Le consacrate della Diocesi di Ischia
Domenica 4 dicembre 2022 presso l’Episcopio sono ripresi i ritiri della Vita consacrata della Diocesi di Ischia. Religiose, laiche consacrate, donne in formazione si sono incontrate per vivere una giornata insieme, una giornata di sororità scandita dalle lodi, dalla meditazione del Vescovo mons. Gennaro Pascarella, dalla S. Messa e dal pranzo comunitario. Ed è stato anche simpatico rimettere insieme tutto in ordine, come in famiglia.
Nella meditazione il Vescovo Gennaro ci ha parlato del fondamento della nostra speranza: la resurrezione, ossia la certezza che il Signore è risorto, che Lui è vivo e c’è. E – ci dice s. Paolo – se Cristo è risorto anche noi risorgeremo.
Con l’incarnazione, con il Natale, il Figlio di Dio ha assunto la nostra umanità. Lui vuole entrare nella nostra vita e noi, accogliendolo, diventiamo suoi testimoni e annunciatori.
“Dio ti ama!”, questo è il suo messaggio fondamentale. “Cristo ti salva!”, per tirarci fuori dalla schiavitù del peccato e della morte. “Egli vive!”, perché presente in mezzo a noi e in ciascuno di noi.
Dio non ci mette paura, ma certamente ci vuole avvertire: “Svegliati, sta attento”, sii pronto per quando vengo e verrò, prega e sappi che anche il grido è preghiera.
Vigilare vuol dire attendere con impegno perché ogni momento può essere incontro con Lui, un incontro che dà vita. Perché l’uomo è fatto per la vita, non per la morte. E in ciascuno di noi c’è il desiderio di eternità.
Con la sua morte ha distrutto la morte, con la sua resurrezione ci ha donato la vita, allora possiamo esclamare con lo Spirito: “Abbà, Padre!”
Come vivere, dunque, questo tempo di attesa? Cercando e accogliendo il Signore, invocandolo mentre ci è vicino. Perché siamo chiamati ad accogliere tre venute di Gesù: 1) quella in umiltà presso la grotta di Betlemme; 2) la venuta nella gloria, alla fine dei tempi; 3) quella di ogni giorno, nella nostra vita.
Dio è nascosto, c’è, non viene nelle grandi cose. Ci parla e ispira le nostre azioni. Dio viene. Anche se non lo vedo, viene. E noi dobbiamo essere attenti al nostro prossimo in difficoltà senza aspettare che ci chieda aiuto perché alla fine della nostra vita saremo giudicati sull’amore. Le lampade che le vergini sagge, provviste anche di riserva, tengono accese contengono infatti l’olio della fede e dell’amore.
Senza la carità nulla vale. “Amarti mi importa, mio Dio, ora, qui”. E chi non ama il fratello che vede, non ama Dio che non vede.
Siamo tutti chiamati a costruire la nostra casa sulla roccia, cioè su Gesù e la sua parola, la quale va ascoltata, meditata, ruminata, vissuta. Saremo beati se la ascoltiamo e la mettiamo in pratica. Quindi siamo desti, pronti, a Lui che verrà! Come Maria, donna dell’attesa operosa.
Giovanni il Battista, profeta di cui ci parla oggi il Vangelo, parla a nome di Dio. I falsi profeti sono invece quelli che portano a sé. “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Mt 3, 3) vuol dire fare un passo avanti nella conversione tutti i giorni. È un cammino, sapendo che il Signore ci è vicino con la sua tenerezza e misericordia. Allontaniamo il successo a tutti i costi, il potere a discapito dei deboli. La salvezza non viene da automatismi religiosi, perché anche dalle pietre il Signore può risuscitare figli.
Fare la volontà del Padre: questo è importante. Maria Immacolata, la Madre e la Sorella nostra, la Discepola obbediente, la Donna della speranza e della fede incrollabile ci assista tutti e ci conduca per mano per metterlo in pratica!