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Papa Francesco continua il nuovo ciclo di catechesi sull’evangelizzazione: «Mercoledì scorso abbiamo avviato un ciclo di catechesi sulla passione di evangelizzare, cioè sullo zelo apostolico che deve animare la Chiesa e ogni cristiano. Oggi guardiamo al modello insuperabile dell’annuncio: Gesù. … Così è Gesù, Parola eterna del Padre protesa a noi, comunicata a noi. Cristo non solo ha parole di vita, ma fa della sua vita una Parola, un messaggio: vive, cioè, sempre rivolto verso il Padre e verso di noi. Sempre guardando il Padre che Lo ha inviato e guardando noi a cui Lui è stato inviato. …Se infatti guardiamo alle sue giornate, descritte nei Vangeli, vediamo che al primo posto c’è l’intimità con il Padre, la preghiera, per cui Gesù si alza presto, quand’è ancora buio, e si reca in zone deserte a pregare a parlare con il Padre. Tutte le decisioni e le scelte più importanti le prende dopo aver pregato. Proprio in questa relazione, nella preghiera che lo lega al Padre nello Spirito, Gesù scopre il senso del suo essere uomo, della sua esistenza nel mondo perché Lui è in missione per noi, inviato dal Padre a noi. Ora, se vogliamo rappresentare con un’immagine il suo stile di vita, non abbiamo difficoltà a trovarla: Gesù stesso ce la offre, lo abbiamo sentito, parlando di sé come del buon Pastore, colui che – dice – «dà la propria vita per le pecore». … Se si sta con Gesù si scopre che il suo cuore pastorale palpita sempre per chi è smarrito, perduto, lontano. …».

Il Serafico Padre d’Assisi era sollecito a radunare i suoi frati quando necessitava di fare un Capitolo per discutere su come evangelizzare e anche semplicemente per incontrarsi, come fa il Pastore buono con le sue pecore: “Quando, con l’andar del tempo, i frati erano ormai diventati molto numerosi, il premuroso pastore incominciò a radunarli nel luogo di Santa Maria della Porziuncola per il Capitolo generale, in cui poteva assegnare a ciascuno di loro una porzione di obbedienza nel regno dei poveri, secondo la misura voluta da Dio. Alla Porziuncola vi era penuria d’ogni cosa; ma, benché qualche volta vi convenisse una moltitudine di oltre cinquemila frati, non mancò mai l’aiuto della Bontà divina, che procurava il sufficiente per tutti e a tutti concedeva la salute del corpo e sovrabbondante gioia di spirito. Ai capitoli provinciali, invece, egli non poteva essere presente di persona; ma si preoccupava di rendersi presente con sollecite direttive, con la preghiera insistente e con la sua efficace benedizione. Qualche volta, però, in forza di quella virtù divina che opera meraviglie, vi compariva anche in forma visibile. Durante il Capitolo di Arles, Antonio, allora insigne predicatore ed ora glorioso confessore di Cristo, stava predicando ai frati, servendosi come tema dell’iscrizione posta sulla croce: “Gesù Nazareno, re dei Giudei”. Ebbene un frate di virtù sperimentata, di nome Monaldo, si mise, per ispirazione divina, a guardare verso la porta della sala capitolare e vide con i suoi propri occhi il beato Francesco che, stando librato nell’aria con le mani stese in forma di croce, benediceva i frati. Tutti i frati, a loro volta, si sentirono ripieni di una consolazione spirituale così grande e così insolita che la ritennero una testimonianza con la quale lo Spirito li assicurava che il padre santo era veramente in mezzo a loro. Il fatto, però, in seguito venne comprovato non solo da attestazioni sicure, ma anche dalla testimonianza dello stesso san Francesco. Evidentemente quella forza onnipotente di Dio che concesse al santo vescovo Ambrogio di essere presente alla tumulazione del glorioso vescovo Martino, perché con pio ossequio potesse venerare il pio pontefice, rese presente anche il suo servo Francesco alla predica del suo verace araldo Antonio, perché potesse confermare la verità delle sue parole e in particolare di quelle che riguardavano la croce di Cristo, di cui egli era alfiere e ministro” (FF 1080). Papa Francesco conclude: «Chiediamo nella preghiera la grazia di un cuore pastorale, aperto, che si pone vicino a tutti, per portare il messaggio del Signore e anche sentire per ognuno la nostalgia di Cristo».

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