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«Se ognuno fa qualcosa, si può fare molto»

giornata antonio riboldi

Don Antonio Riboldi e “Il coraggio tradito”

Incontro a Pozzuoli per ricordare il vescovo di Acerra

Una intensa mattinata, quella del 20 aprile, organizzata dalla Diocesi di Pozzuoli e voluta dal vescovo Gennaro Pascarella, che di Don Riboldi è stato per diciannove anni uno dei più stretti collaboratori in quegli uffici della Diocesi di Acerra che negli anni Ottanta era l’avamposto della lotta alle mafie, quando “parlare di camorra faceva paura e anche la Chiesa non era presente come oggi. Ricordo quel giorno, nel Duomo, quando Don Riboldi pronunciò la sua prima omelia anti-clan in un silenzio irreale, parole forti ripetute poi in un’assemblea studentesca da cui nacque il movimento e la mobilitazione narrata nel libro su Don Riboldi e il coraggio tradito”, ha raccontato monsignor Pascarella.

Con lui, il vescovo ausiliare Carlo Villano, che ha aperto il convegno: «Quando affermiamo di essere contro la camorra e l’illegalità – ha sottolineato il presule – lo dobbiamo dire concretamente con i gesti della nostra vita. Dobbiamo dire no alla violenza, dobbiamo dire no quando conosciamo situazioni d’ingiustizia; se voltiamo il capo da un’altra parte, stiamo tradendo il coraggio di don Riboldi. Si va contro queste dichiarazioni, ogni volta che ci si compromette con situazioni che non sono legali, anche nelle piccole cose, come andare in moto senza casco. Con le piccole illegalità alimentiamo chi non ci vuole bene e non ci permette di vivere come nel resto del Paese».

Nel suo testo, il giornalista Pietro Perone, a cento anni dalla nascita di Mons. Riboldi ripercorre le tappe essenziali dell’impegno per la legalità e la dignità umana di un profeta in senso biblico, perché ha dato speranza a un popolo, aiutandolo ad alzare la testa. La sua lotta avviò una presa di coscienza indispensabile per i successi giudiziari contro la camorra, ma restò anche, in parte, inascoltata. Voleva una riforma del vivere civile di Napoli, di tutta la Campania e del Mezzogiorno. E questa non è ancora venuta. Un libro per conoscere un eroe del passato, ma anche per scoprire quanto resta ancora da fare. A fianco di Perone, Paolo Siani, fratello del giornalista ucciso nell’85 dalla mafia: Giancarlo, “fratello maggiore” dei ragazzi che all’epoca scendevano nelle piazze per chiedere un futuro diverso.

Così, a quarant’anni dalla più grande mobilitazione giovanile che attraversò il Mezzogiorno dopo il Sessantotto (il 17 dicembre 1982 diecimila ragazzi in marcia “occuparono” Ottaviano, il regno del boss Raffaele Cutolo, guidati dal vescovo “don Antonio Riboldi”, come amava familiarmente farsi chiamare), gli allievi di alcuni Istituti superiori di Pozzuoli hanno rivolto una serie di puntuali domande al vescovo, all’autore e a Siani. Erano infatti giunti all’incontro dopo aver effettuato un approfondimento del testo, leggendolo, e analizzando video con interviste a don Riboldi, guidati dagli insegnanti, anch’essi presenti nel convegno.

Significativo l’intervento del capitano Marco Liguori, del Comando Carabinieri di Pozzuoli, che ha ricordato i passi avanti compiuti in questi anni nella lotta alla mafia, grazie ai numerosi arresti di personaggi di spicco delle organizzazioni criminali. «Ognuno deve fare la propria parte. Il “silenzio” uccide le idee – ha sottolineato il capitano – e non ci permette di affrontare questa tematica, di comprenderla e studiarla. Se 40 anni fa era importante parlarne, adesso è fondamentale parlarne con consapevolezza».

Anche il vicequestore Ludovica Carpino, del Commissariato P.S. di Pozzuoli, ha ribadito l’invito a riflettere sull’importanza del contributo di ogni cittadino per lo sviluppo e la rinascita del territorio. Carpino ha ricordato che è possibile scaricare l’app Youpol della polizia di stato, uno strumento utile e valido per segnalare, anche in modo anonimo, eventuali criticità.

Apprezzati i contributi di Marianna Sasso dell’ufficio per la pastorale Sociale, Giustizia e Creato della Diocesi di Ischia e dei rappresentanti ischitani della Polizia di Stato, il vicequestore Ciro Re e il viceispettore Maurizio Pinto. Con la delegazione di Ischia erano inoltre presenti Annalisa Leo di Raggio di Luce e Vincenzo D’Acunto di Itinerari.

All’incontro hanno partecipato inoltre il sindaco di Pozzuoli Luigi Manzoni, e il referente dell’Ufficio diocesano per la pastorale Sociale, Giustizia e Creato di Pozzuoli, Gennaro Campanile.

A chiusura dell’incontro, monsignor Gennaro Pascarella ha ricordato anche le figure di Madre Teresa di Calcutta e di don Pino Puglisi, facendo proprio un suo appello alla responsabilità dei singoli, “Se ognuno fa qualcosa si può fare molto”. Occorre partire dall’impegno personale quotidiano in famiglia o in classe, nel lavoro, con gli amici, nel “presente” per costruire un futuro migliore.

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