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Parrocchia Santa Maria Assunta – Ischia Ponte

Un bel pomeriggio, quello passato il 18 novembre dalla comunità della parrocchia Santa Maria Assunta di Ischia Ponte: don Pasquale Trani, nostro parroco esattamente da due mesi, ha voluto riunire “tutte le persone che in qualche modo offrono un servizio presso una o più comunità ecclesiali del nostro variegato territorio parrocchiale di Ischia Ponte”. Ritrovo alle 15:30 nella sala parrocchiale: cinquanta e più persone, tutti adulti per espressa richiesta del parroco.

Bello è stato incontrare chi non gravita in parrocchia negli stessi orari, oppure frequenta gli altri edifici religiosi: la Cappella, l’Addolorata, i Frati, ecc., persone che si conoscono di vista, ma non si avevano magari mai associato a Santa Maria Assunta.

Canto iniziale di invocazione allo Spirito Santo, che illumini le nostre menti. Breve preghiera, poi don Pasquale ha tenuto una bella catechesi sulla parabola del Buon Seminatore e dei vari tipi di terreno su cui può cadere il seme. Ogni volta che si incontra la Parola – ha sottolineato il don – qualche cosa di diverso ci colpisce, ci interroga, anche in base al nostro stato d’animo del momento: può essere anche solo un semplice concetto, ma è quello giusto per noi in quell’ora.

Siamo quindi stati divisi – secondo una scelta molto oculata – in gruppi di una decina di persone, con il compito di rispondere, ognuno di noi, alle domande di discernimento a più livelli, riassumibili in: in quale tipo di terreno mi ritrovo in questo momento della mia vita? In quale tipo di terreno si ritrova in questo momento la nostra Comunità? E il parlare, ciascuno, liberamente, e l’ascoltare, ciascuno, con cuore aperto, ha permesso a tutti sia di vedere che alcuni sentimenti erano comuni, sia di capire che era possibile andare avanti, e diventare, tutti, “terreno pronto per la semina”.


Sabato 18 novembre 2023 ci siamo ritrovati come comunità parrocchiale riuniti con alcuni membri del territorio per vivere un momento di ritiro fraterno con il nostro Parroco Don Pasquale Trani.

Il tema del ritiro veniva sviluppato partendo dalla parabola del Seminatore seguita da una breve catechesi.

Al termine i presenti sono stati suddivisi in più gruppi per condividere sia a livello personale che ecclesiale il vissuto del momento. Il fine della condivisione era quello di focalizzare in quel momento il punto o, meglio, il tipo di terreno in cui ci si trovava sia personalmente che ecclesialmente.

Le opzioni erano quattro: la strada, il terreno sassoso, il terreno coperto di rovi e il terreno buono capace di portare frutto.

Dalla condivisione è emerso che la maggior parte delle persone avevano fatto esperienza nella loro vita di tutti i tipi di terreno, mentre altri sentivano di vivere in modo speciale lo stato di terreno buono capace di portare frutto. Mi ha colpito molto la testimonianza di una sorella, la quale non assidua alla vita ecclesiale, desiderava, grazie anche all’invito di don Pasquale, iniziare un cammino di fede più attivo manifestando quel terreno buono capace di fruttificare.

 Passando poi dal piano personale a quello ecclesiale è emerso, per la maggior parte, che la nostra comunità al tempo presente risultava essere un terreno nuovo, illuminato da una luce di speranza, pronto ad essere lavorato da ogni uomo o donna di buona volontà capace nel nome di Dio di spendere concretamente e spiritualmente la propria vita a servizio dei fratelli e delle sorelle per rendere meravigliosa questa perla affidataci.


Per quanto riguarda la riflessione personale una piccola parte del gruppo si rivede un po’ in tutti i tipi di terreno, a seconda dello stato d’animo e della predisposizione a non perdere di vista la Parola.

C’è poi chi si rispecchia nella terza tipologia di terreno dove sa di essere amato da Dio ma “io ci credo veramente?”. Se ci credo veramente allora tutti gli affanni e le preoccupazioni le ripongo in Lui, non confidando solo in me stesso, ma riponendo tutte le mie ansie in Dio.

Molti si vedono nei rovi, nelle spine, ma, grazie alla fede, si sforzano di trovare quanto di bello ci può essere nel “frequentare” i Sacramenti. La fede ci dà la forza di uscire dalle spine, ci aiuta a sentirci figli e a trovare la forza di andare avanti.

È facile sentirsi vicini a Dio nei momenti belli, ma quando ci sentiamo in peccato, quando ci sentiamo sempre i peggiori, quando ci sentiamo sempre in colpa malgrado la confessione, insomma nei momenti più bui, anche in quei momenti Lui ci tende la mano, ci risolleva, ci rende forti e ci salva dal baratro.

Molto bella la testimonianza di una religiosa: nata durante la guerra nel suo paese ha visto morire molti familiari ed amici. Tanto era il dolore che un giorno si è chiesta: “ma Dio esiste veramente? perché non fa morire chi ci sta facendo del male?” Ma con l’esempio del suo papà, si è messa in preghiera, e questo le è stato di grande aiuto quando ha scoperto che il suo fratellino di appena sette anni, che non trovavano più, era morto in un modo molto crudo. A livello ecclesiale un po’ tutti ci siamo trovati d’accordo sul fatto che, dopo un periodo negativo in cui ci siamo sentiti terreno incolto e sovrastato da spine e rovi, in questi mesi, grazie alla presenza del nuovo pastore che, con grande umiltà, si è sforzato di non stravolgere quanto costruito negli anni, ci sentiamo nuovamente comunità in cammino.

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