Un approdo sicuro per i migranti in fuga – Dossier Campagna 8xmille 2023
«Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica è il simbolo di una Calabria che accoglie». È sintetizzato in queste parole di Monsignor Francesco Oliva, vescovo della Diocesi di Locri-Gerace, il senso di “Un Popolo per tutti”, progetto di accoglienza avviato dalla Caritas diocesana per promuovere la crescita di spazi di accoglienza e favorire l’inserimento sociale degli immigrati nel tessuto sociale ed economico della diocesi.
In questa striscia ionica, i frequenti sbarchi di migranti hanno dato il via, negli ultimi anni, a una vera e propria gara di solidarietà che ha visto la cittadinanza in prima linea per offrire aiuti e sostegno.
Arrivano infreddoliti e affamati, alcuni colpiti nel corpo e nell’anima dopo le numerose violenze subite. Soltanto chi riesce a sopravvivere alla traversata può lasciarsi finalmente alle spalle la paura di non farcela. Ad attenderli in porto i responsabili della prefettura e della Croce Rossa, e nei luoghi di accoglienza l’equipe della Caritas dedicata all’emergenza e al supporto logistico.
«Interveniamo su richiesta delle Forze dell’Ordine con i mediatori culturali, indispensabile ponte con le persone in accoglienza, per accertarne l’identità e i bisogni – sottolinea Carmen Bagalà, direttrice della
Caritas di Locri-Gerace – La mediazione è un’operazione delicata, che ci permette di capire le emergenze e di intervenire a supporto e in collaborazioni con gli Enti coinvolti, soprattutto in presenza di condizioni limite e nelle situazioni di diniego di richiesta di asilo. Il nostro progetto è rivolto a potenziare le attività della Caritas e delle associazioni in un circolo virtuoso che consenta di creare le condizioni per semplificare la vita delle persone accolte: dal loro arrivo e per tutto il periodo di permanenza sul territorio diocesano, mantenendo una dimensione di solidarietà e promozione della vita umana.»
Roccella e la Locride sono da trent’anni un polo di accoglienza, per i migranti provenienti soprattutto dalla rotta turca, dallo scorso anno, aperto anche ai profughi ucraini. Nel 2022 sono stati registrati ben 113 sbarchi sulle coste ioniche rispetto ai 65 del 2021 per un totale di quasi 10.000 persone che hanno cercato rifugio nel nostro Paese.
La Caritas di Locri-Gerace ha seguito più di 4.700 persone tramite il centro d’ascolto grazie anche alla firma di un protocollo d’intesa con due enti del territorio impegnati nell’accoglienza.
«Quelle che raccogliamo sono storie di ansia e disperazione – prosegue Carmen Bagalà -. Molte sono le mamme con bambini, provenienti soprattutto dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Siria, a cui forniamo strumenti e opportunità per avere la possibilità di scegliere se restare o spostarsi in altri Paesi per il
ricongiungimento con altri membri della famiglia. Grazie ai 78.000 € di fondi 8xmille della Chiesa cattolica, nel triennio abbiamo potuto migliorare gli spazi dedicati all’ospitalità e i servizi in supporto all’accoglienza, avviando, tra le altre cose, un percorso di inserimento nel tessuto sociale ed economico della diocesi attraverso un servizio che offre le informazioni relative alle richieste di soggiorno e segnala le opportunità di occupazione garantendo alle persone in accoglienza, soprattutto nella fase iniziale, un
accompagnamento al lavoro.»
La macchina della Caritas interviene anche nei paesi limitrofi mettendo a disposizione strutture di accoglienza, come il dormitorio Pandocheion, dove sono disponibili anche 21 posti letto complessivi distribuiti in appartamenti da 4 persone, destinati prevalentemente a donne vittime di violenza con minori. I migranti hanno a disposizione una serie di servizi come: docce, lavanderia e una mensa che ogni giorno serve 80 pasti che raddoppiano spesso con le confezioni da asporto per la cena.
«L’attenzione per le persone accolte – conclude la direttrice – passa anche da un centro di ascolto medico, presso la sede della Caritas Diocesana, che, grazie a una squadra di 63 specialisti, coordinati
dall’associazione Jimuel, propone screening preventivi e visite per alleviare le sofferenze di chi giunge nel nostro Paese e non ha la possibilità accedere al servizio sanitario. Si tratta di un piccolo passo per un aiuto concreto a chi ha bisogno.»
Le firme si traducono in un progetto articolato che punta a far sentire le persone accolte e non ignorate, combattendo il sentimento dominante della paura che segna i volti e l’anima di coloro che arrivano nel nostro Paese in cerca di una seconda opportunità.