Commento al Vangelo Mt18,21-35
Debitori di amore. È questa la soluzione che Gesù aveva trovato per i problemi all’interno della comunità. Le relazioni non sono affatto semplici, e scioglierle o legarle non lo è altrettanto. Gesù ha creduto che facilmente noi accettassimo questo modo di fare, ha creduto ingenuamente che fosse possibile superare così facilmente i contrasti nella comunità.
Mi commuove questo Dio pieno di passione, pieno di amore, di forza; un Dio impegnato a trovare delle soluzioni che noi non accettiamo perché crediamo che le cose non si risolvono così. La sua visione è troppo ottimistica, ma è quello che lui cerca di far fare ai discepoli e alle discepole intorno alui; è quello che sta insegnando Matteo a quella comunità di giudeo-cristiani che cerca di ripartire dopo la distruzione del tempio e la scomunica dei farisei.
Come gestire le relazioni che si crepano, che si feriscono? Come superare i contrasti che la rabbia, lo zelo, il nostro carattere che innesta reazioni assolutamente normali e istintive dentro di noi? Gesù ci parla del perdono, ha il coraggio di parlarci del perdono come un percorso. La domanda di Pietro che chiede a Gesù quante volte bisogna perdonare può sembrare banale. Tuttavia, in un contesto ebraico sottoposto a miriadi di leggi, risultava troppo difficile capire il modo giusto di comportarsi.
Gesù sostiene che bisogna perdonare non solo in alcune occasioni, ma fino a settanta volte sette, cioè sempre. E si è chiamati a perdonare anche i nostri nemici, e chi ripaga il nostro bene con il suo male. Per molte persone la parola “perdono” non ha alcun senso. Tutti ne sentiamo la fatica e quasi “l’impossibilità”.
Se un cristiano non è capace di perdonare o di vivere la logica del perdono è impossibile che il mondo possa perdonare. Il nostro mondo si è un po’ dimenticato del perdono. Gesù dice che devi perdonare perché a te è stato perdonato molto; a te è stato perdonato molto di più! La parabola dei due debitori che segue non illustra i caratteri del perdono, ma punta sull’urgenza e sulla necessità del perdono. In fondo essa descrive il rapporto tra Dio che perdona sempre e l’uomo che fa fatica a vivere tale perdono. I giudei, che erano educati religiosamente, dicevano di perdonare fino a tre volte.
L’apostolo Pietro parlando con Gesù va oltre: “Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù a lui: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. Gesù sta dicendo: Pietro sai perché devi perdonare sempre? Perché tu non sei migliore! Guarda tutto l’amore, il perdono che hai ricevuto e capisci perché anche tu devi perdonare! È questione di amore non di matematica! Non si perdona perché si è migliori. Si perdona perché io stia bene; si perdona perché ne ho bisogno io! Il perdono serve a me perché non posso vivere in uno stato di profonda ingiustizia. Non si perdona perché l’altro cambi, anzi l’altro non lo sa e spesso si approfitta di te. Non cercate il perdono perfetto ma perdonate come ci riuscite perché esso riguarda la volontà non l’emozione.
Il perdono salva me, non distrugge te! Il perdono non è un’amnesia(ti perdono ma non dimentico) ma cerchi di mettere da parte quello che ti è successo lasciando illuminare quel torto da Dio. Per questo motivo il perdono non è frutto di una decisione personale. Quando pensiamo al perdono, siamo dei debitori cronici perché prima di tutto pensiamo che la responsabilità sia sempre dell’altro e poi cado nella tentazione dire che basta un po’ di impegno per farlo. Non è così! Il perdono è sempre frutto di un sentirsi perdonati. Se avessimo il coraggio di praticare il perdono, non oso immaginare quanto il mondo potrebbe trasformarsi!
La parabola infine aggiunge una parola che è valida per noi: “Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello”. Il che significa che il Signore non ci userà misericordia se a nostra volta non usiamo misericordia. Il debito del nostro fratello è piccolo, rispetto a quello che abbiamo noi col Signore. La nostra ribellione a Dio costituisce il debito impagabile dei diecimila talenti. Dio perdona solo se a nostra volta perdoniamo di cuore i nostri debitori. Questa prassi è tanto importante nella legge di Dio che Gesù l’ha inclusa nella preghiera modello: “Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori” (Matteo 6:12).
E l’apostolo Paolo scrive: “Siate gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Ef.4,32). Buona Domenica!
