Poco più di vent’anni fa, dalla unione del liceo classico “Scotti” con il liceo scientifico “Einstein” nasceva il Liceo Classico-Scientifico “Scotti-Einstein”. Una idea nata da un dimensionamento, foriera tuttavia di resilienza ed espansione, come il tempo, del resto, ha dimostrato. Crescendo, il virgulto modificava il nome e si arricchiva di percorsi, a testimonianza del fatto che rientra nella natura di ogni adolescente, evolversi e provare a costruire le relazioni che un giorno si ritroverà a vivere da adulto. Il liceo cresce con i ragazzi che crescono nel liceo.
Da Liceo Statale Ischia, il nostro è stato intitolato a “Giorgio Buchner”. L’ufficialità di un percorso del quale abbiamo già ampiamente parlato su queste pagine è stata conferita mediante una cerimonia che ha coinvolto vari aspetti e toccato punti più e meno nevralgici che ci accompagnano alla suggestione di un liceo che, da martedì 12, avrà vent’anni per sempre.
Vent’anni come quei giovani marinai che cercavano la salvezza dopo il naufragio di cui narra il “Cratere del Naufragio”, (utilizzato nei suoi molteplici elementi a decorazione delle pareti dell’edificio) e che lottavano con tutte le forze per farsi strada tra pesci predatori e rovine della nave in procinto di affondare, pur di raggiungere la riva. Meta di chi ha lottato per attraversarla, questa vita, qualche volta minata di insidie. Vent’anni (o forse la metà) come quelli del fanciullo il cui corredo funebre era caratterizzato dalla famosa coppa di Nestore che, stilizzata, è stata assunta a logo del liceo.
Vent’anni per sempre come il brano di Eros Ramazzotti nel ricordare un’amica che è andata via per sempre.
Il Liceo avrà vent’anni per sempre come Manuel che il ventesimo compleanno non lo festeggerà mai più e che quest’anno si è diplomato nel cuore e nella mente di ogni suo coetaneo con cui ha vissuto gli anni più belli, carichi di speranza, di curiosità ed esperienze. Manuel per sempre che quest’anno è stato accanto a ciascuno di loro mentre si confrontavano con gli esami scritti, e nella mente di ognuno di loro mentre si mettevano alla prova con l’esposizione orale. Per sempre come l’attimo di eterno che ciascuno di loro, adulti e adolescenti, ha sentito vibrare nell’anima quando c’è stato il commiato.
Sotto le toghe da maturati, nella maglietta bianca con la sua foto impressa e soprattutto nell’abbraccio a ciascuno di loro che la mamma di Manuel ha voluto dare, per ricevere ancora una volta e per sempre l’abbraccio di quel figlio che continuerà a vivere in ogni ragazzo che uscirà da quel Liceo.
“Liceale per sempre”, diranno i familiari sul noto social; “Manuel per sempre”, aggiungiamo sommessamente noi, come se o nella speranza che, essere Manuel possa diventare un’abitudine, nel suo stile di vita, nella sua giovialità, nel suo essere determinato e non per questo non immerso nella sua età, nel suo essere entusiasta, curioso, attento, sensibile. Un’attitudine alla vita, all’adattarsi alle circostanze che la crescita impone, ed evolversi, spiccando un volo che, francamente, è parso un po’ troppo in alto. Manuel hai francamente esagerato!
Avrebbe festeggiato la maggiore età quando è salito in Cielo: in molti, coetanei, non hanno voluto festeggiare la loro di maggiore età per vicinanza all’amico di sempre, al Manuel per sempre. Ricco di intensità malcelate il momento del ricordo, della commemorazione, della celebrazione, con le sue foto in loop ed i ragazzi carichi di emozione, un misto tra rivalsa per avercela fatta e nostalgia per quel che sarebbe potuto essere e per quel che invece non è stato. Ma Manuel c’era e rimarrà liceale per sempre, accompagnando – nel cuore di chi lo ricorderà – all’età adulta, al percorso universitario, al mondo del lavoro. E la sua mamma e i suoi cari in quel misterioso viaggio tra terra e cielo, dove i figli in Paradiso diventano un gancio tra la terra e il cielo e un paio di ali che alle volte consentono di spiccare il volo verso l’alto e qualche volta di ritornare a planare sulle vicende della terra.
La Preside Assunta Barbieri ha fortemente voluto questo momento di unione e compartecipazione che ha visto coinvolte varie realtà presenti sul territorio, ciascuna carica di storia e di memoria. Ha dato altresì l’annuncio della nascita di un nuovo percorso che arricchisce il Liceo Buchner: il liceo musicale. Un tempo, alle scuole medie, la materia che vi sottendeva e ne preparava eventuali aspiranti, si chiamava Educazione Musicale, quasi ad educare l’orecchio ai suoni elevati che compongono una melodia. Il giro armonico della serata, dopo la solennità dell’Inno di Mameli, lo struggimento delle bottiglie di spumante stappate con così tanto vigore da far saltare i tappi fino al Cielo, si è concluso con il simbolo del silenzio, dopo tutto l’inutile vociare; della quiete, dopo le tante tempeste e i nubifragi; della pace, in risposta alle guerre che insanguinano il mondo; della speranza, quando sembra che la disperazione prenda il sopravvento; del ristoro quando c’è bisogno di ritemprarsi dalle fatiche a cui spesso lo stare al mondo ci sottopone: simbolo di rinascita e fecondità: un albero di Ulivo piantumato all’ingresso del Liceo.
Emblema e metafora presente sin dalla preistoria, passando per il libro della Genesi e poi Omero, tante volte presente sui quei banchi di scuola, transitando per l’antica Grecia, i cui reperti, dalla coppa di Nestore al Cratere del Naufragio, oggi sono assunti a simbolo del Liceo intitolato all’Archeologo che ne riscoprì il valore restituendolo agli onori che meritano.
L’albero dell’ulivo crescerà rigoglioso e i suoi rami, difficili da scalfire, si annodano tra loro con il tempo, gli anni, costruendo l’unione e la forza che si auspica in chi esce dal liceo, con l’augurio, da parte della redazione che ogni adolescente resti per sempre un solido e robusto, ma non per questo non malleabile, ramo di questo grande albero della vita.