Commento al Vangelo Mt 3,13-17
Eccoci, amici miei, in questa domenica in cui celebriamo la festa del Battesimo del Signore. Un salto di trent’anni ci riporta in uno dei momenti più importanti della vita di Gesù. Abbiamo lasciato il bambino adorato sulle braccia della madre ed ora lo ritroviamo in un momento cruciale della sua vita. è un momento unico, esaltante. È tempo di scelte per Gesù, è tempo di capire la sua strada, è tempo di seguire quella strada che lui ha sentito in quei lunghi anni nel deserto, luogo dove si forgiano i profeti, luogo dove ha vissuto con suo cugino, luogo dove ha sperimentato l’essenziale. Infatti per capire la propria strada c’è bisogno dell’essenziale, c’è bisogno di liberarci dallo stordimento degli oppiacei del mondo, c’è bisogno di sperimentare la forza del battesimo.
Perché un giovane non riesce a scegliere e a capire la sua strada? Perché stordito dalle mille sollecitazioni che lo destabilizzano, che non gli fanno capire qual è il buono e il bello che c’è dentro di lui, perché non lo fanno venire a contatto con le potenzialità che ha dentro di sé nel rendere la sua vita un segno concreto e visibile. Gesù ha vissuto alla scuola del Battista, alla scuola di questo grande cercatore di Dio. Giovanni ha fatto della sua vita il segno della ricerca di Dio, ha dato spazio alla ricerca di Dio dentro di sé, lasciando il mondo, la gloria del tempio, lasciando la sua fama di profeta (e lo era) per non essere scambiato per il Messia. Fa tutto questo per incontrare Dio. Bella questa pista: per trovare Dio devi necessariamente eliminare le distrazioni. Gesù ha vissuto alla scuola di tutto questo ed ora fa una cosa unica, assurda: chiede di essere battezzato. Si, la sua prima uscita pubblica: senza riflettori, senza miracoli, senza segni dal cielo, senza ingressi trionfali, ma in fila. Capite, in fila!
Aspettando il suo turno, come le code che facciamo noi alle poste, al supermercato o interminabili code autostradali. Lui si mette in fila con i peccatori e aspetta il suo turno. Gesù sceglie di cominciare da lì, dall’acqua sporca dove vanno i peccati degli uomini, Gesù decide di cominciare dalle spalle dei peccatori, degli ultimi, spalla a spalla con loro. Troppo imbarazzante per Giovanni Battista e anche per la Chiesa questa prima uscita di Gesù, troppo imbarazzante a tal punto che l’evangelista Matteo scrive questa sorta di dialogo tra questi due cugini per smorzare la fatica di comprendere questo momento. Al centro del dialogo c’è una domanda che rivela tutto lo stupore del Battista: Tu vieni da me? Tu vieni da me? Bellissima questa domanda. Non si capacita Giovanni Battista nel vedere il Messia, il Signore Gesù fra i penitenti, non si capacita.
Lui che da tempo lo cercava, lui che da tempo voleva incontrarlo, lui a cui ha preparato la strada, ora lo trova davanti a sé che gli chiede qualcosa che lui non aveva mai pensato. Lui che ha cercato tanto Dio si ritrova davanti il Dio che lo viene a cercare. Potremmo sintetizzare tutto il tempo di Natale con questa domanda: Tu vieni da me? Sì, Dio va a cercare Maria e le chiede di dargli una mano, Dio va a cercare Giuseppe dando un po’ di pace al suo tormentato cuore, Dio va a cercare i pastori muovendoli verso il Messia, Dio va a prendere i Magi. Sì, tu vieni da me? Tu Dio, l’Infinito, l’Assoluto, colui che ha creato questa meraviglia, vieni da me! Sì, lui viene da me e da te: questo è il grande messaggio che ti porta il Battista in questa domenica in cui celebriamo il battesimo del Signore. Viene lui, lui è venuto a cercarmi, è venuto a trovarmi: vi prego, lasciamoci trovare! Dove è venuto a cercarmi? Nell’acqua sporca della mia vita, dove io ho gettato la spugna, dove la vita mi ha messo, dove la fragilità del mio corpo mi ha ridotto, dove la mia incomprensione mi ha tolto la lucidità. Proprio in mezzo a quella melma con cui abbiamo a che fare ogni giorno con la vita! Le ferite sono porte aperte che scoprono in profondità ciò che siamo veramente e lì viene Dio.
