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Cari bambini, cos’hanno in comune una merla e la Candelora? Sono due ricorrenze vicine nel calendario, sì; infatti, i Giorni della Merla sono prima della Festa della Candelora, ma non è solo questo: entrambe ci parlano di luce e calore! I tre giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio: 29, 30 e 31 e sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno. Se ci facciamo caso, spesso è davvero così. Ma come mai si parla di una merla? Narra la leggenda che, proprio in questi giorni, a causa del gran freddo una merla coi suoi piccoli si rifugiò in un comignolo. Mamma merla e i piccolini stettero lì tre giorni, perché il gelo impediva loro persino di volare. Poi arrivò fortunatamente febbraio. Pallido fin che si vuole, ma il sole riuscì a ridare vita e speranza.

Merla e figlioletti poterono stiracchiarsi, riaprire le ali e volare. I tre giorni nel comignolo però avevano cambiato il loro piumaggio, divenuto scuro scuro per la fuliggine (fitta polvere nera che si deposita sui comignoli quando si accende il camino). Da allora i merli nacquero sempre neri! Cosa ci dice questa leggenda? Che non bisogna disperarsi, ma basta saper aspettare, facendo le scelte giuste, stando pronti ai cambiamenti ed il sole tornerà sempre a scaldarci anche dopo il freddo più glaciale! E la Candelora? Il 2 febbraio la Chiesa ricorda un avvenimento importante: la Presentazione di Gesù al Tempio.

Il Vangelo di Luca (Lc 2,22-40) racconta che Maria e Giuseppe, passati 40 giorni dalla nascita di Gesù, salirono fino al Tempio di Gerusalemme per consacrarlo (=offrirlo) a Dio, come chiedeva la Legge antica per ogni primogenito maschio. Questa data coincide anche con la Purificazione di Mariache, secondo le usanze del tempo, per ogni donna doveva avvenire 40 giorni dopo aver partorito un bambino. Quel dì, a Gerusalemme, Maria e Giuseppe incontrano Anna e Simeone. Anna era una vedova che da tanti anni viveva nel Tempio, servendo Dio; Simeone era un anziano buono e saggio che ben conosceva le scritture e, con gioia, aspettava la venuta di Gesù, il Messia.

Entrambi, quel giorno, Lo riconobbero nonostante fosse solo un bimbo in fasce e, Simeone, presolo in braccio, recitò una bellissima preghiera di ringraziamento a Dio per aver potuto vedere il “Salvatore del mondo; la luce per illuminare le genti”. Sulle parole di Simeone, cari bambini, la festa della Presentazione al Tempio viene anche chiamata Candelora (dal latino: candelorum=benedizione delle candele) perché il sacerdote benedice le candele come simbolo di “Gesù luce del mondo”. Ma perché Gesù viene proprio chiamato così? Facciamoci una piccola domanda: potremo stare senza luce? Ovviamente no. Senza luce tutto sarebbe al buio e non vedremmo nulla: i colori, il mare, il cielo, le persone. Nulla! Ma saremmo anche al freddo, perché la luce dona calore: pensiamo alle calde giornate estive o al semplice fuoco di un camino. Ma ancora di più: la luce dona vita!

Il sole scalda la terra e fa crescere i suoi semi che diventano fiori, alberi e frutti. Quindi, quanto è importante la luce? Tantissimo! E come noi non potremmo vivere senza luce, così non possiamo vivere senza Gesù che illumina i nostri cuori: li scalda, col Suo amore infinito; ci ridona nuova vita quando siamo tristi e stanchi. E anche quando intorno sembra sempre notte, Gesù è proprio come una candela che con la sua fiamma dona la speranza. E allora, bambini, sull’esempio di Gesù, e con Lui nel cuore, anche noi facciamoci luce per gli altri: accendiamo la candela della nostra vita e facciamola bruciare per illuminare chi ci è accanto con la luce di Gesù. Bastano piccoli gesti, lo diciamo sempre, perché è il Signore che ci guarda che li renderà grandi!

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