Il MUDIS, Museo Diocesano Ischia, è un’attitudine al bello, un ritorno alle origini, il riscoprire casa; uno slancio nel futuro passando dal trapassato remoto, non senza essersi soffermati sulle tracce di quel che è stato e averne colto, e apprezzarne, i prodomi di quel che potrebbe essere. Il MUDIS è ristoro dei periodi difficili, non da ultimo quello che ci ha costretti all’isolamento a causa del covid, è conforto di quelli che sembrano proprio non voler passare ed è sostegno dei sogni di chi investe nell’8xMille, coltivando giorno per giorno, sguardo per sguardo, mattone su mattone, la visione di un mondo migliore. Rendere la Terra un posto più bello, passa anche dall’arte che custodisce le bellezze che nel tempo, si sono espresse in vario modo sopravvivendo a secoli e secoli di vita.
Con l’8xMille, parte dell’ex palazzo del seminario di Ischia è stato rinnovato e riutilizzato, ottimizzando e sfruttando i molteplici spazi prima destinati a poco e che ora si sviluppano su 4 livelli, due dei quali, il primo ed il quarto – quest’ultimo anche soppalcato -, adibiti a museo (il MUDIS, appunto) che impreziosiscono le opere esposte.
Al piano terra troviamo resti paleocristiani e il nostro fiore all’occhiello, il sarcofago di Bethesda, prima custodito negli appartamenti privati del Vescovo e ora, per decisione di Mons. Pietro Lagnese che lo ha fortemente voluto, ripulito e messo a disposizione di tutti, sotto le luci della ribalta che merita.
Al quarto piano, una serie di quadri di altissimo valore storico e artistico, insieme a paramenti e oggetti sacri, fanno bella mostra insieme al panorama al quale si affacciano. Il gioco di luci, tra natura e chiaroscuro, rende più che gradevole la visita e la vista.
Al secondo ed al terzo piano sono stati sistemati i vari uffici, salette per riunioni e archivi, di Uffici pastorali e non, che rendono più agevoli e fruibili gli incarichi diocesani.
Se è vero come è vero che l’arte fa stare bene, ci riconcilia con gli affanni del tempo e le stagioni che passano, che è “terapeutica” e quindi medicamentosa, val bene la citazione di Dostoevskij secondo il quale la “bellezza salverà il mondo”.