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Ciao Bambini! Il momento è arrivato! Quale? Ma la Domenica delle Palme! Questo evento che vivremo proprio domenica 2 aprile, infatti, segna l’inizio dell’ultima settimana di Quaresima, la più importante: la Settimana Santa. Questi giorni che ci separano dalla Pasqua sono chiamati così perché ci fanno rivivere, passo passo, tutti i momenti della passione e morte di Gesù fino ad arrivare alla tanta attesa Resurrezione che celebriamo con la Pasqua del Signore. E la Pasqua, lo sappiamo bene, non solo celebra Gesù risorto, ma con Lui, e grazie a Lui, celebriamo la nostra salvezza dal peccato!

Prima di tutto questo, però, come abbiamo detto, vivremo la Domenica delle Palme che ricorda l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme accolto come un re tra canti gioiosi e palme sventolanti. In questo giorno anche noi faremo lo stesso in omaggio a Gesù, con in mano rami di ulivo o piccole palme che agiteremo in aria con gioia, e che il sacerdote passerà a benedire. Ma perché la folla faceva festa a Gesù? Perché tornava a Gerusalemme dopo aver viaggiato in altri luoghi compiendo tanti miracoli. La gente era venuta a sapere di questo e credeva che Lui fosse un grande profeta di Dio.

Gesù stesso sapeva cosa sarebbe accaduto e, poco prima di arrivare alle porte della città, prese in prestito un’asina e il suo puledrino così da poterci salire per entrare a Gerusalemme portato da loro, mentre veniva accolto dalla folla festante. Di sicuro l’asino non è nobile come il cavallo di un re, ma a quei tempi il cavallo, cari bambini, era il simbolo della guerra e della vittoria, mentre l’asino simboleggiava la pace e l’umiltà che sono il messaggio che Gesù voleva portare a tutti, perché capissero che la potenza del Figlio di Dio non sta nella forza, ma nell’amore e nella misericordia.

Ma ascoltiamo le parole dirette del Vangelo che sanno dirci molto di più di quello che abbiamo anticipato: “Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea»”.

Cari bambini, la cosa che ci dà un po’ da pensare è il comportamento della gente in festa che canta e chiama Gesù profeta a chi gli chiede chi sia. Questa gente sarà la stessa che qualche giorno dopo farà in modo che Gesù venga crocifisso al posto di Barabba, che era un ladro e un assassino. Davvero? E perché lo hanno fatto? Perché in realtà non credevano davvero in Gesù. Quello che hanno fatto, sia quando lo festeggiavano che quando lo condannavano, era semplicemente seguire quello che dicevano gli altri. Hanno creduto quando gli è stato detto che Gesù compiva miracoli e hanno creduto alle voci che dicevano che era un criminale che fingeva di essere il Figlio di Dio.

Insomma hanno fatto esattamente quello che fa una palma che viene sventolata in aria: siccome non ha volontà sua, cambia posizione in base a come si muove la mano che la tiene. Questo è il grande pericolo a cui possiamo andare incontro anche noi, cari bambini, perché se conosciamo Gesù, e lo conosciamo davvero, allora impariamo a volergli bene e a capire che non c’è nulla di negativo che gli altri ci possano dire che ci farà mai cambiare idea, perché siamo sicuri dell’Amore che Gesù prova per noi, esattamente come siamo sicuri dell’amore della nostra famiglia. E l’amore non è una palma: per quanto lo scuoti starà sempre fermo lì, nel nostro cuore.

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