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I frati, apostoli di Cristo

Continuano le Catechesi del Papa: «Proseguiamo le catechesi sulla passione di evangelizzare: non solo su “evangelizzare” ma la passione di evangelizzare e, alla scuola del Concilio Vaticano II, cerchiamo di capire meglio che cosa significa essere “apostoli” oggi. La parola “apostolo” ci riporta alla mente il gruppo dei Dodici discepoli scelti da Gesù. A volte chiamiamo “apostolo” qualche santo, o più generalmente i Vescovi: sono apostoli, perché vanno in nome di Gesù. Ma siamo consapevoli che l’essere apostoli riguarda ogni cristiano? Siamo consapevoli che riguarda ognuno di noi? In effetti, siamo chiamati ad essere apostoli – cioè inviati – in una Chiesa che nel Credo professiamo come apostolica. Dunque, cosa significa essere apostoli? Significa essere inviato per una missione. … Un altro aspetto fondamentale dell’essere apostolo è la vocazione, cioè la chiamata. È stato così fin dall’inizio, quando il Signore Gesù «chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui».

Li costituì come gruppo, attribuendo loro il titolo di “apostoli”, perché stessero con Lui e per inviarli in missione.  San Paolo nelle sue lettere si presenta così: «Paolo, chiamato a essere apostolo», cioè inviato, e ancora: «Paolo, servo di Gesù Cristo, apostolo inviato per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio». …È una chiamata che riguarda sia coloro che hanno ricevuto il sacramento dell’Ordine, sia le persone consacrate, sia ciascun fedele laico, uomo o donna, è una chiamata a tutti. Tu, il tesoro che hai ricevuto con la tua vocazione cristiana, sei costretto a darlo: è la dinamicità della vocazione, è la dinamicità della vita…. Gli apostoli e i loro successori hanno avuto da Cristo l’ufficio di insegnare, reggere e santificare in suo nome e con la sua autorità. Ma anche i laici: tutti voi; la maggioranza di voi siete laici. Anche i laici, essendo partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, all’interno della missione di tutto il popolo di Dio hanno il proprio compito nella Chiesa e nel mondo».

Il primo capitolo dei “Fioretti” di San Francesco d’Assisi parla proprio della chiamata dei primi frati che, come gli apostoli, dovevano rendere gloria a Dio attraverso un’evangelizzazione coerente: “In prima è da considerare che ‘l glorioso messere santo Francesco in tutti gli atti della vita sua fu conforme a Cristo benedetto: chè come Cristo nel principio della sua predicazione elesse dodici Apostoli a dispregiare ogni cosa mondana, a seguitare lui in povertà e nell’altre virtù; così santo Francesco elesse dal principio del fondamento dell’Ordine dodici compagni possessori dell’altissima povertà. E come un de’ dodici Apostoli, il quale si chiamò Iuda Scariotto, apostatò dello apostolato, tradendo Cristo, e impiccossi se medesimo per la gola; così uno de’ dodici compagni di santo Francesco, ch’ebbe nome frate Giovanni dalla Cappella, apostatò e finalmente s’impiccò se medesimo per la gola. E questo agli eletti è grande esempio e materia di umiltà e di timore, considerando che nessuno è certo perseverare infino alla fine nella grazia di Dio.

E come que’ santi Apostoli furono a tutto il mondo maravigliosi di santità e d’umiltà, e pieni dello Spirito Santo; così que’ santi compagni di santo Francesco furono uomini di tanta santità, che dal tempo degli Apostoli in qua il mondo non ebbe cosi maravigliosi e santi uomini: imperò ch’ alcuno di loro fu ratto infino al terzo Cielo come santo Paulo, e questo fu frate Egidio; alcuno di loro, cioè fra Filippo Lungo, fu toccato le labbra dall’Agnolo col carbone del fuoco come Isaia profeta; alcuno di loro, ciò fu frate Silvestro, che parlava con Dio come l’uno amico coll’altro, a modo che fece Moisè; alcuno volava per sottilità d’intelletto infino alla luce della divina sapienza come l’aquila, cioè Giovanni evangelista, e questo fu frate Bernardo umilissimo, il quale profondissimamente esponea la Scrittura santa; alcuno di loro fu santificato da Dio e canonizzato in Cielo vivendo egli ancora nel mondo, e questo fu frate Ruffino gentile uomo d’Ascesi; e così furono tutti privilegiati di singolare segno di santità, siccome nel processo si dichiara” (FF 1826).

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