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Non cediamo all’odio

Giulia è morta per odio, non per amore. La vicenda di Giulia Cecchettin (a cui va la nostra preghiera) ci riporta purtroppo indietro nel tempo. Da una parte un uomo che spezza con violenza una giovane vita, dall’altra un Paese che reagisce cavalcando l’onda dell’odio e della vendetta.

Molto è stato giustamente detto sul mondo maschile che in molti (troppi) casi non riesce a non vedere l’altra persona come un oggetto di cui disporre a proprio piacimento. E se anche il linguaggio genera violenza, non possiamo tacere, però, quello che abbiamo letto e sentito. Tanto odio è stato versato nei confronti del carnefice. Se è comprensibile che possa essere il sentimento prevalente tra i familiari e gli amici di Giulia, non è giustificabile che lo sia tra chi ha assistito come semplice spettatore di un film dall’epilogo drammatico.

“Aveva solo 22 anni, una vita davanti spezzata, senza un motivo logico. Posso capire una malattia, un incidente, ma questo è il modo più inconcepibile. Non te ne fai una ragione. Ma devo essere forte per gli altri ragazzi, Elena e Davide. Dobbiamo ripartire”. La lezione umana più grande è arrivata da Gino, il padre di Giulia, che, di fronte allo sconforto, ha scelto di non cedere all’odio e ha misurato le parole, ma ha anche detto che si impegnerà perché tutto questo non possa accadere ad altre famiglie.

Filippo ha sbagliato. Salderà il suo conto con la giustizia, difficilmente riuscirà a fare pace con la propria coscienza. Ma il suo caso non sia il pretesto per, ancora una volta, toccare la leva dell’inasprimento delle pene. Non è questo il punto. E lo sa bene chi si occupa quotidianamente di giustizia e di carcere. Chi decide di uccidere non si ferma davanti alla possibile condanna. C’è un problema culturale da affrontare. Ripartiamo dalle scuole. Ripartiamo dalle famiglie, cercando di riconoscere e accompagnare le tante fragilità affettive che sfociano nella violenza o nella prevaricazione. Nessuno, però, tocchi Caino. Anche quando costa fatica accettarlo. Anche quando sembra irrazionale. Caino vive in mezzo a noi. Caino potrebbe essere ciascuno di noi. Preghiamo per Giulia e per i suoi familiari, ma preghiamo anche per i genitori di Filippo (“stanno vivendo un dramma, quindi sono vicino anche a loro” ha affermato ancora Gino) che vivranno con uno straziante senso di colpa. In questa settimana in molti hanno puntato il dito contro di loro, ma il processo educativo è una strada impervia. L’educazione dei figli dipende sì dai genitori, ma non solo dai genitori. Diversamente verrebbe meno il concetto di una comunità che educa. Preghiamo anche per Filippo.

di Luciano Zanardini – La voce del Popolo

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