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«Dimmi come mangi, e ti dirò che anima possiedi»

Il vizio della gola

Papa Francesco dedica l’Udienza generale del 10 gennaio 2024 al vizio della gola, con considerazioni molto profonde non solo da un punto di vista teologico e spirituale, ma anche antropologico e sociologico. Voi direte: ma parlare del vizio della gola in un blog dedicato alla cultura della tavola non è un controsenso? In realtà no, anzi è proprio il rapporto sbagliato e sregolato nei confronti dell’alimentazione che rovina e corrompe la vera bellezza della convivialità.

Lo chiarisce subito il Papa all’inizio della sua catechesi: «Guardiamo a Gesù. Il suo primo miracolo, alle nozze di Cana, rivela la sua simpatia nei confronti delle gioie umane: Egli si preoccupa che la festa finisca bene e regala agli sposi una gran quantità di vino buonissimo. In tutto il suo ministero Gesù appare come un profeta molto diverso dal Battista: se Giovanni è ricordato per la sua ascesi – mangiava quello che trovava nel deserto –, Gesù è invece il Messia che spesso vediamo a tavola. Il suo comportamento suscita scandalo in alcuni, perché non solo Egli è benevolo verso i peccatori, ma addirittura mangia con loro; e questo gesto dimostrava la sua volontà di comunione e vicinanza con tutti.» La tavola è per Gesù un momento di comunicazione, di dialogo. Così deve essere anche per noi, che possiamo cogliere l’occasione della convivialità per parlare ed entrare in profonda intimità con i nostri familiari e gli amici.

Papa Francesco ricorda anche un altro aspetto importante: «Gesù fa cadere la distinzione tra cibi puri e cibi impuri, che era una distinzione fatta dalla legge ebraica. In realtà – insegna Gesù – non è ciò che entra nell’uomo a contaminarlo, ma ciò che esce dal suo cuore. E così dicendo «rendeva puri tutti gli alimenti» (Mc 7,19). Per questo il cristianesimo non contempla cibi impuri.». Noi cristiani mangiamo tutto e con tutti.

La libertà che abbiamo ricevuto, il superamento di rigidi formalismi e di divieti alimentari non devono però diventare pretesto per un rapporto sbagliato con il cibo, col rischio di cadere, appunto, nel vizio della gola: «E noi lo vediamo, quando una persona ha una relazione non ordinata con il cibo, guardiamo come mangia, mangia di fretta, come con la voglia di saziarsi e mai si sazia, non ha un rapporto buono con il cibo, è schiavo del cibo. Questo rapporto sereno che Gesù ha stabilito nei confronti dell’alimentazione dovrebbe essere riscoperto e valorizzato, specialmente nelle società del cosiddetto benessere, dove si manifestano tanti squilibri e tante patologie. Si mangia troppo, oppure troppo poco. Spesso si mangia nella solitudine. Si diffondono i disturbi dell’alimentazione: anoressia, bulimia, obesità… E la medicina e la psicologia cercano di affrontare la cattiva relazione con il cibo. Una cattiva relazione con il cibo produce tutte queste malattie. Si tratta di malattie, spesso dolorosissime, che per lo più sono legate ai tormenti della psiche e dell’anima. L’alimentazione è la manifestazione di qualcosa di interiore: la predisposizione all’equilibrio o la smodatezza; la capacità di ringraziare oppure l’arrogante pretesa di autonomia; l’empatia di chi sa condividere il cibo con il bisognoso, oppure l’egoismo di chi accumula tutto per sé. Questa domanda è tanto importante: dimmi come mangi, e ti dirò che anima possiedi. Nel modo di mangiare si rivela la nostra interiorità, le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti psichici

Sono parole importanti, da meditare ma soprattutto da mettere in pratica. Come afferma magistralmente il Pontefice, ci sono due stili di vita che si contrappongono:

  • il cibo può essere consumato in solitudine oppure gustato in compagnia.
  • Il rapporto sereno con la tavola può essere rovinato da una cattiva relazione con il cibo che provoca disturbi alimentari (e mi permetto di aggiungere che certe manie salutiste e preoccupazioni estetiche sono nuovi dogmi che possono causare molti danni soprattutto ai giovani).
  • Quando si mangia in fretta e in modo disordinato non c’è gusto, non si è appagati, e questo genera una pericolosa spirale alla ricerca di nuovi piaceri, innescando così il vizio della gola. Dedicare del tempo alla tavola permette al contrario di gustare il cibo ma soprattutto di godere della bellezza del rito e dell’amicizia, vincendo così gli eccessi.
  • L’uomo arrogante e autoreferenziale è ben diverso da chi è capace di ringraziare, da chi dice grazie a chi ha preparato quel pasto, ai familiari o agli amici che gli fanno compagnia, a Dio che gli elargisce i suoi doni.
  • L’egoismo del vorace non conosce la cultura del dono. 

Purtroppo, quella in cui viviamo è una cultura sbagliata dalle sue fondamenta, considerando che «abbiamo abiurato il nome di uomini, per assumerne un altro, “consumatori”. E oggi si dice così nella vita sociale: i “consumatori”. Non ci siamo nemmeno accorti che qualcuno ha cominciato a chiamarci così.» La riflessione del Papa sul vizio della gola diventa così una profonda analisi della società moderna e della sua corruzione.

Dio non ci chiede di diventare eremiti nel deserto, che digiunano e mangiano cavallette e miele selvatico, non lo fa nemmeno Gesù. Ma c’è uno stile nella convivialità che ci permette di vincere il vizio della gola, vivendo il nutrimento con sobrietà, con atteggiamento di amore agli altri, di generosa condivisione. Così facendo saremo più sereni ed equilibrati e costruiremo, anche attraverso la buona tavola, una società migliore e più giusta, per il bene di tutti. Altrimenti resteremo solo dei semplici e tristi “consumatori”.

di Susanna Manzin – Pane & Focolare

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