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Una pastorale in continua conversione

Intervista al vescovo di Pozzuoli e di Ischia

Alla scoperta di strade nuove con san Paolo che ci indica anche il valore dell’accoglienza

Prosegue il cammino sinodale nelle diocesi di Pozzuoli e di Ischia sulla scia del percorso tracciato da papa Francesco. Si stanno definendo ulteriormente gli obiettivi da perseguire nei prossimi anni e l’impegno a cui viene chiamata la Chiesa in questo periodo di reiterata crisi economica, sociale. Con il vescovo, mons. Carlo Villano, cerchiamo d’individuare altre priorità alla base del suo ministero pastorale.

San Paolo rappresenta una figura fondamentale nel suo ministero episcopale. Più volte ha richiamato l’approdo avvenuto sulle coste puteolane nel 61 d.C., ricordato negli Atti degli Apostoli (At 28,13-15). Quanto è attuale il suo messaggio?

L’approdo dell’Apostolo delle Genti ci lega al mare, alle tematiche del viaggio, alla scoperta di strade nuove. Ma rimanda anche al valore della permanenza, all’accoglienza. Negli Atti si precisa che san Paolo è rimasto una settimana e aveva trovato una comunità cristiana, quindi persone che avevano già accolto il messaggio di Gesù. Siamo chiamati a vivere l’annuncio del Vangelo con la stessa passione apostolica. Tutte le nostre dimensioni – liturgica, devozionale, caritativa, della preghiera – devono sempre avere come riferimento la Parola, che va messa al centro della nostra vita. Nel cammino sinodale locale, ma anche a livello nazionale, è emersa l’esigenza di approfondire la conoscenza di quanto viene trasmesso con la Parola. Un’azione che già viene portata avanti, ma che va potenziata. Occorre esplorare nuove strade che ci facciano sentire Chiesa, in un cammino che deve prevedere, per quanto possibile, il pieno coinvolgimento di tutto il popolo di Dio. Dobbiamo renderci conto che la società è in continua evoluzione. Non è in discussione il patrimonio della Fede, ma è necessario interrogarci sulle modalità con le quali annunciare il Vangelo. In particolare, occorre utilizzare linguaggi nuovi, in grado di favorire il dialogo con i giovani.

L’invito a mettersi in cammino con il proprio Pastore è rivolto al clero, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, ai tanti laici impegnati nelle varie realtà pastorali, ma anche alle istituzioni, alle forze dell’ordine, al mondo della scuola e del Terzo Settore, a tutte le famiglie, ai singoli cittadini. Lo Sviluppo dei nostri territori parte dal miglioramento della vivibilità, dalla difesa del Bene Comune, dalla diffusione della cultura della legalità, dall’aumento dell’occupazione. Nei suoi primi messaggi, anche alla luce del suo ruolo come vescovo delegato per la pastorale giovanile della Conferenza Episcopale della Campania, ha invitato a porre particolare attenzione ai più fragili e ai giovani.

Come Chiesa dobbiamo riuscire ad incidere di più sullo sviluppo del territorio, essere stimolo di crescita, pur nella consapevolezza di quanto questa scelta sia impegnativa. È importante camminare al ­fianco delle Istituzioni, soprattutto alla ricerca di soluzioni per il problema della mancanza di lavoro per i giovani. Assistiamo al fenomeno dell’emigrazione. Negli anni passati studiavano qui e poi partivano alla ricerca di un lavoro. Oggi si spostano fuori regione già per studiare. Con la pastorale giovanile regionale stiamo individuando delle strategie per accompagnare gli studenti dell’entroterra che vengono a studiare a Napoli, per non farli sentire soli. Il nostro essere Chiesa deve incidere nella vita sociale delle nostre città. L’attenzione al prossimo si deve concretizzare nella quotidianità, anche con piccoli gesti. Ad esempio, non occupando con la propria auto un posto riservato a persone con disabilità. Un portatore d’handicap potrebbe incontrare difficoltà anche a fermarsi con la macchina oppure a scendere per cercare il conducente. Importante è non considerare “normali” questi comportamenti scorretti. Assistiamo a situazioni di grande fragilità e povertà, ma dobbiamo prestare attenzione anche alle povertà interiori, alla sfera psicologica. Ci sono difficoltà a vivere il momento presente, carico d’incertezze per il futuro. Tutte queste situazioni rendono prioritaria una pastorale in continua conversione, che significa porre attenzione alla realtà unica di ogni uomo. La carità deve essere la cartina di tornasole del nostro essere Chiesa.

di Carlo Lettieri

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