Un santo particolarmente significativo per i nostri tempi sarà proclamato domenica 9 ottobre da papa Francesco. Si tratta di Giovanni Battista Scalabrini, consacrato vescovo di Piacenza a soli 36 anni, che dedicò tutta la sua vita ai migranti, fondando anche varie congregazioni e associazioni per il loro sostegno.
Orizzonti missionari
Giovanni Battista Scalabrini nacque l’8 luglio 1839 in Italia, a Fino Mornasco (Como). Entrato in seminario all’età di 18 anni, fu ordinato sacerdote nel 1863. Il suo cuore batteva per orizzonti missionari. Si iscrisse pertanto all’Istituto per le Missioni Estere di Milano, ma l’allora vescovo di Como, Giuseppe Marzorati, lo chiamò ad insegnare nel seminario di S. Abbondio del quale divenne in seguito rettore.
In profondo ascolto della realtà
Nel 1870 fu inviato come parroco a S. Bartolomeo, una parrocchia di periferia. Scalabrini fu un attento ascoltatore della realtà che lo circondava e fece giungere la sua vicinanza e solidarietà agli operai ed operaie che perdevano il lavoro. A Como in quegli anni tenne undici conferenze sul Concilio Vaticano, apprezzate dalla Santa Sede, e scrisse il Piccolo Catechismo per gli Asili d’Infanzia.
Un vescovo attento a tutti
Nel gennaio del 1876, a soli 36 anni, fu consacrato vescovo di Piacenza, una diocesi molto ampia, che Scalabrini percorse attraverso ben cinque visite pastorali. Si fece “prossimo del prossimo” con la predicazione, le lettere pastorali e numerose opere caritative. Si dedicò instancabilmente ai poveri, soprattutto nella carestia del 1879-1880, in cui vendette anche il calice e i cavalli. Fondò l’Istituto Sordomute (1879) e l’Opera Pro Mondariso (1903) per l’assistenza religiosa, sociale e sindacale delle lavoratrici stagionali, addette alla coltura del riso in Piemonte e in Lombardia. Ai temi sociali dedicò anche il libro Il socialismo e l’azione del clero. Celebrò tre sinodi, uno dei quali interamente dedicato all’Eucaristia, mistero di comunione, e promosse il primo Congresso Catechistico Nazionale.
Una visione profetica della realtà migratoria
Di passaggio alla stazione di Milano, emblematico fu il suo incontro con i migranti diretti verso le Americhe. Fu colpito fortemente da questo fenomeno di massa della fine dell’Ottocento. Ne studiò le dinamiche, tenne numerose conferenze per sollecitare l’intervento del governo e della società civile, si impegnò per una giusta legislazione. Fondò la Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo (1887), delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo (1895) e la Società San Raffaele (1889), una associazione laica attiva nei porti di imbarco e sbarco. Infine, raccomandò al papa l’istituzione di un ufficio centrale della Santa Sede per la cura dei migranti di ogni provenienza. La sua visione delle migrazioni, capace di riconoscere insieme ai problemi anche le risorse, è ancora oggi molto attuale. A lui si ispira l’istituto secolare delle Missionarie Secolari Scalabriniane, sorto nel 1961 in Svizzera.
Il “padre dei migranti” proclamato santo
La sua straordinaria attività di pastore, le numerose iniziative sociali ed il suo farsi “tutto a tutti” scaturivano da una forte contemplazione, che trovava il suo nutrimento nell’Eucarestia, nell’accoglienza della croce (Fac me cruce inebriari) e in un amore filiale verso Maria. Morì il 1° giugno 1905. Papa Giovanni Paolo II lo proclamò beato il 9 novembre 1997. Il 9 ottobre 2022 sarà proclamato Santo da Papa Francesco.