Noi parliamo sempre male del dolore oppure troviamo degli escamotage per giustificarlo. Questo fin quando non soffri sul serio. Quando soffri, tutte le giustificazioni cadono. Cosa è il dolore? È la medicina che ci permette di liberarci dalla possessione di qualcosa o di qualcuno! E quelle ferite sono l’acqua del Giordano in cui Gesù sta in fila per avvicinarsi a te. Lasciati avvicinare! Tutto questo è rappresentato dall’acqua. Tutti i popoli, tutte le culture antiche vedono nell’acqua il simbolismo della morte, di lasciare andare qualcosa di sé. Cosa è il Battesimo? Buttare via ciò che hai di vecchio, quello che non va, quello che ti allontana, quello che crea una distonia profonda con la tua anima. Cosa devi buttare via allora? Hai fatto il tuo nuovo programma di vita? Infine in quell’episodio avviene una cosa stupenda: Gesù capisce chi è e il Padre gli conferma la scelta. “Questi è il figlio mio l’amato, il lui ho posto il mio compiacimento!” La voce del Padre chiarisce chi è Gesù e quale è il desiderio del Padre.
Perché il Padre si compiace di Gesù? Perché era suo figlio soltanto? No, perché Gesù sceglie di mettersi in fila con i peccatori. Quegli anni nel deserto, quegli anni di silenzio, di ricerca di Dio, alla scuola della parola, alla scuola del cugino hanno permesso al Figlio di capire e realizzare i sogni del Padre! Il Padre lo vede in fila con i peccatori e se ne compiace! Tutta la vita di Gesù sarà la fatica di parlarci del Padre e per quella fatica morirà. Butta qualcosa di te e impara il Padre. Questo nuovo anno abbia in te la fatica di questa ricerca!
Buona domenica!
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Lasciati trovare! Lasciati avvicinare! Lasciati cambiare!
Commento al Vangelo Mt 3,13-17
Eccoci, amici miei, in questa domenica in cui celebriamo la festa del Battesimo del Signore. Un salto di trent’anni ci riporta in uno dei momenti più importanti della vita di Gesù. Abbiamo lasciato il bambino adorato sulle braccia della madre ed ora lo ritroviamo in un momento cruciale della sua vita. è un momento unico, esaltante. È tempo di scelte per Gesù, è tempo di capire la sua strada, è tempo di seguire quella strada che lui ha sentito in quei lunghi anni nel deserto, luogo dove si forgiano i profeti, luogo dove ha vissuto con suo cugino, luogo dove ha sperimentato l’essenziale. Infatti per capire la propria strada c’è bisogno dell’essenziale, c’è bisogno di liberarci dallo stordimento degli oppiacei del mondo, c’è bisogno di sperimentare la forza del battesimo.
Perché un giovane non riesce a scegliere e a capire la sua strada? Perché stordito dalle mille sollecitazioni che lo destabilizzano, che non gli fanno capire qual è il buono e il bello che c’è dentro di lui, perché non lo fanno venire a contatto con le potenzialità che ha dentro di sé nel rendere la sua vita un segno concreto e visibile. Gesù ha vissuto alla scuola del Battista, alla scuola di questo grande cercatore di Dio. Giovanni ha fatto della sua vita il segno della ricerca di Dio, ha dato spazio alla ricerca di Dio dentro di sé, lasciando il mondo, la gloria del tempio, lasciando la sua fama di profeta (e lo era) per non essere scambiato per il Messia. Fa tutto questo per incontrare Dio. Bella questa pista: per trovare Dio devi necessariamente eliminare le distrazioni. Gesù ha vissuto alla scuola di tutto questo ed ora fa una cosa unica, assurda: chiede di essere battezzato. Si, la sua prima uscita pubblica: senza riflettori, senza miracoli, senza segni dal cielo, senza ingressi trionfali, ma in fila. Capite, in fila!
