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La superbia sconfitta dall’umiltà

Durante la catechesi del mercoledì Papa Francesco ha continuato a trattare l’argomento sul discernimento: «Oggi vorrei, in maniera quasi complementare, sottolineare che un buon discernimento richiede anche la conoscenza di sé stessi. Conoscere sé stesso. E questo non è facile. Il discernimento infatti coinvolge le nostre facoltà umane: la memoria, l’intelletto, la volontà, gli affetti. Spesso non sappiamo discernere perché non ci conosciamo abbastanza, e così non sappiamo che cosa veramente vogliamo. Avete sentito tante volte: “Ma quella persona, perché non sistema la sua vita? Mai ha saputo quello che vuole …”. Senza arrivare a quell’estremo, ma anche a noi succede che non sappiamo bene cosa vogliamo, non ci conosciamo bene. Alla base di dubbi spirituali e crisi vocazionali si trova non di rado un dialogo insufficiente tra la vita religiosa e la nostra dimensione umana, cognitiva e affettiva. Un autore di spiritualità notava come molte difficoltà sul tema del discernimento rimandano a problemi di altro genere, che vanno riconosciuti ed esplorati. Così scrive questo autore: «Sono giunto alla convinzione che l’ostacolo più grande al vero discernimento (e a una vera crescita nella preghiera) non è la natura intangibile di Dio, ma il fatto che non conosciamo sufficientemente noi stessi, e non vogliamo nemmeno conoscerci per come siamo veramente. Quasi tutti noi ci nascondiamo dietro a una maschera, non solo di fronte agli altri, ma anche quando ci guardiamo allo specchio» (Th. Green, Il grano e la zizzania, Roma, 1992, 25). Tutti abbiamo la tentazione di essere mascherati anche davanti a noi stessi. La dimenticanza della presenza di Dio nella nostra vita va di pari passo con l’ignoranza su noi stessi – ignorare Dio e ignorare noi -, ignoranza sulle caratteristiche della nostra personalità e sui nostri desideri più profondi. Conoscere sé stessi non è difficile, ma è faticoso: implica un paziente lavoro di scavo interiore». 

Il Poverello d’Assisi era povero fino in fondo, da giovane ricco era considerato dai suoi concittadini il “Re delle feste”, ma durante il suo percorso di santità vedeva sempre più chiaro in sé stesso quanto fosse misero davanti alla maestà di Dio, tanto da considerarsi un nulla, un verme e un peccatore della peggior specie. Nella Vita Seconda di Tommaso da Celano si racconta di come il santo si definiva: “Fattosi giorno, ritorna il compagno, e trovando il Santo prostrato davanti all’altare, aspetta fuori del coro e anche lui nel frattempo si mette a pregare fervorosamente, davanti ad una croce. Rapito in estasi, vede fra tanti seggi in cielo uno più bello degli altri, ornato di pietre preziose e tutto raggiante di gloria. Ammira dentro di sé quel nobile trono, e va ripensando tacitamente a chi possa appartenere. Ma nel frattempo sente una voce che gli dice: «Questo trono appartenne ad un angelo che è precipitato, ed ora è riservato all’umile Francesco».

Rientrato in sé stesso, il frate vede Francesco che ritorna dalla preghiera. Gli si prostra subito dinnanzi, con le braccia in forma di croce, e si rivolge a lui non come ad uno che viva sulla terra, ma quasi ad un essere che regni già in cielo: «Prega per me il Figlio di Dio, Padre, che non tenga conto dei miei peccati».

L’uomo di Dio gli tende la mano e lo rialza, sicuro che nella preghiera ha ricevuto una visione.

Alla fine, mentre si allontanano dal luogo, il frate chiede a Francesco: «Padre, cosa ne pensi di te stesso?». Ed egli rispose: «Mi sembra di essere il più grande peccatore, perché se Dio avesse usata tanta misericordia con qualche scellerato, sarebbe dieci volte migliore di me».

A queste parole, subito lo Spirito disse interiormente al frate: «Conosci che è stata vera la tua visione da questo: perché questo uomo umilissimo sarà innalzato per la sua umiltà a quel trono che è stato perduto per la superbia»” (FF 707).

Papa Francesco conclude: «Non dimenticatevi! L’altro giorno abbiamo parlato della preghiera; oggi parliamo della conoscenza di sé stessi. La preghiera e la conoscenza di sé stessi consentono di crescere nella libertà. Questo, è per crescere nella libertà! Sono elementi basilari dell’esistenza cristiana, elementi preziosi per trovare il proprio posto nella vita. Grazie».

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