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Le conseguenze del peccato originale nella nostra vita

adamo eva colgono la mela

Il tutto nasce, ancora una volta, dalla domanda su sé stessi e sulla relazione di fiducia (o meno) nei confronti di Dio e della sua Parola.

Dal capitolo terzo del libro della Genesi emerge che il primo peccato, modello di ogni peccato, porta a delle conseguenze oggettive che non sono “punizioni” di Dio, ma frutto della scelta dell’uomo. Il brano di riferimento (Gen 3,7-19), fa sì che Dio faccia prendere atto all’umanità di che cosa il peccato è capace, di quale sia la sua forza intrinseca e di rottura relazionale, inizialmente non troviamo condanne, né punizioni, ma solo la dimostrazione concreta di come i rapporti cambiano, poiché la punizione del male è la conseguenza stessa del male. Il racconto si sofferma sul tema delle relazioni perché il problema del male diventa sempre un problema di giustizia, dove per giustizia nella Scrittura si intende la “giusta relazione con l’altro” e non un fatto puramente giuridico.

Il racconto, perciò, denuncia come ci sia un cambiamento delle relazioni: con Dio, con il creato, con sé stessi, con l’altro. Il racconto biblico descrive dettagliatamente l’immediata conseguenza della “caduta” dei progenitori: la conoscenza di essere nudi, il coprirsi, il nascondersi davanti alla presenza di Dio. La conseguenza è che i progenitori non diventano come Dio, ma simili all’animale; non conoscono bene/male nella sua totalità (eternità, onnipotenza, onniscienza), ma sperimentano di essere nudi, come lo stesso serpente.

Anche prima lo erano e non ne provavano vergogna a motivo della fiducia reciproca, ma solo ora si ritrovano sul serio uno di fronte all’altra tanto che si coprono, poiché nel mondo della bramosia, dell’egoismo, non esiste fiducia quando si sbaglia. Se i limiti e i punti deboli vengono esposti, l’altro potrà farsene gioco, sfruttarli a proprio profitto e a spese di colui che è nudo; per questo motivo c’è la necessità di coprirsi, a volte di non essere più veri ma di apparire indossando delle maschere. Ma tutto questo porterà anche alla distanza o alla rottura delle relazioni: falsità, astuzia, sfiducia, sfida, paura, vergogna, barriere. Ecco come il peccato è entrato nel mondo, causando quel caso che ancora oggi è sotto i nostri occhi.

Il tutto nasce, ancora una volta, dalla domanda su sé stessi e sulla relazione di fiducia (o meno) nei confronti di Dio e della sua Parola. Perché non accogliendo Dio si entra in relazione con questa invincibile bramosia, pensando che non c’è niente di male, che non faccio male a nessuno, il famoso “una volta e basta”, “sono caduto già nelle sue mani”, perché sono parole che stordiscono e discostano dalla realtà, presentandomi Dio come un mio rivale che vuole limitare la mia libertà, che vuole evitare che io sia felice, realizzato. Così ognuno di noi si ritrova schiavo della sua bramosia, che promette l’illusione di essere come Dio.

Fonte: Paolo Morocutti – Sir

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