Omelia di Mons. Pascarella in occasione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani e festa di SS. Gioacchino e Anna, presso la Parrocchia di Fiaiano
Gen 18,20-32; Col 2,12-24; Lc 11,1-13
Nel corso della sentita novena per la festa di Sant’Anna presso la Parrocchia di Fiaiano e in occasione della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, il Vescovo Gennaro ha presieduto la celebrazione eucaristica di domenica 24 luglio, svoltasi presso il campetto sportivo “Giovanni Paolo II” e concelebrata dal parroco don Pasquale Trani e da padre Roman.
Un rito vuoto
«Ogni Eucarestia è un incontro speciale con il Signore, egli ci dona sè stesso, la sua vita divina, ci unisce profondamente a lui, fino a trasformarci in lui».
Così il Vescovo ha aperto la sua omelia, rinnovando un pensiero che egli non si stanca di ripeterci con amorevole affetto: l’amore del Signore per noi è grande, anzi, sovrabbondante! E si rinnova specialmente in ogni Eucarestia! Ma di fronte al esso noi, spesso, – ha detto – rimaniamo indifferenti. Siamo infatti presi dai problemi della nostra vita quotidiana, ci chiudiamo in noi stessi dimenticandoci dell’amore di Dio, lasciando in tal modo sfiorire la relazione con lui. In questo processo di decadimento la Messa diventa un obbligo, un “rito vuoto”, ha precisato il Vescovo, dal quale non prendiamo il necessario nutrimento spirituale.
Fede e preghiera
Di fronte a questa situazione nella quale rischiamo spesso di ritrovarci, il rimedio viene dalla Parola, che va accolta attraverso la fede. La fede ci consente infatti di entrare nel mistero di Dio, di comprendere il dono di Dio che si offre a noi sotto la forma del pane e del vino, ma soprattutto ci consente di entrare in relazione con Lui. La corretta strutturazione di una buona relazione con il Signore è il vero fulcro su cui la Chiesa ci ha invitati a riflettere domenica scorsa. Più precisamente la Liturgia della Parola di domenica invitava infatti a puntare l’attenzione anche e soprattutto su un altro formidabile strumento che ci apre la strada alla relazione con il Signore: la preghiera. A tal proposito, e prima di farci entrare nella bellezza del Padre nostro, evidenziato nel celebre brano del Vangelo di Luca, dove Gesù, sollecitato dai discepoli, lascia loro la famosa preghiera, il Vescovo ha voluto ricordare un santo napoletano, S. Alfonso Maria de Liguori, che in un piccolo libretto dal titolo “Del gran mezzo della preghiera”, precisava che «La preghiera per il cristiano è come l’aria per il corpo: se manca l’aria il corpo non vive, se manca la preghiera lo spirito non vive». E sottolineava anche la necessità di un esercizio quotidiano e costante affinché la vita spirituale rimanga viva. Ecco quindi che il Vangelo di Luca ci presenta Gesù che prega e ci offre la possibilità di apprendere il modo migliore per pregare e, come già detto, di entrare in relazione con il Signore. Gesù – ha ricordato il Vescovo – pregava sempre, la preghiera ha accompagnato tutta la sua vita, soprattutto nei momenti più difficili: «È nella preghiera e nel rapporto che attraverso di essa stabiliva con il Padre celeste, che Gesù trovava la forza e il coraggio di vivere la sua missione e di viverla con decisione, soprattutto nell’ora più difficile, la sera prima di morire». In tal modo egli ha trovato la forza di realizzare il progetto di Dio, che prevedeva la sua morte in croce per la nostra salvezza, dimostrazione dell’amore eccedente di Dio per l’uomo, che ha trasformato la croce da strumento di morte in segno di amore.