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Debitori cronici!
Commento al Vangelo Mt18,21-35
Debitori di amore. È questa la soluzione che Gesù aveva trovato per i problemi all’interno della comunità. Le relazioni non sono affatto semplici, e scioglierle o legarle non lo è altrettanto. Gesù ha creduto che facilmente noi accettassimo questo modo di fare, ha creduto ingenuamente che fosse possibile superare così facilmente i contrasti nella comunità.
Mi commuove questo Dio pieno di passione, pieno di amore, di forza; un Dio impegnato a trovare delle soluzioni che noi non accettiamo perché crediamo che le cose non si risolvono così. La sua visione è troppo ottimistica, ma è quello che lui cerca di far fare ai discepoli e alle discepole intorno alui; è quello che sta insegnando Matteo a quella comunità di giudeo-cristiani che cerca di ripartire dopo la distruzione del tempio e la scomunica dei farisei.
Come gestire le relazioni che si crepano, che si feriscono? Come superare i contrasti che la rabbia, lo zelo, il nostro carattere che innesta reazioni assolutamente normali e istintive dentro di noi? Gesù ci parla del perdono, ha il coraggio di parlarci del perdono come un percorso. La domanda di Pietro che chiede a Gesù quante volte bisogna perdonare può sembrare banale. Tuttavia, in un contesto ebraico sottoposto a miriadi di leggi, risultava troppo difficile capire il modo giusto di comportarsi.
Gesù sostiene che bisogna perdonare non solo in alcune occasioni, ma fino a settanta volte sette, cioè sempre. E si è chiamati a perdonare anche i nostri nemici, e chi ripaga il nostro bene con il suo male. Per molte persone la parola “perdono” non ha alcun senso. Tutti ne sentiamo la fatica e quasi “l’impossibilità”.
Se un cristiano non è capace di perdonare o di vivere la logica del perdono è impossibile che il mondo possa perdonare. Il nostro mondo si è un po’ dimenticato del perdono. Gesù dice che devi perdonare perché a te è stato perdonato molto; a te è stato perdonato molto di più! La parabola dei due debitori che segue non illustra i caratteri del perdono, ma punta sull’urgenza e sulla necessità del perdono. In fondo essa descrive il rapporto tra Dio che perdona sempre e l’uomo che fa fatica a vivere tale perdono. I giudei, che erano educati religiosamente, dicevano di perdonare fino a tre volte.
L’apostolo Pietro parlando con Gesù va oltre: “Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù a lui: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”. Gesù sta dicendo: Pietro sai perché devi perdonare sempre? Perché tu non sei migliore! Guarda tutto l’amore, il perdono che hai ricevuto e capisci perché anche tu devi perdonare! È questione di amore non di matematica! Non si perdona perché si è migliori. Si perdona perché io stia bene; si perdona perché ne ho bisogno io! Il perdono serve a me perché non posso vivere in uno stato di profonda ingiustizia. Non si perdona perché l’altro cambi, anzi l’altro non lo sa e spesso si approfitta di te. Non cercate il perdono perfetto ma perdonate come ci riuscite perché esso riguarda la volontà non l’emozione.
Il perdono salva me, non distrugge te! Il perdono non è un’amnesia(ti perdono ma non dimentico) ma cerchi di mettere da parte quello che ti è successo lasciando illuminare quel torto da Dio. Per questo motivo il perdono non è frutto di una decisione personale. Quando pensiamo al perdono, siamo dei debitori cronici perché prima di tutto pensiamo che la responsabilità sia sempre dell’altro e poi cado nella tentazione dire che basta un po’ di impegno per farlo. Non è così! Il perdono è sempre frutto di un sentirsi perdonati. Se avessimo il coraggio di praticare il perdono, non oso immaginare quanto il mondo potrebbe trasformarsi!
La parabola infine aggiunge una parola che è valida per noi: “Così vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello”. Il che significa che il Signore non ci userà misericordia se a nostra volta non usiamo misericordia. Il debito del nostro fratello è piccolo, rispetto a quello che abbiamo noi col Signore. La nostra ribellione a Dio costituisce il debito impagabile dei diecimila talenti. Dio perdona solo se a nostra volta perdoniamo di cuore i nostri debitori. Questa prassi è tanto importante nella legge di Dio che Gesù l’ha inclusa nella preghiera modello: “Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori” (Matteo 6:12).
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