Commento al Vangelo Lc 24,46-53
“È questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?” Gli apostoli non hanno ancora capito: Gesù è risorto, Gesù è stato con loro, Gesù ha spezzato il pane con loro, si è fatto riconoscere, ha provato a fare una specie di percorso di consapevolezza per insegnare loro a riconoscerlo attraverso dei segni, ma ancora non hanno capito che cosa sta per succedere, sono convinti che è passato il grande spavento e adesso finalmente si inizia a fare sul serio.
Ora che hanno capito chi è veramente Gesù, più di un rabbi, più di un profeta, il figlio di Dio stesso, ora finalmente si farà sul serio, ora finalmente non ci sarà più paura, ora finalmente non ci sarà più bisogno di nascondersi o di convincere. Invece non è così; quello che per gli apostoli finalmente era una soluzione, quella che per me, per voi e ciascuno di noi è finalmente una soluzione per Gesù non è questo. Egli non vuole fare questo.
Nel racconto degli Atti quando Gesù si stacca da terra, quando Gesù scompare alla loro vista è interessante quello che gli angeli dicono al apostoli: “Smettetela di guardare nelle nubi, ma guardate qui in terra, smettetela di guardare altrove, riconoscete la presenza del Signore Maestro là dove state, là dove vi vedete!”. Oggi verrebbe da dire perché cercate tra le nuvole uno che si è incarnato, che ha vissuto, conosciuto, parlato, che è morto e sepolto.
Benvenuti nella festa dell’Ascensione che però, dobbiamo essere sinceri, un po’ la percepiamo come una grandissima fregatura. Sì, perché non so come la pensiate voi, ma non è un po’ una bidonata in fondo? Non è un po’ una fregatura? Non sarebbe stato meglio se Gesù glorioso, trasfigurato, fosse rimasto per sempre in mezzo a noi? Immaginatevi un po’: invece di avere il Papa, invece di avere un vescovo, avere Gesù direttamente che interviene, che fa la predica la domenica in mondovisione; non sarebbe stato meglio? Certo, così davanti a mille e mille problemi che abbiamo, avremmo avuto il parere autorevole di Gesù, almeno avremmo avuto l’autorevolezza di Gesù invece di avere gente che si mette ad interpretare la volontà di Dio. E invece no!
Questa è la nostra logica, questa è la nostra mentalità, questo è forse quello che faremo noi, quello che farei io; a me piacciono le scorciatoie, qualcuno che decide al posto mio. L’ascensione è qualcosa di meraviglioso: Gesù abita corporalmente presso il Padre e da adesso in avanti c’è un volto di uomo, c’è un corpo trasfigurato, risorto, sì, ma con i segni dei chiodi e il costato trafitto; come dire: ora in Dio abita anche la nostra umanità, ora in Dio esiste anche la conoscenza assoluta di quello che viviamo. Quindi smettiamola di dire che ne sa Dio di quello che sperimento.
Ecco la fregatura: Gesù se ne va per restare, Gesù se ne va per essere per sempre presente, non puntualmente in un luogo; Gesù è in un altrove presso il Padre nella pienezza ma è anche qui adesso mentre io vi sto scrivendo. L’ascensione segna da un certo punto di vista l’inizio della chiesa. Mi direte: “Eh bell’affare!”. Gesù se ne va e lascia noi, Gesù se ne va e lascia questi undici Apostoli spauriti, questi undici Apostoli increduli, lascia i discepoli, le discepole che così tanto hanno faticato e nessuno è all’altezza di questo mandato.
Gesù lascia un Tommaso, un Pietro, un Filippo, un Andrea, tutti inadeguati; lascia noi, lascia me, lascia te per portare avanti l’annuncio del regno non per sostituirsi a Dio. Mamma mia! Lascia a noi preparargli la strada per indicare un percorso, un cammino, per costruire su questa nostra terra, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie le piccole succursali del regno, per dare una profezia per un mondo diverso laddove non è la contrapposizione, non è l’egoismo, non è l’incomprensione a prevalere nel sogno di Dio in attesa della sua venuta.
La vita allora diventa attesa, diventa espansione del desiderio e mentre aspettiamo non con le mani in mano, viviamo già la sua presenza. Gesù è asceso esattamente per poter rimanere, ed è lui che adesso invochiamo, è lui che chiamiamo in soccorso dopo esserci sentiti investiti da questo compito così grande. Gesù è presente, certo, ma siamo noi a doverci districare, siamo noi a dover capire cosa fare, come agire, cosa dire, come accogliere, cosa decidere; siamo noi che siamo chiamati qui, oggi, a rendere presente questo volto di Dio che a volte tradiamo perché non siamo tanto capaci né tantomeno coerenti.