Aspettando il suo turno, come le code che facciamo noi alle poste, al supermercato o interminabili code autostradali. Lui si mette in fila con i peccatori e aspetta il suo turno. Gesù sceglie di cominciare da lì, dall’acqua sporca dove vanno i peccati degli uomini, Gesù decide di cominciare dalle spalle dei peccatori, degli ultimi, spalla a spalla con loro. Troppo imbarazzante per Giovanni Battista e anche per la Chiesa questa prima uscita di Gesù, troppo imbarazzante a tal punto che l’evangelista Matteo scrive questa sorta di dialogo tra questi due cugini per smorzare la fatica di comprendere questo momento. Al centro del dialogo c’è una domanda che rivela tutto lo stupore del Battista: Tu vieni da me? Tu vieni da me? Bellissima questa domanda. Non si capacita Giovanni Battista nel vedere il Messia, il Signore Gesù fra i penitenti, non si capacita.
Lui che da tempo lo cercava, lui che da tempo voleva incontrarlo, lui a cui ha preparato la strada, ora lo trova davanti a sé che gli chiede qualcosa che lui non aveva mai pensato. Lui che ha cercato tanto Dio si ritrova davanti il Dio che lo viene a cercare. Potremmo sintetizzare tutto il tempo di Natale con questa domanda: Tu vieni da me? Sì, Dio va a cercare Maria e le chiede di dargli una mano, Dio va a cercare Giuseppe dando un po’ di pace al suo tormentato cuore, Dio va a cercare i pastori muovendoli verso il Messia, Dio va a prendere i Magi. Sì, tu vieni da me? Tu Dio, l’Infinito, l’Assoluto, colui che ha creato questa meraviglia, vieni da me! Sì, lui viene da me e da te: questo è il grande messaggio che ti porta il Battista in questa domenica in cui celebriamo il battesimo del Signore. Viene lui, lui è venuto a cercarmi, è venuto a trovarmi: vi prego, lasciamoci trovare! Dove è venuto a cercarmi? Nell’acqua sporca della mia vita, dove io ho gettato la spugna, dove la vita mi ha messo, dove la fragilità del mio corpo mi ha ridotto, dove la mia incomprensione mi ha tolto la lucidità. Proprio in mezzo a quella melma con cui abbiamo a che fare ogni giorno con la vita! Le ferite sono porte aperte che scoprono in profondità ciò che siamo veramente e lì viene Dio.
Noi parliamo sempre male del dolore oppure troviamo degli escamotage per giustificarlo. Questo fin quando non soffri sul serio. Quando soffri, tutte le giustificazioni cadono. Cosa è il dolore? È la medicina che ci permette di liberarci dalla possessione di qualcosa o di qualcuno! E quelle ferite sono l’acqua del Giordano in cui Gesù sta in fila per avvicinarsi a te. Lasciati avvicinare! Tutto questo è rappresentato dall’acqua. Tutti i popoli, tutte le culture antiche vedono nell’acqua il simbolismo della morte, di lasciare andare qualcosa di sé. Cosa è il Battesimo? Buttare via ciò che hai di vecchio, quello che non va, quello che ti allontana, quello che crea una distonia profonda con la tua anima. Cosa devi buttare via allora? Hai fatto il tuo nuovo programma di vita? Infine in quell’episodio avviene una cosa stupenda: Gesù capisce chi è e il Padre gli conferma la scelta. “Questi è il figlio mio l’amato, il lui ho posto il mio compiacimento!” La voce del Padre chiarisce chi è Gesù e quale è il desiderio del Padre.
Perché il Padre si compiace di Gesù? Perché era suo figlio soltanto? No, perché Gesù sceglie di mettersi in fila con i peccatori. Quegli anni nel deserto, quegli anni di silenzio, di ricerca di Dio, alla scuola della parola, alla scuola del cugino hanno permesso al Figlio di capire e realizzare i sogni del Padre! Il Padre lo vede in fila con i peccatori e se ne compiace! Tutta la vita di Gesù sarà la fatica di parlarci del Padre e per quella fatica morirà. Butta qualcosa di te e impara il Padre. Questo nuovo anno abbia in te la fatica di questa ricerca!
Buona domenica!
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Don Cristian Solmonese
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