Massimiliano Siragusa, Capitano di Vascello della nave più bella del mondo, l’Amerigo Vespucci, quell’otto settembre, vide da lontano i ragazzi del Nautico, accompagnati dalla Preside Giuseppina Di Guida al faro di Ischia, e volle mostrare loro la maestosità e l’imponenza del Veliero che il mondo ci invidia.
L’Amerigo Vespucci toccava le coste ischitane, il suo Comandante, scendendo a terra, si ritrovò un gruppo di giovani allievi dell’Istituto, in divisa; li osservò schierati, ad uno ad uno e disse “voi siete i miei futuri colleghi”.
Le schiene adolescenti ancora morbide per l’estate che non era finita, per le dormite fino a tardi e la leggerezza delle vacanze estive, improvvisamente si drizzarono, le gabbie toraciche si impettirono e la Preside deve aver pensato di aver avuto una buona idea a convocarli, su base volontaria, poiché la scuola sarebbe iniziata solo una settimana dopo.
Il Capitano di Vascello li guardò dritto negli occhi, strinse loro la mano, quasi a sugellare un patto solenne e silenzioso e disse loro “buon vento”.
In molti custodirono questo augurio nel cuore e tanti ne faranno tesoro per quando alla fine del percorso salperanno anche loro.
“Buon Vento” è l’augurio che usa chi generalmente naviga a vela, racchiudendo tuttavia profondità e latitudini che vanno oltre il mare, toccando coste e spazi che a vista sembrano non delinearsi facilmente.
Buon Vento a chi tenta l’impresa del mare, che, come ogni altra impresa, non necessariamente attiene alla sola sfera marinaresca ma a una più profonda accezione che coinvolge aspetti di più ampia portata.
L’Auspicio è che le correnti, quali che siano e da ovunque spirino, sappiano guidare il bastimento verso la meta prefissata.
E deve essere senz’altro nata così l’idea di superare confini e isole, e considerare il mare che bagna l’isola d’Ischia come un ponte che abbraccia quante più coste è possibile bagnare. I fatti recenti hanno portato un vento non proprio buono, una pioggia da tempesta che ha travolto, infrangendoli, sogni, bussole e bastimenti.
La preside, Giuseppina Di Guida, ha veicolato l’informazione per il sostegno alle popolazioni afflitte dalla calamità del 26 novembre e ne ha allargato i confini, semplicemente indicando la rotta per chi vorrà intraprenderla, per chi vorrà contribuire al salvataggio di quanto è ancora salvabile. E, sulla parola, c’è ancora molto da salvare.
La gente di mare sa che tutti gli sforzi, grandi o piccoli che siano, ognuno a seconda delle proprie possibilità, convergeranno in un unico bacino e nel luogo più sicuro per il sostegno a quanti hanno perso tutto.
Nasce così l’invito a indirizzare in poche e selezionate associazioni gli aiuti che gli altri istituti superiori della terraferma vorranno offrire. Prima tra tutti la Caritas diocesana che tanto si è spesa con i suoi volontari, compresi i nostri giovani studenti, nelle prime e nelle seconde operazioni di soccorso. A seguire gli altri enti come da circolare.
Buon vento a chi naviga e anche a chi con la solidarietà consente ad altri di poterlo fare.