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Per attraversare la sofferenza

Cari bambini, siamo arrivati ad un passo dalla fine della Quaresima, che ricordiamo finisce con il Giovedì Santo, perché stiamo entrando nella Settimana Santa che va dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua. Questa settimana, la più importante della vita di Gesù e della nostra, inizia con l’entrata di Gesù in Gerusalemme, dove resterà per tutti gli ultimi suoi giorni passati su questa Terra, e finisce con la Risurrezione di Gesù, che lo farà vivere per sempre, oltre il tempo, oltre il corpo umano. Gesù entra nella città in cui servirà i suoi amici lavandogli i piedi e in cui verrà appeso ad una croce, eppure sarà chiamato Re.

Un Re tanto atteso e tanto voluto. Pensiamoci: un Re che entra in una città; tutto è in festa, come oggi per cantanti, calciatori e attori. Tanta folla incuriosita, partecipe ed entusiasta. Tutti fanno di tutto per avvicinarsi e liberargli il passaggio! Forse siamo un po’ tutti così: ci aspettiamo tante cose da alcune persone, abbiamo tante attese e le ‘rovesciamo’ su chi arriva da noi. E questo è un Re anche un po’ particolare, però, un po’ diverso dai soliti… subito la città se ne accorge: “Come può quest’uomo qui, così tranquillo e mite, su di un’asinella, senza spada o lancia, essere il Re e colui che ci risolverà le cose? Come potrà darci la salvezza, uno così indifeso? Come può essere una star uno così silenzioso, che non fa selfie e non firma autografi? Forse troppo umano per essere il Messia?”.

Un po’ di sospetto e l’inizio della delusione ci coglie quando chi arriva non corrisponde proprio alle nostre attese. Forse, ci dice Matteo, è il caso di stargli ancora dietro e osservare le sue prossime mosse. “Arriva il Re, come avevano raccontato i vecchi, arriva finalmente uno che prenderà in mano la situazione e farà dei nostri nemici poltiglia!”. Sono tutti così elettrizzati perché c’è qualcosa di nuovo nell’aria; non lo siamo spesso anche noi? “Ma chi è questo tipo che è entrato oggi nella nostra città?”. Entrando in Gerusalemme, meta del suo viaggio, Gesù viene accolto in modo trionfale. Ma il suo è un trionfo apparente, perché di lì a poco ad attenderlo ci saranno i giorni dolorosi della Passione e morte in croce. Già, la croce! L’unica porta per attraversare la sofferenza.

È importante custodirla preziosa nel nostro bagaglio, perché è il segno distintivo del nostro essere cristiani, cioè persone amate in modo incondizionato (=senza aspettarsi nulla in cambio) da Dio padre e da Gesù. La croce: da strumento di morte, diventa per noi cristiani un segno di speranza, “l’assicurazione sulla vita”, perché ci garantisce che anche nei momenti più tristi in cui sperimentiamo le difficoltà, gli errori, le sofferenze, la paura e addirittura la morte, Gesù non ci abbandona perché è lì accanto a noi con il Suo amore per aprirci un “passaggio” verso la vita piena. Ricordate cosa significa questo? La vita compiuta, cioè veramente completa in Dio e con Dio.

Noi non saremmo nulla senza Dio, e a Dio ritorneremo. Non perché Lui sia geloso e ci voglia per sé, anzi, ma perché ci vuole felici, perché stare con Dio ci garantisce tutte le soluzioni per vivere i nostri giorni pieni di bene! Ecco dove è racchiusa la vera felicità! Ed ecco perché Gesù non è un Re come gli altri, ma è il Re dei Re perché ci vuole bene fino a morire per noi per aprirci le porte del Paradiso. Per ricordarci questo, recitiamo insieme questa piccola e bella preghiera: “Signore, anche noi come la folla ti attendiamo e forse ci aspettiamo una rivelazione in grande stile. Ma Tu entri in punta di piedi nelle nostre vite quasi a chiedere “permesso?”. Tu non ti imponi, non pretendi nulla, semplicemente Ti doni a noi. Insegnaci l’arte del dono gratuito e fa’ che sperimentiamo l’amore vero, che non è solo affetto o passione, ma desiderio di gioia e di vita per il prossimo.

Caro Gesù, quando ti guardiamo sulla croce vediamo le tue piaghe, le tue braccia distese e ci ricordiamo che Tu ci vuoi bene, perché ogni giorno ci avvolgi in un abbraccio tenerissimo di amore e dolcezza”. Amen!


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