Il Padre nostro, come pregare
Dopo queste premesse il Vescovo ha illustrato nel dettaglio alcuni passi della celebre preghiera, per renderci maggiormente consapevoli del suo valore. Gesù infatti, nell’insegnarla ai discepoli che, incantati dal modo con cui lui si raccoglieva in dialogo con il Padre gli chiedono di poter fare lo stesso, ha lasciato un vero vademecum che illustra come pregare. Innanzitutto la preghiera non deve essere prolissa, ma essenziale e fatta di parole semplici – infatti il Padre nostro è molto chiaro e breve – deve essere rivolta – ha raccomandato Gesù – , e dobbiamo farlo come suoi figli, al Padre, non ad una autorità fredda e senza nome, noi infatti siamo tutti suoi figli grazie al dono del Battesimo e siamo, per tale motivo, degni di sentirci come Gesù il giorno del suo Battesimo, poiché – ha precisato Mons. Pascarella – anche per noi quel giorno Dio ha pronunciato la frase “Questo è il mio figlio prediletto”. Ma anche qui c’è da fare una precisazione e c’è una domanda che dobbiamo porci: «Che idea di Dio ci portiamo nella nostra vita? È il Dio che ci ha svelato Gesù, che è amore e misericordia? Quando ci relazioniamo con lui lo pensiamo come padre, riusciamo a credere che lui ci accoglie sempre a braccia aperte, anche se siamo come il figliuol prodigo?».
Cosa chiedere, come chiedere, pensare agli altri
Cosa chiedere a un padre pronto ad accoglierci a braccia aperte? Innanzitutto che sia santificato il suo nome, cioè che tutta la Chiesa, cioè tutti noi, siamo degni e santi come lui è santo e poi che venga il suo regno, che si realizzi il suo progetto di pace, giustizia, amore e gioia attraverso la nostra azione. Chiediamo poi che ci venga dato il nostro pane quotidiano, cioè che non manchi mai l’essenziale per vivere dignitosamente e soprattutto che non ci manchi il pane eucaristico, e chiediamo che ci vengano perdonati i nostri peccati, ma affinché poi noi facciamo lo stesso con gli altri. Infine chiediamo di non essere abbandonati alla tentazione, tenuto conto della nostra inguaribile fragilità. È la Prima Lettura, tratta dal libro della Genesi, che – attraverso il dialogo tra Abramo e Dio, nel quale Abramo tenta, invano, di perorare la causa delle città di Sodoma e Gomorra e scongiurare la loro distruzione -, ci insegna come dialogare con Dio e ci educa al livello superiore della preghiera: «Nostro padre Abramo ci insegna che dobbiamo avere con Dio un dialogo senza paura e non dobbiamo avere paura di chiedere troppo. Abramo ci ricorda l’importanza della preghiera di intercessione: porsi davanti a Dio per pregare per gli altri».
La forza debole della preghiera
Noi invece, di solito, – ha detto il Vescovo – riteniamo che la preghiera sia inutile. Così ci ha benevolmente provocati: Preghiamo con insistenza per la pace? per coloro che soffrono? Perché le menti dei potenti siano correttamente illuminate? Crediamo alla forza debole della preghiera, che è disarmata?». Gesù ci insegna innanzitutto che la preghiera è una forza. Siamo capaci di usarla correttamente?
Il valore dei nonni e degli anziani
Il Vescovo Gennaro ha voluto concludere con una chiosa finale e ha ricordato la ricorrenza della seconda Giornata mondiale dei nonni e degli anziani voluta da Papa Francesco. Non si tratta certo di una occasione per ricordare semplicemente la figura dei nonni e degli anziani ‘tout court’, per aggiungere l’ennesima festa alle tante già esistenti, ma piuttosto di un importante promemoria per noi tutti. Tutti abbiamo avuto dei nonni, tutti abbiamo avuto l’esperienza di sedere sulle loro ginocchia per apprendere l’eredità, cioè la loro competenza e conoscenza. Ad ognuno di noi tocca di fare lo stesso, da nonno e da anziano, nella consapevolezza che la vecchiaia non è la fine della vita, l’ultimo capitolo, ma piuttosto la conclusione degna di un onorevole viaggio, un cammino non verso il nulla, ma verso l’incontro finale con il Signore. «Dunque la vecchiaia è tempo preziosissimo, ‘noviziato per la vita eterna’, prospettiva di vita, cammino verso la pienezza finale. Chiediamo, per intercessione dei santi Gioacchino ed Anna, che il Signore ci aiuti ad essere almeno un po’ come loro e soprattutto come Maria, prima e vera discepola di Gesù, donna di speranza, che ama e crede».