo – che sorprendentemente si intrecciano con il percorso sinodale che stiamo vivendo in tutta la Chiesa universale.
L’ascolto è un caposaldo del Sinodo, è lo strumento principe per conoscere attraverso gli altri la voce dello Spirito Santo, e dunque di Dio, la premessa fondamentale del camminare insieme che ci rende veri cristiani, nel doppio ruolo di ascoltatori e ascoltati, come nell’episodio dei discepoli di Emmaus. Il Vescovo ha ricordato la differenza tra sentire e ascoltare. L’ascolto è intessuto di attenzione, diponibilità e amore, ma anche di accoglienza, la seconda parola che San Giovanni Paolo II ci ha lasciato, mentre il sentire è un semplice udire e può essere anche distratto e superficiale.
L’accoglienza, la seconda parola – ha detto il Vescovo – dovrebbe essere una nostra specialità, essendo l’isola vocata al turismo. Nelle parole di Wojtyla, ricordate dal Vescovo, Ischia appare come un laboratorio privilegiato dell’accoglienza, non solo quella verso i turisti, ma anche quella dei discepoli di Cristo, chiamati ad offrire ospitalità a tutti, a prescindere dalla loro provenienza. Non solo: l’accoglienza deve essere fraterna e reciproca, esattamente come prevede il Sinodo. La terza parola è “ama”, conseguenza delle altre due, o loro premessa. Non si può ascoltare o accogliere senza amare, ma l’amore deve essere autentico e credibile per essere efficace. Essere docili e obbedienti alla Parola di Dio – parole del Papa – renderanno Ischia laboratorio di pace e amore.
Parole indimenticabili furono rivolte dal Papa anche ai giovani di allora, spronati ad essere raggi della luce di Cristo, sale della terra, che dà sapore e bellezza alla vita. Una vita che deve essere intensamente conformata a quella di Cristo e dunque non un “vivacchiare”, tirando avanti tra tristezze e delusioni, ma un vivere gioioso, nella certezza della presenza tra noi del Cristo risorto. Così ha concluso il Vescovo: «Abbiamo preso sul serio in questi venti anni l’invito che ci rivolse il Papa ad essere un laboratorio privilegiato di una accoglienza tipica dei discepoli di Gesù, che non è mai formale e superficiale, ma contrassegnata da dolcezza e rispetto?».
Dopo la celebrazione eucaristica era prevista la presentazione della Relazione di Sintesi del cammino sinodale della Diocesi, compilata nei giorni scorsi dall’Equipe Diocesana Sinodale, ma, come detto in apertura dell’articolo, le avverse condizioni meteorologiche hanno costretto a concludere la serata in anticipo rispetto a quanto stabilito. La presentazione è dunque rimandata in data da destinarsi. Ricordiamo che la Segreteria Generale per il Sinodo ha fortemente raccomandato che la Sintesi venga resa pubblica una volta redatta, come pietra di paragone per il cammino della Diocesi nel percorso di sinodalità.