Commento al Vangelo Mt 3,1-12
È cominciato l’Avvento. Tranquilli, passerà anche questo e ci lascerà esattamente come ci ha trovati. Si dice che arrivi tanta bellezza, che venga colui che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” e metterà la vita di Dio nell’uomo. Ah sì? Interessante… ma il rischio è questo, che anche questo avvento non ci serva a niente; che sia l’ennesimo atto formale, liturgico, pre-panettone.
Poi passerà il Natale, arriverà la Quaresima, la Pasqua e il dono dello Spirito e noi saremo sempre gli stessi mezzi cristiani. Mai del tutto. Ecco allora capiamo l’arrivo del Battista, un uomo da un carattere scolpito, un uomo cresciuto nel deserto, alla scuola della parola, un uomo lontano dal tempio e dalle sue liturgie ormai ingessate senza più Dio, un uomo diffidente da coloro che si credono i padroni di tutto. Compare dal nulla questo uomo forgiato come i profeti dell’Antico Testamento, vestito come essi in particolare come il profeta Elia, un uomo che ha la forza di richiamare le coscienze, un uomo che ha la capacità di fare accorgere gli altri della vita.
Sì, ha la capacità di svegliarci, noi addormentati, assuefatti da un modo di fare che preferisce la morte e non la vita. È il Battista che occuperà la gran parte dell’Avvento, è l’uomo della sveglia, è l’uomo che ci insegna a camminare nella luce. Matteo comincia il suo vangelo dicendo che compare dal nulla: quando uno non si aspetta più nulla, improvvisamente da quel nulla compare qualcosa, qualcuno.
Quanto è vero questo anche nella nostra vita: una porta aperta, un messaggio, un abbraccio, una parola, un evento, un amore, un’amicizia. Sì, l’avvento ha la capacità di risvegliare speranza, dare vita. Giovanni Battista da buon Padre spirituale ci parla di due cose importanti: della nostra identità e di quello che potremmo fare con la nostra vita.
Il Battista pronuncia questa espressione: “razza di vipere”. Egli chiama il male con un nome. Cosa è una vipera? La vipera è un serpente infido, velenoso; te la trovi nascosta anche nei centri abitati. La vipera è capace di strisciare, avvicinarsi, morderti e lasciarti del veleno. il Battista non dice che siamo delle vipere (in alcuni casi direi proprio di sì) ma ci dice che siamo una “razza”, discendenti di comportamenti che sanno di vipera. Purtroppo, ci portiamo dietro tanti comportamenti ambigui, striscianti, velenosi che rendono la nostra vita infida.
Sarebbe bello oggi riconoscere la vipera che mi abita dentro. Non continuiamo a portarci dietro gli stessi atteggiamenti perché il risultato è l’ira imminente. Questa è la seconda espressione che usa il Battista in questa domenica. Cosa è questa ira imminente? È Dio che si vendica? È Dio che dà castighi? Ma Dio non è una vipera! Ci sono alcune cose che ci allontanano dall’amore e ci avvicinano all’ira. Ci sono atti che nella nostra vita portano tanto disordine.
Nella Scrittura l’ira di Dio non è un sentimento di Dio, non è un momento di arrabbiatura attribuito alla divinità ma è un’espressione chiave che ci dice che cosa succede quando rifiutiamo il bene nella nostra vita, quando rifiutiamo di cambiare: la realtà diviene ostile. Lo vediamo: tanta gente è arrabbiata con tutto e con tutti, ma semplicemente perché il loro mondo interiore è sottosopra. Quando viviamo nell’ipocrisia, nel veleno quotidiano, nella falsità, allora la nostra vita diventa iraconda, difficile, produce infelicità, diventa ostile.
Ci siamo addestrati nell’arte ipocrita di vivere con compromessi, pensando che quello che faccio tanto non farà niente di male. Abbiamo bisogno della scure, di quella scure del Vangelo che ci indica di non vivere più così! Chiediamo al Signore la voglia di vivere bene e di amare: tutto questo purifica il cuore! Quando Giovanni Battista conoscerà Gesù anche per lui arriverà il momento di purificare il cuore. Vedrà un uomo portare il regno di Dio in modo completamente diverso da come lo aveva annunciato.
