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In questa pausa estiva continuiamo a riportare brevemente il commento dell’Angelus della domenica. Il 16 luglio scorso, festa della Madonna del Carmelo, il Vangelo di Matteo riportava la parabola del buon seminatore, Papa Francesco ha così commentato: «Quella della “semina” è un’immagine molto bella, e Gesù la usa per descrivere il dono della sua Parola.

Immaginiamo un seme: è piccolo, quasi non si vede, ma fa crescere piante che portano frutti. La Parola di Dio è così; pensiamo al Vangelo, un piccolo libro, semplice e alla portata di tutti, che produce vita nuova in chi lo accoglie. Dunque, se la Parola è il seme, noi siamo il terreno: possiamo riceverla oppure no. Però Gesù, “buon seminatore”, non si stanca di seminarla con generosità. Conosce il nostro terreno, sa che i sassi della nostra incostanza e le spine dei nostri vizi possono soffocare la Parola, eppure spera, spera sempre che noi possiamo portare frutto abbondante. Così fa il Signore e così siamo chiamati a fare anche noi: a seminare senza stancarci. Ma come si può fare questo, seminare continuamente senza stancarci? Facciamo qualche esempio.

Anzitutto i genitori: essi seminano il bene e la fede nei figli, e sono chiamati a farlo senza scoraggiarsi se a volte questi sembrano non capirli e non apprezzare i loro insegnamenti, o se la mentalità del mondo “rema contro”. Il seme buono resta, questo è ciò che conta, e attecchirà a tempo opportuno…. Guardiamo poi ai giovani: anche loro possono seminare il Vangelo nei solchi della quotidianità. Ad esempio con la preghiera: è un piccolo seme che non si vede, ma con il quale si affida a Gesù tutto quello che si vive, e così Lui può farlo maturare. … adesso vediamo i seminatori di Vangelo, molti bravi sacerdoti, religiosi e laici impegnati nell’annuncio, che vivono e predicano la Parola di Dio spesso senza registrare successi immediati.

Non dimentichiamo mai, quando annunciamo la Parola, che anche dove sembra non succeda nulla, in realtà lo Spirito Santo è all’opera e il regno di Dio sta già crescendo, attraverso e oltre i nostri sforzi». A riguardo del buon seminatore il santo d’Assisi riuscì insieme a frate Silvestro ad esorcizzare la città di Arezzo con la sola forza della Parola in Nome di Dio, seminando tra i concittadini la pace tanto sperata. “Le sue parole conservavano tutta la loro efficacia non solo se pronunciate direttamente, ma anche se trasmesse per mezzo di altri non ritornavano senza frutto.

Arrivò un giorno ad Arezzo, mentre tutta la città era scossa dalla guerra civile e minacciava prossima la sua rovina. Il servo di Dio venne ospitato nel borgo fuori città, e vide sopra di essa demoni esultanti, che rinfocolavano i cittadini a distruggersi fra di loro. Chiamò frate Silvestro, uomo di Dio e di ragguardevole semplicità, e gli comandò: «Va’ alla porta della città, e da parte di Dio Onnipotente comanda ai demoni che quanto prima escano dalla città».

Il frate pio e semplice si affrettò ad obbedire, e dopo essersi rivolto a Dio con inno di lode, grida davanti alla porta a gran voce: «Da parte di Dio e per ordine del nostro padre Francesco, andate lontano di qui, voi tutti demoni!». La città poco dopo ritrovò la pace e i cittadini rispettarono i vicendevoli diritti civili con grande tranquillità. Più tardi parlando loro, Francesco all’inizio della predicazione disse: «Parlo a voi come a persone un tempo soggiogate e schiave dei demoni. Però so che siete stati liberati per le preghiere di un povero»(FF 695)”.Eppure nonostante la santità di molti frati c’erano quelli che facevano soffrire il Signore per il loro comportamento.

Un giorno il Signore si lamentò con fra Leone, compagno di Francesco: “«Frate Leone, ho da lamentarmi dei frati». Domandò Leone: «Per quale motivo, Signore?». E il Signore: «Per tre cose: perché non sono riconoscentidei benefici che così largamente e generosamente riverso su di loro, che, come tu sai, non seminano e non mietono. E perché tutto il giorno lo passano a mormorare e senza far niente. Perché spesso si provocano l’un l’altro all’ira, e non tornano all’amorereciproco né perdonano le ingiurie ricevute»(FF 1740)”.

Papa Francesco conclude: «Alla luce di tutto questo possiamo domandarci: io semino del bene? Mi preoccupo solo di raccogliere per me o anche di seminare per gli altri? Getto qualche seme di Vangelo nella vita di tutti i giorni: studio, lavoro, tempo libero? Mi scoraggio o, come Gesù, continuo a seminare, anche se non vedo risultati immediati? Maria, che oggi veneriamo come Beata Vergine del Monte Carmelo, ci aiuti ad essere seminatori generosi e gioiosi della Buona Notizia».

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