Papa Francesco ha dato vita ad una commissione, suddivisa in 5 gruppi con compiti diversi, per affrontare l’emergenza da Covid 19 e lavorare per il futuro.
Vittoria Terenzi*
«Penso alle mie responsabilità attuali e nel dopo che verrà» quando finirà l’emergenza coronavirus. «Quale sarà, in quel dopo, il mio servizio come vescovo di Roma, come capo della Chiesa? Quel dopo ha già cominciato a mostrarsi tragico, doloroso, per questo conviene pensarci fin da adesso. Attraverso il Dicastero per lo Sviluppo umano integrale è stata organizzata una commissione che lavora su questo e si riunisce con me». Parla papa Francesco, che nel pieno della crisi generata dal Covid 19 ha manifestato, in un’intervista al giornalista Austen Ivereigh, il suo desiderio di «abbracciare la famiglia umana», aiutandola ad abbracciare la speranza e costruire il futuro.
Si fa sempre più evidente, infatti, la crisi economica e culturale che investe tutto il mondo a causa del coronavirus, rendendo il futuro sempre più incerto e precario, specialmente per i Paesi più poveri. Papa Francesco più volte ha espresso la sua preoccupazione per gli scenari drammatici che si affacciano all’orizzonte e ha chiesto al cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, di mettersi subito al lavoro per formare una Commissione Covid 19, che affronti le sfide culturali ed economiche che si presentano. In poco tempo il Vaticano ha messo in campo tutte le risorse e ha organizzato una task force per affiancare le chiese locali nell’emergenza e iniziare a pensare al futuro e un sito web dedicato al progetto (http://www.humandevelopment.va/it/vatican-covid-19.html).
La Commissione, coordinata da una direzione che riferisce direttamente al papa, è composta da cinque gruppi di lavoro, ognuno con specifiche mansioni: il Gruppo di lavoro 1, coordinato dal Dssui, è dedicato «all’ascolto e al sostegno delle Chiese locali, in un servizio che le renda protagoniste delle situazioni che vivono, in cooperazione con Caritas Internationalis» ed ha il compito di collaborare «con le iniziative di carità promosse da altre realtà della Santa Sede, quali l’Elemosineria apostolica, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli e la Farmacia vaticana».
Il Gruppo di lavoro 2, coordinato dal Dssui – insieme alle Pontificie Accademie per la vita e delle scienze e ad altre organizzazioni – si occupa «della ricerca e dello studio della pandemia, di riflettere sulla società e sul mondo post Covid-19, particolarmente nei settori dell’ambiente, dell’economia, del lavoro, della sanità, della politica, della comunicazione e della sicurezza».
Il Gruppo di lavoro 3, coordinato dal Dicastero per la Comunicazione, ha il compito di informare circa l’operato dei Gruppi e promuovere la comunicazione con le Chiese locali, «aiutandole a rispondere in maniera autentica e credibile al mondo post Covid-19».
Il Gruppo di lavoro 4, coordinato dalla sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, «sosterrà la Santa Sede nelle sue attività e nei suoi rapporti con i Paesi e gli Organismi internazionali, comunicando ad essi i frutti della ricerca, del dialogo e delle riflessioni prodotte».
Il Gruppo di lavoro 5, coordinato dal Dssui, è responsabile del finanziamento per sostenere l’assistenza della Commissione per il Covid-19 alle Chiese locali e alle organizzazioni cattoliche, e la sua attività di ricerca, analisi e comunicazione.
Accanto a questa e alle tante iniziative di solidarietà e di volontariato non è mancato, in questi mesi, il supporto economico della CEI a chi è più in difficoltà. Dall’inizio dell’emergenza sono stati stanziati 10 milioni di euro a favore delle 220 Caritas diocesane; mezzo milione di euro a sostegno della Fondazione Banco Alimentare Onlus; 6 milioni di euro a favore di alcune strutture sanitarie; 200 milioni di euro per sostenere persone e famiglie in situazioni di povertà, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza; 6 milioni di euro a favore dei Paesi africani e altri Paesi poveri. Occorre, inoltre, ricordare la generosità di monasteri e seminari diocesani, che hanno messo a disposizione le loro strutture, religiose e religiosi in prima linea accanto a chi soffre, dei vescovi e dei sacerdoti che hanno donato i loro stipendi per contribuire ad arginare l’emergenza da Covid 19. Un vero e proprio «contagio della solidarietà»!
* Città Nuova