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“La sua allieva Nicoletta Bertorelli ha scritto che lei era un in-segnante, uno che segna dentro”: la giornalista rivolge queste parole al professore Umberto Castaldi che i suoi studenti del liceo scientifico di Torino dopo 40 anni di ricerche hanno trovato, solo e in cura presso un ospedale lontano.
“Io – risponde il professore – ho insegnato filosofia, Platone dice che amare la filosofia significa amare la costruzione della nostra personalità e della nostra sensibilità e allora insegnarla mette a contatto con entrambe le cose, implica, consente, ed è la creazione di un rapporto profondo”. Ecco – aggiunge – perché “quando facevo lezione con loro mi batteva sempre il cuore. Forte. Fortissimo.”

Invece e a sua insaputa le ragazze e i ragazzi che lo ascoltavano avvertivano l’accelerazione dei battiti cardiaci: diversamente non avrebbero fatto quello che hanno fatto per incontrarlo. Il segno da lui lasciato è entrato in profondità ed è germogliato.

Tra le molte storie amare, quella scritta da una classe di liceo e dal professore che l’ha accompagnata nella crescita della coscienza diventa un motivo di fiducia e di speranza.

La notizia si affianca a un’altra, anch’essa di questi giorni, che riguarda Liliana Segre alla quale l’Università di Bologna ha assegnato la laurea honoris causa in scienze filosofiche.

“Quando decisi di diventare testimone della Shoah – dice nel ricevere l’attestazione – mi sforzai sempre di trasmettere soprattutto a ragazze e ragazzi il senso della necessaria unità di memoria e realtà, storia e vita. E questo mi sembra qualcosa che abbia un qualche valore anche in termini di filosofia morale”.
In molte altre occasioni il dialogo sull’essenziale della vita tra Liliana Segre e le giovani generazioni ha raggiunto livelli altissimi di reciproca stima.

Entrambe le notizie fanno emergere l’insegnamento come un atto di amore e raccontano di dialoghi intensi che hanno lasciato e lasciano un segno anche a distanza di molti anni perché le due parti narranti seppur lontane nelle età si scoprono vicinissime nel pensare, nell’interrogarsi, nel costruire un mondo aperto e riconciliato.

Le guerre, le ingiustizie, le indifferenze provocate dalla arroganza dei potenti e degli ignoranti costringono a chiedersi se tra le cause non ci sia anche il dissolversi della comunicazione tra generazioni, l’aver posto ai margini della società coloro che Nicoletta Bertorelli chiama “in-segnanti”, persone che lasciano ad altri un segno dentro e nello stesso tempo da altri lo ricevono.

Fonte: Paolo Bustaffa – Agensir

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