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Cura – Responsabilità – Conversione

Relazione II anno fase narrativa – giugno 2023

1) INCONTRARE

Nonostante nel nostro tempo ci sia un primato dell’occhio, della visione, dell’immagine, i testi sacri hanno sempre privilegiato l’udito rispetto alla vista. Dio incontra l’uomo, gli si manifesta specialmente attraverso la Parola.

Uno dei problemi facilmente riscontrabili che viviamo in maniera diffusa è la scissione che abbiamo fatto tra Parola di Dio/rivelazione/preghiera e vita quotidiana. Come se per poter ascoltare Dio bisognasse andare in un luogo speciale o chissà dove, staccati dalla vita ordinaria o come se gli eventi quotidiani – locali e globali – non fossero gravidi di un senso da scoprire. Con sguardo profetico dovremmo scorgere il messaggio di Dio in mezzo alle vicende ordinarie della vita del popolo in cui viviamo e nel tempo in cui viviamo.

In questi due anni, confrontandoci, ci siamo interrogati tante volte – Equipe diocesana, Uffici Pastorali, Comunità, Laici impegnati – su come “costruire” o anche solo immaginare la Chiesa di domani e la risposta che sempre torna è che la Chiesa deve imparare a dialogare e incontrare il mondo. Incontrare l’uomo del nostro tempo è incontrare Dio. Va ammesso che non eravamo pronti a tale comprensione della sinodalità e forse non lo siamo tutt’ora, in quanto manifestiamo una reale difficoltà a stare al passo, mostriamo una certa stanchezza e non sempre riusciamo a irradiare speranza e gioia per le strade del mondo, non sempre siamo disposti all’incontro.

Anche nelle nostre Comunità le persone gridano il loro dolore, e, per metterci in ascolto, dobbiamo saper parlare al mondo di oggi e comprendere che è mutato e che non è produttivo rimanere ancorati a logiche di un passato che francamente vengono lette dai più come anacronistiche e non generano alcun interesse. Per molti, dirsi cattolici è ancora una sorta di abitudine legata ad una morale generale. Secondo molti, questo contribuisce a dare alla società una certa solidità, ad essere dei “buoni cristiani”, ma senza veramente definire ciò che questo voglia dire.

2) ASCOLTARE

L’ascolto profondo come metodo è importante perché oggi non ci si può più accontentare di dare ordini o riceverne dall’alto verso il basso. In tutte le società, in politica, nelle imprese, quello che conta ormai è il mettersi in rete, attivare sinergie produttive. La Chiesa ha il compito di comprendere il cambiamento, accoglierlo e mettere in campo tutte quelle azioni necessarie per ridurre le distanze tra vita reale e liturgia.

La differenza rispetto al passato sta nel fatto che questa volta il cambiamento di civiltà ha una forza inedita. La Chiesa parla di una teologia che nessuno comprenderà tra venti o trent’anni. Per questo abbiamo bisogno di un nuovo linguaggio che deve essere fondato sul Vangelo, e la Chiesa tutta deve partecipare alla messa a punto di questo nuovo linguaggio, perché tutti i diversi contesti in cui i soggetti sono implicati sono luoghi di evangelizzazione ma anche di sperimentazione dello Spirito che sempre anticipa ogni missione. Ormai si è consolidato un nuovo modo di pensare e di apprendere e sono a disposizione di tutti noi inedite opportunità per stabilire relazioni e costruire comunione e non va sottovalutato che l’uomo abita questi nuovi linguaggi.

Occorre anche nelle piccole diocesi e comunità avere il coraggio di tradurre i nuovi linguaggi che usa il mondo in chiave pastorale aprendo orizzonti di senso e di valore. Ci siamo chiesti e dobbiamo ancora chiederci dove finiscono le parole che le chiese hanno ascoltato e perché a volte i processi comunicativi tra clero e laicato si interrompono; occorre sperimentare contaminazioni linguistiche senza paura di scandalizzare o perdere l’essenziale ed è necessario ancora riflettere sui tabù che ancora riguardano il linguaggio cristiano. Ed ecco che ‘’l’Ascoltare’’ tanto invocato in questo sinodo diviene capire dove sta andando il mondo, noi e le persone accanto a noi.

Bisogna tornare a vedere la Chiesa che sa ancora porsi al servizio del prossimo e il prossimo non è chi scegliamo noi, ma TUTTI (Discorso del Santo Padre Francesco ai partecipanti all’incontro nazionale dei referenti diocesani del cammino sinodale italiano del 25 Maggio 2023).

Il saper ascoltare passa anche attraverso la formazione, lo studio, l’esperienza, perché con maggiori conoscenze si comprende di più il nostro tempo e i suoi bisogni.

La Chiesa deve saper stare al passo con i cambiamenti culturali, non è il messaggio che deve cambiare, ma il modo in cui esprimerlo.

Ascoltare in maniera coerente, interiore, profonda, non selettiva diviene esigenza concreta, bussola per capire l’orientamento che assume il mondo anche nel nostro piccolo.

