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A immagine di una danza

Commento al Vangelo Gv 16,12-15

Chi è veramente Dio? Cosa fa? Come la pensa? Esiste oppure no? Non è una domanda marginale questa, perché anche a noi qualche volta, nonostante viviamo una vita piuttosto soddisfacente da un punto di vista affettivo, relazionale, lavorativo, ci viene da chiederci perché le cose esistono. È stupefacente il fatto che il mondo esiste e tutto è talmente misterioso, talmente curioso, che sembra normale riflettere di Dio e su Dio.

Dio è quello che noi proviamo e cerchiamo di capire entrando in noi stessi e cercando di vedere il desiderio di tenerezza e di infinito che portiamo nel cuore. Tutti noi abbiamo un’idea di Dio, anche chi non crede ce l’ha. Ecco, Gesù è venuto a dirci qualcosa di Dio; egli non è solo un bravo uomo, un grande profeta, uno con delle invenzioni geniali ma è immensamente di più, è qualcuno che ci ricorda il vero volto del Padre.

Qual è il vero volto di Dio? Gesù è venuto a dirci chi è Dio, per raccontare chi è Dio. Per questo io non credo in Dio ma io credo nel Dio che Gesù è venuto a raccontare. Allora abbiamo una grande conversione da fare: passare dal dio che hai ora in testa al Dio che Gesù è venuto a raccontarci. Non è facilissimo perché incontro molte persone che parlano di Dio e mi accorgo che hanno un’idea un po’ strana di Dio; io stesso mi rendo conto che molti luoghi comuni che ho su Dio devono ancora essere cristianizzati, evangelizzati. Molti credono in dio ma non nel Dio di Gesù.

Cosa ci ha detto Gesù di Dio? Gesù fa e ci fa fare un percorso, una specie di pedagogia divina. Gesù stesso lo ha fatto, e lo ha fatto fare ai suoi discepoli solo dopo la risurrezione, dopo il dono dello Spirito. Dopo la discesa dello Spirito essi riescono a capire chi è Gesù, che è più di un rabbino, che più di un profeta, è anche più del messia; egli è presenza di Dio, è Dio stesso. Proprio in questa domenica dopo Pentecoste lo Spirito ci ha fatto capire il volto di Dio che Gesù ci ha raccontato, Un passo alla volta lo Spirito ci ha fatto capire che Dio è Trinità. Fantastico direte voi, ma che cavolo vuol dire questo? Dire che Dio è Trinità significa dire che è comunione, che è un padre/madre che ama un figlio/figlia e che questo amore è talmente forte, talmente importante, talmente saldo da essere lo Spirito Santo.

Gesù sta dicendo, e la prima comunità ha capito, che Dio al suo interno non è solitario; egli è comunione, relazione, dinamica, empatia, famiglia, innamoramento, danza, scambio, diversità. Dio non è un egoista, bastante a sé stesso, che sta sulle nuvole, che sta a far che cosa; è lì presente, il per sempre presente, ed è in continua relazione, in continua comunione. Questa unione è talmente ben realizzata, talmente profonda, talmente spettacolare che noi da fuori vediamo uno; sì Dio è uno, è Trino, è relazione. Il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito santifica.

Questa cosa è stata poi raccontata, teorizzata, espressa con una serie di immagini, di linguaggi che a noi forse oggi non dicono molto. Il mondo è cambiato e sarebbe bello che la Chiesa si sedesse per provare a ridire Dio senza avere solo riferimenti filosofici, ontologici, ma riferimenti tratti dalla vita concreta, che, senza sminuire il mistero, possano dire a me, qui, oggi, cosa significa questa comunione. Che bello che Dio non è solitario, che bello dire che egli non sta là nei cieli a fare chissà che cosa, ma è qui in mezzo a noi per manifestare la sua profonda e vera identità. È uno che vuole entrare in relazione con me, con te e con ciascuno di noi. Bellissimo questo. Nel libro della Genesi (a me piace tanto questa espressione) c’è scritto che Dio per crearci si è “guardato allo specchio”, che quando ci ha plasmato ha preso come modello di riferimento quello che lui era nella sua essenza. Quindi io sono fatto a immagine della Trinità, della comunione.

C’è una grande paura, a mio avviso la più grande nella vita di tutti noi: è la solitudine, paura di vivere da solo e di morire da solo, senza che nessuno si accorga nemmeno della tua esistenza. Sai perché ti fa così tanta paura la solitudine? Perché non è nella nostra natura; facciamo benissimo ad avere paura della solitudine perché siamo fatti per la comunione, siamo fatti per la comunità, siamo fatti per la relazione, anche se è difficile e Dio solo sa. Possiamo anche stare bene soli, ma la solitudine non esprime tutto quello che potrei essere, che solo nella relazione, nel contatto potrei fare. Ecco allora questa pagina, questo mistero grande di chi è Dio; Dio è festa, danza, e mi chiede di entrare in questa festa, in questa danza.

Questo potrebbe diventare la Chiesa, noi Chiesa, un gruppo di persone, uomini e donne che non si sono scelti ma che sono stati scelti per stare col Signore, annunciare la parola e liberare le anime dalle tenebre dentro. In questa domenica allora festeggiamo ciò che potremmo diventare, in questa festa della Trinità diciamo finalmente che abbiamo capito chi è Dio anche se ancora non lo abbiamo compreso nel senso di posseduto ma almeno sappiamo, e non perché siamo dei geni ma perché Gesù è venuto a raccontarcelo, che sono fatto a immagine di una danza, sono fatto a immagine di una relazione e che quindi solo nella relazione, solo nel mantenimento della diversità possiamo veramente vivere una vita che in qualche modo ha il sapore di divino.

Allora una buona domenica della Santissima Trinità perché possiamo davvero sperimentare nella quotidianità, nelle relazioni, in questo sogno di Dio, in questa profezia di un mondo diverso che potrebbe essere una comunità cristiana, una parrocchia, un’associazione, un gruppo, un movimento. Il nostro mondo è talmente rissoso, è talmente spaventato, è talmente brutale, che abbiamo bisogno un urgente assoluto in questo momento di tornare ad essere uno come Gesù ha voluto. Allora proviamo a vivere in questi giorni con l’idea enorme, magnifica, che siamo fatti a immagine di questa danza. Buona domenica!

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