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Omelia del Vescovo Gennaro in occasione dell’ordinazione diaconale di Paolo Buono

9 dicembre in Cattedrale – Mc 10,43-44

Le vie del Signore sembrano imprevedibili e imperscrutabili, soprattutto a chi non ne comprende la logica, ma esse sono sempre fruttuose per chi le segue con fede.

E così, mentre ancora asciughiamo le lacrime per i luttuosi eventi che hanno indelebilmente scosso la nostra amata isola, mentre ancora risuonano le parole pronunciate durante le esequie delle prime vittime della frana, la Diocesi gioisce per il dono che il Signore ha elargito ancora una volta: il diaconato del caro Paolo Buono, che il 9 dicembre scorso ha raggiunto una nuova tappa nel cammino verso il presbiterato per le mani di Mons. Pascarella. Circondato dall’affetto della sua famiglia, degli amici e dei presbiteri, Paolo ha potuto toccare con mano anche l’affetto del Vescovo, che, come padre buono, gli ha ricordato che è possibile gioire anche nel dolore se la nostra fonte è la certezza dell’amore di Dio, quell’amore che viene ricordato dal brano del Vangelo scelto per la celebrazione (Gv 15,9-17), dove Gesù ricorda “Come il Padre ha amato me, così io amo voi”.

C’è dunque un parallelismo tra l’amore che Dio ha per noi e quello che, come in una azione di travaso e riversamento, noi dobbiamo avere per gli altri: “Amatevi tra voi come io ho amato voi” dice Gesù nello stesso passo del Vangelo. E dunque quella è la fonte della gioia eterna, in grado di farci superare e sopportare il dolore: «A meno che il Signore non ci stia facendo sperimentare la notte oscura, la causa principale della tristezza è che non dimoriamo in lui, nel suo amore», ha detto il Vescovo, ricordando che la fiducia nell’amore di Dio ci consente anche di superare un altro ostacolo che si presenta a chi deve affrontare imprese complesse nel nome di Dio, come quelle che senza dubbio attendono un futuro presbitero: la mancanza di fiducia nelle proprie capacità, nelle proprie forze.

È quello che ci ricorda il brano scelto dal Libro di Geremia (Ger 1, 4-9), dove il profeta, a Dio che gli rivolge la parola per conferirgli il mandato di “profeta delle nazioni”, risponde di non saper parlare, di essere troppo giovane e inadeguato, insomma rifiutando il mandato senza esitazioni. La soluzione sta sempre nella fede nell’amore di Dio: «Quando il Signore chiama, dona anche la forza per realizzare la missione legata alla chiamata», poiché Dio ha un progetto specifico per ognuno di noi e non ci chiede mai ciò che è superiore alle nostre forze.

Rivolgendosi direttamente a Paolo, il Vescovo lo ha esortato ad aver uno stile di vita degno del Vangelo, avendo come icona di riferimento la lavanda dei piedi, un gesto fondamentale per capire lo spirito di servizio che deve animare ogni buon cristiano e soprattutto un diacono e futuro presbitero: «Sei chiamato ad essere ad immagine di Gesù, che non venne per essere servito, ma per servire» e infine, consegnandogli il libro dei Vangeli, gli ha ricordato che con il diaconato assume il compito di essere annunciatore: «Credi sempre in ciò che proclami, tu presti la tua voce al Signore, che parla a te e attraverso te alla comunità che ti ascolta. Credi in ciò che leggi e vivi ciò che insegni e ricorda che ciò che ti è donato non è solo per te, ma per tutti». Il Vescovo ha poi concluso invocando su Paolo l’intercessione di Maria, «serva del Signore, che ha speso tutta la vita per suo figlio».

Ci uniamo alla gioia per il prezioso dono che il Signore ha voluto farci.

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