3) DISCERNERE

In quale direzione cammina la Chiesa di oggi? Quali sono gli aspetti più importanti della sua vita quotidiana nelle comunità locali, quali sono le priorità da considerare nell’azione pastorale?

 “I cantieri di Betania” con i loro tre ambiti di riflessione: il dialogo con i “mondi”, la Chiesa come “casa”, il legame tra Chiesa che serve e Chiesa che ascolta il Maestro, ci hanno aiutato ad esercitare il discernimento e a riflettere sul nostro essere – ma anche saper essere – comunità matura.  Parlare di maturità della fede, di fede matura, implica il fatto che la fede diviene, cambia, si evolve. La fede, dunque, è una realtà in divenire, in cammino che induce all’umiltà, alla mitezza e alla pazienza. Incontrando le parrocchie abbiamo imparato che molto difficile è anche custodire il bene e che l’unità all’interno della comunità ecclesiale è qualcosa di tutt’altro che statico o conservatore. Implica l’apertura allo Spirito Santo e il dinamismo della crescita. L’unità clero/laici va poi perseguita come dono da accogliere e compito da realizzare. Comunità matura è quella in cui le diverse componenti ecclesiali non si mettono a gareggiare tra loro, non entrano in concorrenza, non fanno paragoni, non stilano classifiche di merito, non si permettono di agire senza o contro o davanti, ma insieme e accanto. La comunità matura tende a suscitare la corresponsabilità di tutti e ciascuno, nel rispetto delle capacità e dei limiti, delle possibilità e dei talenti personali. La capacità di divenire soggetto di servizio verso gli altri, è indizio di maturità di una chiesa che ripudia il clericalismo autoritario da una parte e, dall’altra, la pigrizia della delega e della deresponsabilizzazione.

4) SCRUTARE I SEGNI DEI TEMPI

Il 26 novembre 2022 su uno dei nostri 6 comuni, Casamicciola Terme, si è abbattuto un evento calamitoso, una terribile alluvione che ha provocato 12 vittime, 5 feriti, 462 sfollati e 40 abitazioni colpite. Certi ma non ancora stimabili nella loro esatta dimensione i danni ambientali, sociali ed abitativi.

Sin dalle prime ore dall’accaduto ci fu chiaro che la salvaguardia della natura e dell’uomo su un territorio fragile come quello isolano era il cammino da intraprendere, quello non più rinviabile.

L’impatto violento di questa esperienza sulle persone, su un intero territorio e comunità ci ha costretti, come Chiesa in cammino, a una sosta e a una profonda riflessione.  

Nei giorni convulsi dell’alluvione la nostra Chiesa diviene casa per molti, mostra prontezza, non esita, apre i portoni, organizza i centri presenti sul territorio, scende tra la gente, si coordina con le associazioni, con i gruppi di volontari, attiva tutti gli strumenti a disposizione per garantire immediata solidarietà, presenza, vicinanza.

Sono stati giorni in cui la teoria è divenuta pratica e abbiamo ben capito che l’Ascolto vero non ammette fretta, né narcisismo, né giudizio, né formalismi; sono stati giorni in cui anche i pensieri si sono sporcati di fango, ma non ci siamo potuti sottrarre né distrarre e così sul buio del fondo abbiamo letto il disegno di Dio per noi.

L’INSEGNAMENTO

Solidarietà, accoglienza, bene comune, dignità della persona, saper essere Comunità e cura del territorio e più genericamente del creato sono l’ethos della Chiesa Sinodale pensata per noi.

Le occasioni di emergenza e di vicinanza agli ultimi sono state di impulso al rinnovamento ecclesiale, ma ora resta il problema di come trattenere ed elaborare in maniera corretta queste esperienze nell’ordinario poiché immatura resta ancora la visione di Chiesa in uscita.

L’ESPERIENZA e IL SOGNO

Il 21 maggio su impulso dell’Ufficio di Pastorale Sociale diocesano con il patrocinio del Comune di Ischia e del Movimento Mondiale Laudato Si insieme all’Ordine Francescano Secolare della Campania e a diverse associazioni ambientaliste abbiamo condiviso la “Passeggiata Laudato Si’”.

Nell’accogliere questo evento abbiamo avuto modo di sperimentare che la conoscenza del paesaggio diviene desiderio di tutelarlo e si traduce in azioni di cura, conversione ecologica delle nostre vite così da renderle ecosostenibili in armonia con le altre creature.

Cura – Responsabilità – Conversione sono le parole chiave.

Con forza abbiamo chiesto anche alle istituzioni locali di migliorare e investire sulla cura del territorio. Auspicabile è un “made in Ischia” etico e sostenibile che potrebbe diventare un modello idoneo per tanti, per migliorare convivenza e relazioni umane, tracciare rotte e navigare verso una ecologia integrale, capace di una rilettura dell’uomo in relazione con l’ambiente.

a cura di Pina Trani

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