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Ben trovati, bambini! Marzo ‘ci fa l’occhiolino’ ricordandoci che ci avviciniamo sempre più alla primavera, ed in questa dolce attesa proseguiamo il nostro cammino quaresimale. Ma a cosa ci serve davvero la Quaresima? Abbiamo visto che indica i 40 giorni che ci dividono dalla Pasqua, e sappiamo che è il periodo più importante per noi cristiani, nel quale siamo invitati a pregare e a fare silenzio per scoprire, assieme a Gesù, cosa c’è nel nostro cuore.

È un Tempo speciale ma…tutto questo a cosa serve? Ci avete pensato? Magari qualcuno di voi lo ha fatto, ma per tutti gli altri, rispondiamo noi: la Quaresima ci prepara all’arrivo della Pasqua, è vero, ma ci aiuta anche a ricordare dove siamo diretti e qual è la nostra vera meta. E quale sarebbe? Il Paradiso. Anche Gesù ci tiene a ricordarcelo e lo farà proprio in questa Seconda Domenica di Quaresima:

“In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti»”.

Cari bambini, vi è mai capitato di combinare qualche piccolo guaio a casa, o a scuola, e venire presi in disparte dai genitori, o dalla maestra, con l’intento di spiegarvi perché quella cosa non doveva essere fatta? Sì, vero? Perfetto, in questo passo del Vangelo di Matteo, Gesù sta facendo la stessa cosa con gli Apostoli. Perché? Perché poco prima avevano discusso assieme a tutti gli altri discepoli per capire chi fosse il più importante tra di loro. E cosa c’è di male? Nulla, a dire il vero, se non per il fatto che dimostravano di essere stati molto superficiali non capendo niente di quello che Gesù stava dicendo loro quando parlava della sua vicina passione, morte e Resurrezione.

Vedete bambini, noi, come loro, siamo così presi dai nostri piccoli e grandi desideri giornalieri da dimenticarci perché siamo quaggiù. La vita nel mondo è un dono immenso dato dal Signore ed è bello provare a viverla al meglio, ma questo non vuol dire sforzarci di cercare solo la nostra soddisfazione! Perché il viaggio quaggiù è molto breve rispetto a quella che sarà la vera vita a cui siamo chiamati nei cieli. E i giorni che Dio ci ha donato servono a cercare di scoprire qual è la via giusta per arrivare in Paradiso. E quella Via si chiama Gesù.

Lui ci insegna che essere generosi, amichevoli, volenterosi nell’aiutare il prossimo non significa rinunciare ai propri sogni, anzi, significa condividerli con altri riconoscendo che tutti siamo fratelli; vuol dire scoprire la bellezza di camminare assieme facendoci forza l’uno con l’altro e sapendo che il Signore non ci abbandonerà mai, perché nel momento della difficoltà si chinerà su di noi e, tirandoci su, ci dirà di non temere. Perché quaggiù, bambini cari, ci saranno tante gioie e anche tante prove, ma nulla ci deve allontanare dalla certezza che Dio ci vuole bene ed è sempre con noi!

Per questo Gesù si mostra per quello che è, per questo dà un assaggio di Paradiso agli Apostoli e per questo, Dio, chiede loro di ascoltare il suo figlio prediletto. Perché la preoccupazione più grande del Signore è quella di non trovarci, un giorno, assieme a Lui nel Suo Regno, quel regno che ci ha preparato per essere amati e felici per l’eternità e nel quale è già pronto un posto: il nostro. Quel posto, cari bambini, non può essere di nessun’altro se non della persona alla quale è stato assegnato; quindi, perché lasciarlo vuoto?

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