E anche per il Battista si aprirà una porta. Buona domenica!
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L’arte di non far passare l’avvento invano!
Commento al Vangelo Mt 3,1-12
È cominciato l’Avvento. Tranquilli, passerà anche questo e ci lascerà esattamente come ci ha trovati. Si dice che arrivi tanta bellezza, che venga colui che “battezzerà in Spirito Santo e fuoco” e metterà la vita di Dio nell’uomo. Ah sì? Interessante… ma il rischio è questo, che anche questo avvento non ci serva a niente; che sia l’ennesimo atto formale, liturgico, pre-panettone.
Poi passerà il Natale, arriverà la Quaresima, la Pasqua e il dono dello Spirito e noi saremo sempre gli stessi mezzi cristiani. Mai del tutto. Ecco allora capiamo l’arrivo del Battista, un uomo da un carattere scolpito, un uomo cresciuto nel deserto, alla scuola della parola, un uomo lontano dal tempio e dalle sue liturgie ormai ingessate senza più Dio, un uomo diffidente da coloro che si credono i padroni di tutto. Compare dal nulla questo uomo forgiato come i profeti dell’Antico Testamento, vestito come essi in particolare come il profeta Elia, un uomo che ha la forza di richiamare le coscienze, un uomo che ha la capacità di fare accorgere gli altri della vita.
Sì, ha la capacità di svegliarci, noi addormentati, assuefatti da un modo di fare che preferisce la morte e non la vita. È il Battista che occuperà la gran parte dell’Avvento, è l’uomo della sveglia, è l’uomo che ci insegna a camminare nella luce. Matteo comincia il suo vangelo dicendo che compare dal nulla: quando uno non si aspetta più nulla, improvvisamente da quel nulla compare qualcosa, qualcuno.
Quanto è vero questo anche nella nostra vita: una porta aperta, un messaggio, un abbraccio, una parola, un evento, un amore, un’amicizia. Sì, l’avvento ha la capacità di risvegliare speranza, dare vita. Giovanni Battista da buon Padre spirituale ci parla di due cose importanti: della nostra identità e di quello che potremmo fare con la nostra vita.
Il Battista pronuncia questa espressione: “razza di vipere”. Egli chiama il male con un nome. Cosa è una vipera? La vipera è un serpente infido, velenoso; te la trovi nascosta anche nei centri abitati. La vipera è capace di strisciare, avvicinarsi, morderti e lasciarti del veleno. il Battista non dice che siamo delle vipere (in alcuni casi direi proprio di sì) ma ci dice che siamo una “razza”, discendenti di comportamenti che sanno di vipera. Purtroppo, ci portiamo dietro tanti comportamenti ambigui, striscianti, velenosi che rendono la nostra vita infida.
Sarebbe bello oggi riconoscere la vipera che mi abita dentro. Non continuiamo a portarci dietro gli stessi atteggiamenti perché il risultato è l’ira imminente. Questa è la seconda espressione che usa il Battista in questa domenica. Cosa è questa ira imminente? È Dio che si vendica? È Dio che dà castighi? Ma Dio non è una vipera! Ci sono alcune cose che ci allontanano dall’amore e ci avvicinano all’ira. Ci sono atti che nella nostra vita portano tanto disordine.
Nella Scrittura l’ira di Dio non è un sentimento di Dio, non è un momento di arrabbiatura attribuito alla divinità ma è un’espressione chiave che ci dice che cosa succede quando rifiutiamo il bene nella nostra vita, quando rifiutiamo di cambiare: la realtà diviene ostile. Lo vediamo: tanta gente è arrabbiata con tutto e con tutti, ma semplicemente perché il loro mondo interiore è sottosopra. Quando viviamo nell’ipocrisia, nel veleno quotidiano, nella falsità, allora la nostra vita diventa iraconda, difficile, produce infelicità, diventa ostile.
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Don Cristian Solmonese
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