Siamo noi, sono io, sei tu, e per fare questo ci rendiamo conto per prima cosa che pur avendo le potenzialità non ne abbiamo le capacità, e dunque questo è il tempo dell’invocazione allo Spirito Santo, questo è il tempo in cui chiederemo con forza al Signore il dono, il primo dono di Gesù ai discepoli, lo Spirito Santo, il Visitatore, il Vivificatore, il Consolatore, colui che ci permette davvero di percepire, di vivere, di accogliere la presenza di Gesù qui e adesso. Grazie per aver riposto così tanta fiducia in me e in tutti noi! Vieni Signore Gesù!
Buona domenica!
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“È questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?” Gli apostoli non hanno ancora capito: Gesù è risorto, Gesù è stato con loro, Gesù ha spezzato il pane con loro, si è fatto riconoscere, ha provato a fare una specie di percorso di consapevolezza per insegnare loro a riconoscerlo attraverso dei segni, ma ancora non hanno capito che cosa sta per succedere, sono convinti che è passato il grande spavento e adesso finalmente si inizia a fare sul serio.
Ora che hanno capito chi è veramente Gesù, più di un rabbi, più di un profeta, il figlio di Dio stesso, ora finalmente si farà sul serio, ora finalmente non ci sarà più paura, ora finalmente non ci sarà più bisogno di nascondersi o di convincere. Invece non è così; quello che per gli apostoli finalmente era una soluzione, quella che per me, per voi e ciascuno di noi è finalmente una soluzione per Gesù non è questo. Egli non vuole fare questo.
Nel racconto degli Atti quando Gesù si stacca da terra, quando Gesù scompare alla loro vista è interessante quello che gli angeli dicono al apostoli: “Smettetela di guardare nelle nubi, ma guardate qui in terra, smettetela di guardare altrove, riconoscete la presenza del Signore Maestro là dove state, là dove vi vedete!”. Oggi verrebbe da dire perché cercate tra le nuvole uno che si è incarnato, che ha vissuto, conosciuto, parlato, che è morto e sepolto.
Benvenuti nella festa dell’Ascensione che però, dobbiamo essere sinceri, un po’ la percepiamo come una grandissima fregatura. Sì, perché non so come la pensiate voi, ma non è un po’ una bidonata in fondo? Non è un po’ una fregatura? Non sarebbe stato meglio se Gesù glorioso, trasfigurato, fosse rimasto per sempre in mezzo a noi? Immaginatevi un po’: invece di avere il Papa, invece di avere un vescovo, avere Gesù direttamente che interviene, che fa la predica la domenica in mondovisione; non sarebbe stato meglio? Certo, così davanti a mille e mille problemi che abbiamo, avremmo avuto il parere autorevole di Gesù, almeno avremmo avuto l’autorevolezza di Gesù invece di avere gente che si mette ad interpretare la volontà di Dio. E invece no!
Questa è la nostra logica, questa è la nostra mentalità, questo è forse quello che faremo noi, quello che farei io; a me piacciono le scorciatoie, qualcuno che decide al posto mio. L’ascensione è qualcosa di meraviglioso: Gesù abita corporalmente presso il Padre e da adesso in avanti c’è un volto di uomo, c’è un corpo trasfigurato, risorto, sì, ma con i segni dei chiodi e il costato trafitto; come dire: ora in Dio abita anche la nostra umanità, ora in Dio esiste anche la conoscenza assoluta di quello che viviamo. Quindi smettiamola di dire che ne sa Dio di quello che sperimento.
Ecco la fregatura: Gesù se ne va per restare, Gesù se ne va per essere per sempre presente, non puntualmente in un luogo; Gesù è in un altrove presso il Padre nella pienezza ma è anche qui adesso mentre io vi sto scrivendo. L’ascensione segna da un certo punto di vista l’inizio della chiesa. Mi direte: “Eh bell’affare!”. Gesù se ne va e lascia noi, Gesù se ne va e lascia questi undici Apostoli spauriti, questi undici Apostoli increduli, lascia i discepoli, le discepole che così tanto hanno faticato e nessuno è all’altezza di questo mandato.
Gesù lascia un Tommaso, un Pietro, un Filippo, un Andrea, tutti inadeguati; lascia noi, lascia me, lascia te per portare avanti l’annuncio del regno non per sostituirsi a Dio. Mamma mia! Lascia a noi preparargli la strada per indicare un percorso, un cammino, per costruire su questa nostra terra, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie le piccole succursali del regno, per dare una profezia per un mondo diverso laddove non è la contrapposizione, non è l’egoismo, non è l’incomprensione a prevalere nel sogno di Dio in attesa della sua venuta.
La vita allora diventa attesa, diventa espansione del desiderio e mentre aspettiamo non con le mani in mano, viviamo già la sua presenza. Gesù è asceso esattamente per poter rimanere, ed è lui che adesso invochiamo, è lui che chiamiamo in soccorso dopo esserci sentiti investiti da questo compito così grande. Gesù è presente, certo, ma siamo noi a doverci districare, siamo noi a dover capire cosa fare, come agire, cosa dire, come accogliere, cosa decidere; siamo noi che siamo chiamati qui, oggi, a rendere presente questo volto di Dio che a volte tradiamo perché non siamo tanto capaci né tantomeno coerenti.
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