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Il volontariato “liquido”

Tra i giovani si diffonde un nuovo tipo di volontariato, praticato in maniera individuale e al di fuori delle organizzazioni

Il volontariato sta cambiando. Una situazione determinata dalle trasformazioni sociali, culturali ed economiche degli ultimi decenni, nonché dagli sconvolgimenti recenti (basta pensare alla pandemia, alla guerra in Ucraina, alla crisi energetica), come è stato sottolineato in occasione della Giornata internazionale del Volontariato. «Siamo probabilmente all’inizio di una nuova fase della storia del volontariato – ha precisato il coordinatore della Consulta Volontariato del Forum Terzo Settore, Franco Bagnarol –, che trova riferimento nel Codice del Terzo Settore (Decreto Legislativo 117 del 2017). La strada da percorrere da qui ai prossimi anni non è chiara.

Sono innanzitutto i protagonisti di oggi, i giovani, a doversi esprimere, a immaginare una strada e costruirla. Emerge la diffusione del cosiddetto “volontariato liquido”, ossia quello praticato sporadicamente e al di fuori delle organizzazioni. Le giovani generazioni dimostrano grande interesse per il sociale: s’impegnano per difendere i diritti e l’ambiente, hanno consapevolezza politica, reclamano valori. Ma chiedono anche spazi di libertà e la trasformazione di vecchie strutture per avere maggiori possibilità di esprimere la loro visione di futuro e di imprimere sulla società il loro segno attraverso l’attivismo, di realizzare una democrazia partecipata, di mettere in pratica la solidarietà a beneficio dei territori. I giovani volontari hanno davanti grandi sfide e grandi opportunità: una di queste è sicuramente l’amministrazione condivisa. Se realizzata, applicando davvero il principio costituzionale della sussidiarietà che ne è alla base, rappresenta un modo inedito e stimolante per costruire innovazione insieme agli enti pubblici. Insieme, Terzo settore e pubblica amministrazione, come soggetti con ruoli diversi ma stessa importanza, possono individuare soluzioni entusiasmanti».

Considerazioni simili sono state riportate nella ricerca universitaria “Volontari due volte. L’azione pro-sociale della Società di San Vincenzo De Paoli”, presentata in un recente convegno che si è svolto a Napoli. Le giovani generazioni, è emerso nello studio, talvolta preferiscono impegnarsi in maniera “individuale” e non si riconoscono in una forma associativa. Nel testo (edito nella Collana Saggi e Studi dell’Università degli Studi di Pisa) vengono riportate le conclusioni di una indagine statistica, coordinata dal professor Andrea Salvini, ordinario di Sociologia Generale nel Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, alla quale hanno partecipato oltre 1.300 consorelle e confratelli vincenziani in tutta Italia. La ricerca è stata guidata da Monica Galdo, membro della Giunta esecutiva della Federazione, che ha sottolineato l’importanza di stabilire delle linee guida per l’opera di volontariato della Società e predisporre un catalogo formativo di base, per rispondere all’esigenza di formazione emersa fortemente dall’indagine.

di Carlo Lettieri

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