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L’affresco di una pizza a Pompei?

No, ma tanta storia della tavola sì

La notizia rimbalza su tutte le agenzie di stampa: l’antica Pompei non smette di stupire: grazie a nuovi scavi emerge un affresco che raffigura quella che sembra una pizza. È sempre difficile fare breccia tra le notizie e un’affermazione del genere ha garantito lo scoop, attirando l’attenzione dei media sugli scavi. Naturalmente non è una pizza ma si tratta di un affresco molto significativo che può suggerire belle riflessioni sulla storia della nostra cucina mediterranea.

Innanzitutto, il pane basso e rotondo è una preparazione gastronomica vecchia come il mondo: è dalla preistoria che la farina viene impastata con l’acqua e cotta sulla pietra rovente, diventando così un alimento gustoso, nutriente e sano. E’ molto probabile che questo sia accaduto in ogni parte del mondo, se pensiamo a quanto siano simili la piadina romagnola e le tortillas messicane, che però sono fatte con la farina di mais. A seconda della forma che viene dato a quell’impasto, ai tempi di lievitazione e al tipo di farina, si ottengono tipi diversi di pane, pagnotte, panini, baguette, grazie alla abilità e alla fantasia di chi li realizza.

Il prodotto raffigurato nell’affresco è rotondo, basso e largo ed ha quello che a Napoli si chiama “cornicione”, e questo dettaglio ha naturalmente suggerito il confronto con la tipica pizza partenopea. Sopra vi sono collocati dei frutti, sembrano datteri, melograni e corbezzoli. Accanto a questa forma di pane, c’è un elegante calice di vino rosso, il tutto collocato su un vassoio d’argento di pregevole fattura. Pane e vino: simboli della tavola del Mediterraneo fin dai tempi antichi, materia del Sacramento eucaristico, ancora oggi sono i protagonisti assoluti della nostra tavola. Come si può vedere dall’affresco, le nostre radici enogastronomiche sono molto profonde e ricche di suggestioni e tradizioni arcaiche.

Non c’è un piatto: le vivande, in questo caso la frutta, sono poste su quella forma di pane. La storia della tavola racconta che, a seconda della classe sociale dei commensali, i piatti erano d’argento, di ceramica, di peltro, di terracotta, ma non era raro utilizzare una fetta di pane come se fosse un piatto; su di essa si mettevano la carne, le verdure, i legumi, e poi si mangiava quel pane, saporito e morbido grazie all’intingolo. In fondo, è quello che facciamo ancora oggi con le friselle pugliesi, la crescia marchigiana, le bruschette.

Pane, vino, ospitalità, riti della tavola, frutta, calici eleganti: questo affresco rivela tanta storia e tradizione enogastronomica dell’antica Pompei e suggerisce molti spunti a proposito delle radici della nostra tavola.

di Susanna Manzin – Pane&Focolare

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