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Il natale di Dio sei tu!

Commento al Vangelo Gv1,1-18

Siamo qui, amici, a dirci anche oggi, quest’anno, nonostante tutto, la più grande notizia della storia: Dio nasce nella carne! È qualcosa di eccezionale, che va oltre i nostri schemi mentali, al di là di una scena presepiale, delle nostre preparazioni in Chiesa o a casa, dei nostri pranzi o delle nostre tombolate. Questa notizia ha a che fare con la nostra carne, non con cose che abbiamo inventato noi. In questo giorno ascolterete il prologo di Giovanni.

L’evangelista all’inizio del suo vangelo scrive un grande prologo con il quale anticipa e riassume tutta la notizia del suo vangelo: “Abbiamo visto la sua gloria!”. In questo testo, che non ha niente a che fare con il racconto che abbiamo ascoltato nella notte di Natale, ci viene detto che tutto è stato creato attraverso la Parola e questa Parola dà vita e sostanza all’universo. Anche noi siamo nati da una parola di nostra madre e nostro padre. Hanno detto un sì, hanno sognato e hanno dato la carne al loro sogno. Quel sogno alimenta tutta la vita dei nostri genitori.

Così, la Parola eterna, Gesù Cristo è il motivo della nostra nascita, la sostanza della nostra vita, il dinamismo vitale di ogni uomo ed ogni donna. In questo testo infatti ascolterete concetti concatenati tra di loro sapientemente: vita, creazione, luce e tenebre. La vita è una luce che viene da Dio. Questo discorso può sembrarci strano, lontano dalle nostre storielle di Natale ma questo testo giunge al culmine nel v. 14 che è il cuore del mistero che celebriamo: “E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Si queste parole si incarnano, diventano carne, visibile, tangibile. Chi scrive questo testo dice: “Noi abbiamo contemplato la sua gloria!”.

Che cosa è questa gloria? La gloria di Dio è nient’altro che conoscerlo veramente. Dio non è un concetto astratto, lontano, ma un bambino da accogliere, nato in circostanze umili nel kaliuma (la stanza degli attrezzi da lavoro) a Betlemme. È cresciuto tra noi! La carne degli uomini è la tenda, la casa dove si nasconde la divinità di Dio. E la carne di Gesù è uguale alla nostra: debole, fragile, può ferirsi, ammalarsi, sente fame, sete, dolore; la carne di Gesù fa l’esperienza della solitudine, dell’amicizia, dell’amore, della delusione, della bellezza, dello stupore, della gioia. La carne nella Bibbia è segno della debolezza, della fragilità.

Dio viene a sposare tutto questo, viene ad imparare dagli uomini tutto questo. Il testimone che ha scritto questo vangelo ci dice che è tutto vero! Ha toccato quella carne, ha sentito parlare quella carne, ha abbracciato quella carne, ha guardato in croce quella carne. Guardando il Bambino di Betlemme oggi voglio dire: Quanto mi ami Signore! Quanto mi vuoi bene! Quanto ti sei fatto vicino! Se credo alla carne di Gesù, allora comincio a capire anche la mia, comincio a vedere dietro i limiti delle mie ferite, della mia fragilità, della mia debolezza, vedo la gloria di Dio. La gloria di Dio è l’uomo vivente. Guardando il bambino di Betlemme comincio a capire chi sono io: creatura amata, redenta; vedo la mia dignità. Allora è importante avere carne ed essere vivi. Vorrei oggi dire a tutti come ha fatto San Giovanni Paolo II: “Vale la pena di essere uomo perché tu, Gesù, sei stato uomo!”. C’è un ultimo elemento che vorrei sottolineare in questo Vangelo: “A quanti lo hanno accolto”. Più volte il vangelo parla di questa accoglienza. A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figlio. Accogliendo la novità della carne, del Natale ti accorgi del grande dono della figliolanza.

Questo bambino è venuto a prenderti con lui: l’uomo diventa Dio. Il potere della figliolanza è il potere di vedere la propria vita, le persone intorno e Dio in un modo tutto nuovo, fiorito, così come ci guarda Dio. Vorrei provare a spiegarvi questa cosa con l’immagine dei pastori che abbiamo ascoltato nel Vangelo della notte: “I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto” (Lc 2,20). A che cosa è servito vedere il bambino ai pastori? Che cosa è servito vedere una mangiatoia, il più normale dei segni per loro? Pensate, corrono, vanno a Betlemme, il villaggio più vicino, bussano alla porta. Gli apre un giovanotto di 24 anni Giuseppe e li invita ad entrare. Lo vedono. Raccontano degli angeli.

Maria salta dalla sedia: da tempo aspettava qualche angelo che confermasse che tutto quello che stava vivendo non era follia o sogno. E arriva la conferma: attraverso il vestito logoro e il volto sporco di un gruppo di straccioni. Attenzione tornano al loro lavoro; il lavoro è lo stesso, la vita ugualmente meschina e miserina, ma il loro cuore non lo è più, è cambiato. Mi commuovo davanti a questo: tutto uguale ma con il cuore diverso.  Il potere di essere figlio è il potere di cambiare il proprio sguardo, la luce del nostro cuore può vedere al di là delle apparenze, al di là della carne. Puoi vivere la stessa vita di sempre ma con un cuore che batte diversamente.

A te di accoglierlo se vuoi, qui, adesso. Anche se il nostro cuore è pesante e vuoto, come una grotta, come una stalla. Come quella grotta. Trasforma quella grotta in una mangiatoia.

Il natale di Dio sei tu! Buon Natale!

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